Cineclub Cremona "Vittorio De Sica" 2006/2007

Le cinéma (abréviation de cinématographe) est une projection visuelle en mouvement, le plus souvent sonorisée.

Moderatore: maio

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Allo
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MARTEDÌ 13 MARZO 2007
LA COMMEDIA DEL POTERE
Un film di Claude Chabrol.
Con Isabelle Huppert, Francois Berléand, Patrick Bruel, Robin Renucci, Maryline Canto, Thomas Chabrol.
Genere Drammatico, colore, 110 minuti. Produzione Francia 2006.


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Uno Chabrol apparentemente anomalo: fuori dalla periferia francese, senza adulteri, senza morti con Isabelle Huppert in un ruolo sorprendentemente moralista. Il magistrato Jeanne Charmant-Killman (“affascinante omicida” nel divertente gioco di parole poliglotta che ben si addice all'attrice francese) sta indagando su un caso di appropriazione indebita di fondi pubblici da parte di un importante conglomerato di industrie francesi. Nomi, cognomi, capi di imputazione e dossier vengono a galla facendo cadere alcune alte cariche dell'organizzazione. In realtà il tema di fondo è sempre lo stesso: lo studio dell'umanità attraverso i suoi comportamenti e i suoi abiti mentali. Il titolo originale: L'ivresse du pouvoir, letteralmente l'ebbrezza del potere, è quella che contagia Jeanne via via che scopre la sua capacità di agire sulla realtà. Il lavoro la porta in un vortice talmente profondo da farle totalmente trascurare la sua vita familiare. Per questo la Charmant-Killman-Piranha (come sottolineato dall'ironica sequenza in cui dopo essere stata associata al vorace pesce, la vediamo davanti a un acquario intenta a mangiare sushi) diventa la causa indiretta del tentato suicidio del marito. Solo alla fine si accorgerà che “c'è ancora un sacco di sporco sia a destra che a sinistra” e, forse, finirà la sua lotta donchisciottesca.
Ultima modifica di Allo il 08/03/2007, 11:11, modificato 1 volta in totale.
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ma "la commedia del potere" era più avanti, anche sul programma nuovo.
e "le luci della sera" di kaurismaki che fine fa?
ma soprattutto perché?
meno male che c'è cremonapalloza per questi cambi random.
ma fi§@!
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Primo Moroni
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ma fi§@ niente, se sei distratto mica è colpa nostra.
l'ha spiegato Allo proprio prima di c.r.a.z.y. che ci sarebbe stato un cambio programma.
i due film saranno invertiti.
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ah, ok, non ascolto mai quello che dice Allo prima del film perché ho il terrore che mi rovini la trama del film.
però che minchia di inversione è?
il film di chabrol era previsto per il 14 aprile, dopo kaurismaki c'era babel (come da immagini postate da Allo nella pag. precedente di questo thread).
ma fi§@!
Ultima modifica di Q il 08/03/2007, 12:35, modificato 1 volta in totale.
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Primo Moroni
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marlenina ha scritto: 06/03/2007, 14:29Bon, aspetto la rivelazione di chi sia l'importante componente rock...
bowie, rolling stones, cure, pink floyd. poi forse altro ma i titoli di coda erano illeggibili..
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Allo
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semplicemente le pellicole sono invertite.
13 Marzo - La commedia del potere
10 Aprile - Le luci della sera

Babel resta il prossimo 20 marzo.
ma fi§@!

p.s. l'inversione è dovuta alla mancanza attuale della pellicola di Kaurismaki.
Ultima modifica di Allo il 08/03/2007, 13:06, modificato 1 volta in totale.
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MARTEDÌ 20 MARZO 2007 
BABEL
Un film di Alejandro Gonzalez Inarritu.
Con Brad Pitt, Cate Blanchett, Gael García Bernal, Koji Yakusho, Adriana Barraza, Rinko Kikuchi.
Genere Drammatico, colore, 144 minuti. Produzione USA 2006.


