Lunedì pomeriggio ho visto un film con Gary Cooper.
Lunedì sera ho visto un film con Bradley Cooper.
Martedì mattina, mentre facevo rifornimento, ho notato che l'auto che si riforniva alla pompa a fianco, montava pneumatici Cooper (i famosi Coopertòn).
Coincidenze assurde
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“Condividere saperi, senza fondare poteri”
Primo Moroni
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Ieri ascoltavo I Just Called To Say I Love You di Stevie Wonder, per la prima volta prestando attenzione al testo, e innamorandomene.
Qualche ora dopo, il mio filarino mi chiama di sorpresa, dopo che già avevamo avuto una lunga videochiamata.
E sì, e mi canta:
I just called to say I love you
I just called to say how much I care
I just called to say I love you
And I mean it from the bottom of my heart
(E io, e io come faccio a non sciogliermi!)
P.S. Sì, lo so, gli algoritmi facilitano che entrambi finissimo su uno stesso brano estremamente famoso. Però. Stesso giorno. E la chiamata!
Non una coincidenza assurda e complessa e composta, ma semplice e lineare.
Penso subito di voler mandarla al mio filarino, però non lo faccio.Wikipedia ha scritto:Cash Box described the song as "a tender and romantic love letter which captures the ever-present and Wonderous feeling of love and optimism."
Qualche ora dopo, il mio filarino mi chiama di sorpresa, dopo che già avevamo avuto una lunga videochiamata.
E sì, e mi canta:
I just called to say I love you
I just called to say how much I care
I just called to say I love you
And I mean it from the bottom of my heart
(E io, e io come faccio a non sciogliermi!)
Buon continuo senso di meraviglia a tutt, sempre.Wisława Szymborska ha scritto:Whatever else we might think of this world – it is astonishing.
[…] But in the language of poetry, where every word is weighed, nothing is usual or normal. Not a single stone and not a single cloud above it. Not a single day and not a single night after it. And above all, not a single existence, not anyone’s existence in this world.
P.S. Sì, lo so, gli algoritmi facilitano che entrambi finissimo su uno stesso brano estremamente famoso. Però. Stesso giorno. E la chiamata!

Oggi sul giradischi ho ascoltato per tre volte consecutive il noto rifacimento di Morgan dell'album Non Al Denaro Non All'Amore Né Al Cielo, capolavoro di De André, nella recente ristampa su splendido vinile blu, regalo di Sgt.Pepper.
Appena recensito il disco e spento l'impianto, ho guardato il telefono e su WhatsApp ho trovato un messaggio vocale di mia cugina Eta, messaggio vocale però inoltrato dalla sua amica Lidia, la quale le racconta una cosa – che peraltro, a sua volta, è una coincidenza* – con un insistito sottofondo di telefono che squilla con una riconoscibile suoneria.
La suoneria che disturba il vocale di Lidia è il celeberrimo Canone di Pachelbel, che io avevo fortemente nelle orecchie da ore, poiché il buon Morgan l'ha inserito nel suo personale riarrangiamento della canzone Un Chimico.
* Lidia è collega di Mary, che è mia sorella ed è cugina di Eta. Lidia ha capito che Mary aveva a che fare con noi riconoscendo in lei modi di fare, tratti somatici ecc. miei e di Eta, per l'appunto.
Appena recensito il disco e spento l'impianto, ho guardato il telefono e su WhatsApp ho trovato un messaggio vocale di mia cugina Eta, messaggio vocale però inoltrato dalla sua amica Lidia, la quale le racconta una cosa – che peraltro, a sua volta, è una coincidenza* – con un insistito sottofondo di telefono che squilla con una riconoscibile suoneria.
La suoneria che disturba il vocale di Lidia è il celeberrimo Canone di Pachelbel, che io avevo fortemente nelle orecchie da ore, poiché il buon Morgan l'ha inserito nel suo personale riarrangiamento della canzone Un Chimico.