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Individui distanti tra loro migliaia di chilometri incrociano per qualche ora i loro destini sulla Terra, creando un disperato affresco di un’umanità sola e dolente.
Il detonatore che innesca una reazione a catena in questo puzzle composto da tessere fin troppo perfettamente combacianti è il colpo di fucile partito dalle mani di due ragazzini in un paese sperduto del Marocco. Un gesto immotivato, compiuto quasi accidentalmente da due innocenti che, come in un domino, agisce profondamente sulle vite di tre gruppi di persone in diverse zone del pianeta: una coppia di americani lì in vacanza per risolvere una crisi coniugale, una domestica messicana alle prese con i figli dei due nel giorno del matrimonio di suo figlio, e un’adolescente giapponese, sordomuta ed emotivamente emarginata, alla disperata ricerca d'amore in una Tokyo caotica e alienante.
Ossessionato dalle coincidenze del destino e dalle storie parallele, il messicano Iñarritu, già autore insieme al fido sceneggiatore Arriaga (premiato a Cannes per Le tre sepolture di Tommy Lee Jones) del più “grezzo” ma genuino Amores Perros e dello straziante 21 grammi, alza il tiro per questa babele multietnica di storie e destini umani vincitrice del Premio per la Regia al 59° Festival di Cannes.
Quattro episodi-limite di solitudine e dolore, quattro zone geografiche in cui i protagonisti sono o si sentono stranieri, quattro lingue più una (quella dei segni) per un film-manifesto della cultura globalizzata. Tutto ciò che rendeva duro, amaro e doloroso il cinema dell’aspro regista messicano è qui ripulito, addolcito e riverniciato da una patina visiva, ma anche narrativa, classicamente hollywoodiana. La tensione emotiva lascia spazio a una programmatica cerebralità, a un estetismo fin troppo raffinato e compiaciuto, e a una costruzione macchinosamente architettata in cui nulla può essere lasciato al caso (anche a costo di forzare i legami tra le storie: vedi l’episodio giapponese). Questa d’altronde sembra essere la tendenza delle storie corali che piacciono a Hollywood, a giudicare anche dal pluripremiato Crash di Paul Haggis, artificiosa e meccanica degenerazione della coralità sbandata e alla deriva dell’America oggi altmaniana. Non ci si stupisce dunque di fronte all’appesantimento retorico della coppia messicana corteggiata da Hollywood (Iñarritu/Arriaga) che, allargando il raggio d’azione della storia e forzandone i destini, ha perso in istintività e pulsione emotiva. Che gusto c’è nel comporre un puzzle in cui tutti i pezzi combaciano senza intoppi?
Ultima modifica di Allo il 15/03/2007, 18:20, modificato 1 volta in totale.
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Stasera, Babel.
Dai!
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...mmm...mi sa...
T.V.Andy B. - Godi baby,godi. non c'è più ma lo amo lo stesso
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ci sono :) a me inarritu piace tantissimo*
comunque ho fatto anche l'abbonamento, quindi se non succede qualche imprevisto io ci sono sempre.. :)
.LonDoN CaLliNg.
Ranca

Che palle.

Dopo aver gia' visto "Amores Perros" e "21 Grammi" me lo dovevo aspettare, pero', veramente, trooooppo lento nel finale e troppo fottutamente irrimediabilmente mostruosamente drammatico.

Inarritu, RIPIGLIATI!
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Io l'ho trovato meraviglioso.

Ranca, mi sa che entro sera ci meniamo!  ;D
Sembri Gasta stamattina... ;)
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ciacci
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io concordo abbastanza con Ranca.
a me il film è piaciuto, però sicuramente della trilogia è quello che ho apprezzato meno, a tratti veramente lento.

mi son piaciute molto le inquadrature, soprattutto nella parte finale (tipo l'inquadratura di un pezzo di velo rosso e per il resto la terra secca..)

mi è piaciuto che la tematica del "silenzio" fosse una costante in tutte e 3 le situazioni (marocco, confine messicano, giappone super affollato e colorato ma privo di suoni per qualcuno...)

e invece ho trovato un pò ridicolo il doppiaggio dei messicani.. ;D..sembravano veneti, ci mancava poco che dicessero un bel dio c@n...
ma gael rimane sempre gael.... :-*
*
.LonDoN CaLliNg.
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gasta
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Io non sono andato a vederlo deliberatamente.

Amores Perros ha un senso. Ed e' meraviglioso.
21 Grammi e' MOSTRUOSAMENTE TRAGICO. E, non paghi di incastrare tre persone in modi piuttosto al limite del paranormale, hanno scombussolato le carte con un montaggio spiazzante. E inutile, del resto.
Quando ho sentito parlare di Babel, di un altro mega cast, del fatto che le storie si incastrano... lamadonnina... che due c°§li°ni!!! Il tutto per dimostrare che il mondo e' una torre di babele, che non ci capiamo... MA CHISSENEFREGA!

Dico: America Oggi c'e' gia' stato, no? Magnolia pure. Fai Amores Perros, e lo fai bene, visto che parli di cose che conosci. E va bene. C'e' bisogno di fare CRASH? Di fare la copia della copia della copia della copia!?

Io mi fido di Ranca.
Allo, sai che ti voglio bene da matti e mi staccherei una gamba per te, ma ti ricordo che a te e' piaciuto SANGUE, di Libero de Rienzo.
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MARTEDÌ 27 MARZO 2007 
MARIE ANTOINETTE
Un film di Sofia Coppola.
Con Kirsten Dunst, Jason Schwartzman, Rip Torn, Judy Davis, Asia Argento, Marianne Faithfull, Danny Huston, Molly Shannon, Steve Coogan, Rose Byrne, Shirley Henderson.
Genere Biografico, colore, 123 minuti. Produzione USA, Giappone, Francia 2006.


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Maria Antonietta nasce a Vienna il 2 novembre 1755. Nel 1770 raggiunge a Versailles il suo promesso sposo, il delfino di Francia futuro Luigi XVI. Il 16 ottobre 1793 viene ghigliottinata. Si può racchiudere in queste tre date la vicenda storica di una delle regine più note della Storia. Non è però a questo che guarda Sofia Coppola nella terza opera di una filmografia dedicata alla difficoltà di crescere per una giovane donna, quale che sia il luogo o l'epoca. Che si sia chiusi nell'ottusità di una famiglia americana (Il giardino delle vergini suicide), che ci trovi in un luogo in cui il non conoscere la lingua corrisponde anche al complesso rapporto con se stessi (Lost in Translation) o che siano i fasti di una reggia a circondare una giovane e bella futura regina di Francia, la situazione si ripete.
La Coppola torna a lavorare con Kirsten Dunst, ne utilizza la fresca malizia ma al contempo la libera dal ruolo "fidanzatina della porta accanto" che Spider man le ha appiccicato addosso e che Elizabethtown ha solo ritoccato. Aiutata da costumi straordinari (Milena Canonero) e da una colonna sonora che mescola musica d'epoca a brani di Bow Wow Wow, New Order e Phoenix, Sofia Coppola ci fa "sentire" moderna una storia antica, evitando i cliché storici e la ricostruzione politica. È di una donna che ci vuole parlare, una donna che soffre per la disattenzione sessuale del marito che si trova caricata come colpa, una donna-bambina che compensa le frustrazioni giocando con scarpe, cibi, cani come una ricca signora di Beverly Hills. Guardatela nella prima inquadratura che precede il titolo e che ricorda come capacità di sintesi quella del maestro Kubrick in Eyes Wide Shut. Sembra esserci tutta Maria Antonietta e invece ci sono 2 ore in cui procedere nella scoperta.
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MARTEDÌ 3 APRILE 2007 
THE ROAD TO GUANTANAMO
Un film di Michael Winterbottom, Mat Whitecross.
Con Riz Ahmed, Farhad Harun, Waqar Siddiqui, Arfan Usman.
Genere Drammatico, colore, 95 minuti. Produzione Gran Bretagna 2006.