McA ha scritto: ↑16/07/2010, 12:42'A prossima volta che ve sentite 'na canzone e c'avete come 'na senzazione come che già l'avete sentita, 'sta canzone, nun ve preoccupate, è er Canone de Pachelbel.
* Lidia è collega di Mary, che è mia sorella ed è cugina di Eta. Lidia ha capito che Mary aveva a che fare con noi riconoscendo in lei modi di fare, tratti somatici ecc. miei e di Eta, per l'appunto.
Ciao da McA e da Francesco Caravagli, responsabile relazioni esterne Radio Fujiko.
Non so, questa mi sembra veramente più che assurda.
Ieri cadeva il ventennale dell'uscita italiana di Kill Bill Volume 1 e così scrivo un post su Facebook, pubblicando il link alla mia recensione dell'epoca su Cremonapalloza e ottenendo vari commenti rispetto al film e alla sua musica. Tra le altre cose, affermo che «tante canzoni della colonna sonora vissero una seconda giovinezza, venendo riutilizzate in altri mezzi di comunicazione». Più che riguardo ad altre canzoni, interagisco con alcuni appassionati rispetto a The Flower Of Carnage, stupendo brano cantato dalla giapponese Meiko Kaji.
Nel tardo pomeriggio, andando al lavoro a piedi, ascolto in cuffia la strepitosa colonna sonora del film, soffermandomi in particolare su quella canzone, che poi, in serata, riascolto di nuovo.
Attorno alle 22:00, mi pare ci siano i presupposti perché uno dei film del multisala dove lavoro resti senza spettatori, il che mi lascerebbe campo libero per una succulenta proiezione privata solitaria. Ho però già visto tutti i film che mi interessano e così, cercando tra quelli non più in programmazione, noto con piacere che Kafka a Teheran, film iraniano d'autore che abbiamo proiettato nelle settimane precedenti, non è ancora "scaduto": è ancora visibile. Prontamente, faccio partire il trasferimento del film in quella sala, sperando resti vuota. Così è! Alle 22:40, sono pronto a godermi Kafka a Teheran prima di fare chiusura.
Il film inizia su una veduta panoramica, fissa, della capitale dell'Iran all'alba: mentre la città si risveglia, il cielo rischiara e i rumori del traffico si intensificano, ecco che in lontananza, da chissà dove, non saprei dire se dall'interno di un'abitazione privata o da un altoparlante pubblicitario, il mio orecchio attentissimo capta, appena percettibili, le note di The Flower Of Carnage.
Vedo tutto il (gran bel) film, esco dalla sala e lo faccio ripartire per poterne filmare il minuto iniziale e confermare a me stesso di non aver sognato.
I secondi da 00:32 in poi del mio video sono i primi 26 secondi della canzone.
Ho rischiato di non vedere Kafka a Teheran e invece l'ho visto; avrei potuto vederlo perlomeno quando era in programma, e invece no; poteva anche non venirmi in mente di scartabellare tra vecchi film; sarebbe bastato che una persona venisse a vedere il film che avevamo in programma, quella sala non sarebbe rimasta vuota e tutto il mio progetto cinefilo sarebbe saltato; la velocità di trasferimento dei film nelle sale è molto variabile e avrei potuto beccare una sala in cui il trasferimento impiega anche delle ore, e non 40 minuti e, di nuovo, tutto il mio progetto cinefilo sarebbe saltato; e invece è rimasta vuota proprio una sala con una buona rapidità di trasferimento; la canzone di Meiko Kaji si distingue a fatica; se avessi visto il film iraniano qualche tempo fa, probabilmente l'avrei comunque riconosciuta, ma avrei pensato Ma guarda, il pezzo che c'era anche nel film di Tarantino e sarebbe finita lì.
Io non so quante probabilità ci fossero che ieri sera succedesse tutto ciò. Ma è successo, e credo che la cosa abbia a che fare con gli dèi del cinema e della musica che mi guardano benevoli.