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Quattro amici di età che va dai 19 ai 23 anni (Ruhel, Asif, Shafiq e Monir) partono dall'Inghilterra per il matrimonio di uno di loro in Pakistan. Siamo nell'autunno del 2001. Dopo una serie di vicissitudini tre di loro vengono arrestati dalle truppe americane e portati nella base di Guantanamo. Ne usciranno due anni dopo totalmente scagionati dall'accusa di terrorismo dopo aver subito torture psicologiche e fisiche brutali.
Michael Winterbottom non è nuovo a imprese di questo genere. Molti ricorderanno Welcome to Sarajevo così come Cose di questo mondo (sui profughi dall'Afghanistan e vincitore dell'Orso d´Oro).
Questa volta, dopo un inizio un po' faticoso che ricorda troppo da vicino Cose di questo mondo, l´accusa non potrebbe essere più diretta e lo stile più convincente. Il regista inglese decide infatti di intervistare i tre protagonisti e di ricostruire con non attori quanto da loro narrato. L'obiezione che può subito emergere è ovvia: Winterbottom ha fatto le verifiche necessarie? È sicuro che quanto raccontato dai tre corrisponda a verità? La risposta è sin troppo facile: per certo i giovani avevano un alibi di ferro e nonostante questo si sono fatti due anni di Guantanamo come terroristi pericolosissimi. A questo si può aggiungere che se fosse vera anche solo la metà delle torture da loro raccontate come subite ad opera dei soldati americani questo sarebbe già più che sufficiente per parlare di barbarie.
Winterbottom mette poi a segno un colpo di genialità da ricercatore quando mostra una dichiarazione di Donald Rumsfeld che afferma testualmente "Stiamo rispettando in massima parte la Convenzione di Ginevra sui Diritti Umani". L´uomo di punta dell'Amministrazione Bush dice la verità: quello che sta oltre alla massima parte precipita nel buio o nel sole a picco su celle di metallo in mezzo a un cortile della base di Guantanamo al cui ingresso (Camp Delta) si legge: "Honour Bound to Defend Freedom". Per molto, molto meno Richard Nixon dovette lasciare la Casa Bianca. Erano altri tempi? Forse.
Sta di fatto che una democrazia non è tale perché simili e sistematiche violazioni del Diritto possono essere denunciate. Una democrazia è tale quando queste non possono verificarsi.
Ultima modifica di Allo il 30/03/2007, 12:26, modificato 1 volta in totale.
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MARTEDÌ 10 APRILE 2007 
LE LUCI DELLA SERA
Un film di Aki Kaurismäki.
Con Janne Hyytiäinen, Maria Heiskanen, Maria Järvenhelmi, Ilkka Koivula.
Genere Drammatico, colore, 78 minuti. Produzione Finlandia, Germania, Francia 2006.


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Koistinen, guardiano notturno di un importante centro commerciale, conduce una vita solitaria. Non ha mai avuto una compagna e quindi il giorno in cui una bionda avvenente lo avvicina e sembra interessata a lui se ne innamora. La donna è però solo un'esca per consentire una rapina a una gioielleria di cui Koistinen sarà involontario complice. Kaurismaki torna a fare l'unico cinema che sa fare. Il suo è uno sguardo costantemente alla ricerca di solitudini che cercano di colmare il vuoto della vita non sapendo mai bene da che parte cominciare. Lo fa con quello stile rarefatto che ne connota lo stile e con un'attenzione al cinema del passato che trasuda da ogni fotogramma. Alcune sue inquadrature in dettaglio (ci si perdoni il paragone azzardato) potrebbero provenire direttamente da un film di Chaplin tanto sono precise e cariche al contempo di segni emotivi. Ancora una volta poi il regista finlandese si conferma (anche se non vi riveleremo nulla per rispetto nei vostri confronti) l'unico regista al mondo capace di realizzare happy end tristi. La storia finisce bene ma è un 'bene' profondamente condizionato da un profondo malessere esistenziale di cui la cosiddetta civiltà occidentale sembra non volersi accorgere. Kaurismaki periodicamente ce ne ricorda magistralmente l'esistenza.
Ultima modifica di Allo il 05/04/2007, 17:00, modificato 1 volta in totale.
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MARTEDÌ 17 APRILE 2007 
NUOVOMONDO
Un film di Emanuele Crialese.
Con Charlotte Gainsbourg, Vincenzo Amato, Francesco Casisa, Aurora Quattrocchi, Filippo Pucillo, Federica de Cola.
Genere Drammatico, colore, 111 minuti. Produzione Italia, Francia 2006.