Ieri cadeva il ventennale dell'uscita italiana di Kill Bill Volume 1 e così scrivo un post su Facebook, pubblicando il link alla mia recensione dell'epoca su Cremonapalloza e ottenendo vari commenti rispetto al film e alla sua musica. Tra le altre cose, affermo che «tante canzoni della colonna sonora vissero una seconda giovinezza, venendo riutilizzate in altri mezzi di comunicazione». Più che riguardo ad altre canzoni, interagisco con alcuni appassionati rispetto a The Flower Of Carnage, stupendo brano cantato dalla giapponese Meiko Kaji.
Nel tardo pomeriggio, andando al lavoro a piedi, ascolto in cuffia la strepitosa colonna sonora del film, soffermandomi in particolare su quella canzone, che poi, in serata, riascolto di nuovo.
Attorno alle 22:00, mi pare ci siano i presupposti perché uno dei film del multisala dove lavoro resti senza spettatori, il che mi lascerebbe campo libero per una succulenta proiezione privata solitaria. Ho però già visto tutti i film che mi interessano e così, cercando tra quelli non più in programmazione, noto con piacere che Kafka a Teheran, film iraniano d'autore che abbiamo proiettato nelle settimane precedenti, non è ancora "scaduto": è ancora visibile. Prontamente, faccio partire il trasferimento del film in quella sala, sperando resti vuota. Così è! Alle 22:40, sono pronto a godermi Kafka a Teheran prima di fare chiusura.
Il film inizia su una veduta panoramica, fissa, della capitale dell'Iran all'alba: mentre la città si risveglia, il cielo rischiara e i rumori del traffico si intensificano, ecco che in lontananza, da chissà dove, non saprei dire se dall'interno di un'abitazione privata o da un altoparlante pubblicitario, il mio orecchio attentissimo capta, appena percettibili, le note di The Flower Of Carnage.
Vedo tutto il (gran bel) film, esco dalla sala e lo faccio ripartire per poterne filmare il minuto iniziale e confermare a me stesso di non aver sognato.
I secondi da 00:32 in poi del mio video sono i primi 26 secondi della canzone.
Ho rischiato di non vedere Kafka a Teheran e invece l'ho visto; avrei potuto vederlo perlomeno quando era in programma, e invece no; poteva anche non venirmi in mente di scartabellare tra vecchi film; sarebbe bastato che una persona venisse a vedere il film che avevamo in programma, quella sala non sarebbe rimasta vuota e tutto il mio progetto cinefilo sarebbe saltato; la velocità di trasferimento dei film nelle sale è molto variabile e avrei potuto beccare una sala in cui il trasferimento impiega anche delle ore, e non 40 minuti e, di nuovo, tutto il mio progetto cinefilo sarebbe saltato; e invece è rimasta vuota proprio una sala con una buona rapidità di trasferimento; la canzone di Meiko Kaji si distingue a fatica; se avessi visto il film iraniano qualche tempo fa, probabilmente l'avrei comunque riconosciuta, ma avrei pensato Ma guarda, il pezzo che c'era anche nel film di Tarantino e sarebbe finita lì.
Io non so quante probabilità ci fossero che ieri sera succedesse tutto ciò. Ma è successo, e credo che la cosa abbia a che fare con gli dèi del cinema e della musica che mi guardano benevoli.
Ciao da McA e da Francesco Caravagli, responsabile relazioni esterne Radio Fujiko.
Avendogli io insubito la mia coincidenza musicale e cinefila qui sopra, l'amico e collega Jappi replica così.
Su Telegram, Jappi mi ha scritto:Vogliamo parlare di coincidenze devastanti? Va bene. Stamattina, salendo in macchina e aprendo Deezer, mi accorgo che tra i suggerimenti di ascolto spuntano i Poets Of The Fall, che io non avevo mai neanche sentito di nome. Mai sentita una nota di una loro qualsiasi canzone. Faccio partire l'album consigliato, la cui seconda traccia è War, mentre mi dirigo verso casa e mi dico Be', niente male questi Poeti. Poi proseguo con la mia vita, finché mi metto in gaming, nella fattispecie mi metto a giocare ad Alan Wake, tra i cui collezionabili vi sono delle radio sparse per il mondo di gioco da attivare. Una volta attivate, queste radio si collegano a una stazione radiofonica locale che, dopo un breve intro dello speaker, trasmette una canzone sempre diversa, ma che esiste nel mondo reale. Attivo la prima radio che trovo e lo speaker in questione, dopo il breve monologo, dice: «E adesso ascoltiamoci War, dei Poets Of The Fall». Sono rimasto stordito per almeno cinque minuti. Senza scherzi.
Ciao da McA e da Francesco Caravagli, responsabile relazioni esterne Radio Fujiko.
Ieri.
Ore 18:12.
Scorrendo Instagram vedo un post di uno dei tanti profili che seguo riguardanti le onde giganti di Nazaré in Portogallo.
Invio la foto a un amico scrivendo: "Andiamo?".
Ore 18:46.
Messaggio WhatsApp di McA.
PAZZESCO.
Ore 18:12.
Scorrendo Instagram vedo un post di uno dei tanti profili che seguo riguardanti le onde giganti di Nazaré in Portogallo.
Invio la foto a un amico scrivendo: "Andiamo?".
Ore 18:46.
Messaggio WhatsApp di McA.
McA su WhatsApp mi ha scritto:Siamo alla Praia do Norte di Nazaré: onde giganti!

Non più di un'ora fa, il collega Jappi e io stiamo passando dalla Sala 8 del cine e intanto ci divertiamo a ridere e scherzare, a stronzeggiare come un mucchio di scolarette alla ricreazione. Si va sull'argomento The Blues Brothers e si ricorda che, mentre il capolavoro veniva girato, gran parte del cast era ubriaca e strafatta. Tra i vari aneddoti, Jappi me ne racconta uno che non conoscevo, e cioè che, a quanto pare, durante le riprese John Belushi perdeva in continuazione i celeberrimi occhiali da sole, che quindi venivano ricomprati in gran quantità dalla produzione. A un certo punto si pensò che Belushi facesse sparire gli occhiali apposta, per vedere fino a che punto gliene avrebbero procurati di nuovi.
Mentre ancora stiamo chiacchierando del fatto, Jappi e io ci spostiamo in Sala 9, dove, non dico in evidenza, ma comunque ben in vista, per terra, tra un paio di file qualsiasi, scorgo un paio di occhiali, di marca Snipes, molto simili ai Ray-Ban Wayfarer resi immortali dalla pellicola di John Landis.
Coincidenze assurde per conto di Dio.
Mentre ancora stiamo chiacchierando del fatto, Jappi e io ci spostiamo in Sala 9, dove, non dico in evidenza, ma comunque ben in vista, per terra, tra un paio di file qualsiasi, scorgo un paio di occhiali, di marca Snipes, molto simili ai Ray-Ban Wayfarer resi immortali dalla pellicola di John Landis.
Coincidenze assurde per conto di Dio.
Ciao da McA e da Francesco Caravagli, responsabile relazioni esterne Radio Fujiko.
L'unico podcast che seguo regolarmente è Tintoria, condotto da Daniele Tinti e Stefano Rapone. Ospite della puntata numero 182 è Jacopo Fo.
A partire da 13:10, si racconta di una coincidenza assurda – viene definita proprio così – che ha coinvolto gli stessi Fo e Tinti.
A partire da 13:10, si racconta di una coincidenza assurda – viene definita proprio così – che ha coinvolto gli stessi Fo e Tinti.
Ciao da McA e da Francesco Caravagli, responsabile relazioni esterne Radio Fujiko.