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Nella Sicilia degli inizi del Novecento, Salvatore fa un voto e chiede un segno al cielo: vuole imbarcarsi per il nuovomondo e condurre in America i figli e l’anziana madre. Il segnale è una cartolina di propaganda che ritrae minuscoli contadini accanto a galline giganti o a carote sproporzionate. Venduta ogni cosa posseduta, Salvatore lascia la Sicilia alla volta dell’America. Durante la traversata oceanica incontra la bella Lucy, una young lady che indossa il cappello ed è più elegante della figlia del sindaco del paese. Luce parla la lingua dell’America e cerca un compagno da impalmare per ritornarci da signora. Salvatore, da vero galantuomo, accoglie la sua avance. Il lungo viaggio approderà ad Ellis Island, l’isola della quarantena dove si decideranno gli ingressi e i rimpatri.
Non poteva scegliere un tempo migliore di questo, Emanuele Crialese, per ripercorrere la storia della migrazione italiana, indagando sulla genesi del pregiudizio che accompagna da sempre i fenomeni migratori e le dinamiche dell'inserimento nella società di accoglienza. Proprio oggi che l’Italia è il “nuovomondo”, una meta ambita di immigrazione. La ricerca di una storia individuale dentro la Storia migratoria era già contenuta nei film precedenti, nell’Once we were strangers del debutto, storia di un siciliano a New York che sogna il sogno americano, e nel premiato e prezioso Respiro, storia di una isolana di Lampedusa che il paese vuole internare in una clinica del nord Italia. L’esperienza migratoria italiana, interna (da Sud a Nord) o transoceanica, si compie con Nuovomondo, la storia di un viaggio oltremare alla ricerca della terra promessa. Quel viaggio, chiuso nel profondo di una nave mai ripresa in campo lungo, è compreso fra due sequenze potenti fino a togliere il fiato: la partenza del bastimento dal porto siciliano e lo sbarco bianco in America. La nave si stacca dalla terra arcaica strappando la composizione dell’inquadratura come i cuori di chi abbandona il vecchiomondo e le origini. In mezzo, la traversata fisica e interiore di personaggi spiegati unicamente dalle immagini, fino al bagno candido, arrestato dall’affiche, da cui i protagonisti emergono al nuovomondo e di nuovoalmondo.
Prima degli alberi carichi di monete, dei fiumi di latte e di una scatola che sale e scende da case che grattano il cielo, bisogna superare i test psicoattitudinali, un esame a carattere medico e amministrativo dal cui esito dipendeva l’accesso alla golden door del titolo internazionale. Gli edifici di Ellis Island raccoglievano e raccolgono nel film di Crialese una popolazione agraria e prevalentemente analfabeta, che come Salvatore fuggiva la fame, il tramonto dei vecchi mestieri artigiani o l’aggravarsi delle imposte sulle campagne del meridione. Alternando campi medi a primi piani, disciplinando anche le scene più spettacolari, come quella della tempesta tutta implosa nel ventre della nave, seguendo le linee del profilmico e le visioni surreali dei protagonisti, Crialese crea una sua idea di cinema, bagnata perennemente dal mare di Sicilia o dagli oceani del Nuovomondo. Una lezione di cinema che diventa lezione di vita perché rivela allo spettatore l’indesiderabilità dei nuovi venuti.
Ancora una volta, come è stato per la Golino in Respiro, a illuminare fin dal nome la traversata della vita è una donna, Luce, una straordinaria Charlotte Gainsbourg, che col suo cappello, i capelli rossi e l’accento inglese è anticipatrice del nuovo femminismo americano del secondo dopo guerra. È lei a formulare la proposta di matrimonio a Salvatore, senza credere neanche un momento che la felicità femminile si esaurisca nel ruolo di moglie e di madre. Lei è la donna moderna, la cui razionalità si scontra con la superstizione e le credenze assurde di Donna Fortunata, la madre di Salvatore rimpatriata perché considerata scarsamente intelligente. Lei è la terra madre che qualcuno ha lasciato, come Crialese, per ritornare e per fare più bella. Non solo al cinema.
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MARTEDÌ 23 APRILE 2007 
L'ARTE DEL SOGNO
Un film di Michel Gondry.
Con Gael García Bernal, Charlotte Gainsbourg, Alain Chabat, Miou-Miou.
Genere Commedia, colore, 105 minuti. Produzione Francia, Italia 2006.


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Dopo la morte del padre in Messico, Stéphane, un giovane creativo che confonde realtà e sogno, torna a Parigi su richiesta della madre. Ad attenderlo ci sono un impiego da illustratore in una piccola impresa di calendari promozionali e una bella vicina di casa, Stéphanie, che cuce per hobby giocattoli di pezza. Invaghitosi della fanciulla, Stéphane la corteggia in sogno e da sveglio costruisce per lei pupazzi meccanici o improbabili macchine del tempo. Ma in amore, sogno e realtà non coincidono quasi mai.
È ancora una volta il cervello il protagonista del cinema surreale di Michel Gondry. Il cervello che dimentica in Se mi lasci ti cancello, e quello che si abbandona al sonno nell'Arte del sogno. Viaggio nella memoria per Jim Carrey per rielaborare una relazione affettiva, e viaggio nel sogno per Gael García Bernal per vivere un sentimento amoroso non corrisposto nella veglia. Il motore del suo cinema è il cuore, la pulsione amorosa è invece il combustibile che produce confusione e confonde i piani, passato-presente, sogno-realtà, raddoppiando i livelli rappresentativi e quelli narrativi. Se il film precedente ipotizzava la cancellazione dei ricordi traducendo visivamente gli script creativi e spiazzanti di Kaufman, L'arte del sogno penetra l'immaginario onirico del protagonista, interpretando i sogni di Gondry, sceneggiatore di se stesso.
Il regista firma e gira dunque il suo film più personale e delicato, esprimendo tutto lo stupore e lo splendore (eterno) della sua mente "immacolata". Sviluppando un'idea applicata sommariamente al video Everlong dei Foo Fighters, Gondry recupera l'elemento onirico lasciandolo libero di sconfinare nella realtà, interrotta da una scenografia artigianale e incantevole, erede dell'animazione praghese. Pupazzi meccanici, macchine del tempo che conducono a un passato lontano soltanto due secondi, trasmettitori del pensiero, sono stupefacenti marchingegni gondryani che interagiscono con gli attori creando l'illusione di un sogno di cellophane. L'inesperienza sentimentale del protagonista si materializza nel prezioso "dilettantismo" scenografico dentro al quale Gondry confronta i sessi, racconta l'amore inevaso, sostiene la bellezza di un'idea. Da sognare a occhi aperti.

Ne approfittiamo per ringraziare tutti coloro che hanno partecipato all'edizione in chiusura.
Vi terremo aggiornati su ulteriori eventi e segnalazioni.


Cinema Tognazzi
Via Verdi - Cremona
tel.0372.458892
inizio proiezioni: 21,15
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