Cineclub Cremona "Vittorio De Sica" 2006/2007

Le cinéma (abréviation de cinématographe) est une projection visuelle en mouvement, le plus souvent sonorisée.

Moderatore: maio

la_matricola

Anche io confermo...un film veramente sorprendente, passato un pò di nascosto quando è uscito...però merita, recuperatelo!
Ultima modifica di la_matricola il 11/12/2006, 16:50, modificato 1 volta in totale.
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Allo
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Ci sono 2 MODIFICHE rispetto alla prima stesura: L'ARTE DEL SOGNO (M.Gondry) e MARIE ANTOINETTE (S.Coppola).
L'abbonamento fatto a inizio rassegna vale anche per questa seconda parte.

C'è inoltre la nuova possibilità di abbonarsi ancora ad un prezzo sempre super-conveniente (35 euro) ai 12 film della seconda parte (per chi non si era abbonato nella prima).
meno di 3 euro a film.
Si può fare in cassa al Cinema Tognazzi.

Buona visione! :-*

RASSEGNA CINECLUB VITTORIO DE SICA 2007
SECONDA PARTE
Undicesima edizione
Federazione Italiana Cineforum

info@cineclubdesica.com

Cinema Tognazzi
Via Verdi - Cremona
tel.0372.458892

CAMPAGNA ABBONAMENTI: SECONDA PARTE
INGRESSO SINGOLO: 5 euro

ABBONAMENTO PER 12 PROIEZIONI
Intero: 35 euro


PROIEZIONI IN CARTELLONE:

MARTEDÌ 6 FEBBRAIO 2007
CROSSING THE BRIDGE     
REGIA: FATIH AKIN

Il regista de “La sposa turca” filma il melting pot newyorkese con un occhio di riguardo, naturalmente, proprio alla minoranza turca con prove generali di convivenza e multiculturalità

MARTEDÌ 13 FEBBARIO 2007 
BLACK DHALIA     
REGIA: BRIAN DE PALMA

Il capolavoro letterario di James Ellroy filtrato dal genio di De Palma che ne ricava una versione piuttosto fedele, ma ancora più morbosa. Ottimo il cast con Scarlett Johansson, Aaron Eckart, Hilary Shwank e Josh Hartnett.

MARTEDÌ 20 FEBBRAIO 2007 
SHORTBUS       
REGIA: JOHN CAMERON MITCHELL

Una sorta di “25° ora” del sesso, dove un gruppo di giovani sublima la mancanza di affettività e il diffuso senso di solitudine seguiti all’11 settembre con scambi sessuali di ogni tipo.

MARTEDÌ 27 FEBBRAIO 2007 
IL VENTO CHE ACCAREZZA L'ERBA 
REGIA: KEN LOACH

Palma d’oro all’ultimo festival di Cannes Loach racconta la lacerante storia di due fratelli divisi dalla lotta di indipendenza dell’Irlanda dagli inglesi. Vibrante ed emozionante.

MARTEDÌ 6 MARZO 2007
C.R.A.Z.Y.       
REGIA: JEAN MARC VALEE’

Ritratto generazionale in un contesto fortemente conservatore dove non è consentita nessuna trasgressione alla regola. Nemmeno per un gruppo di ragazzi decisamente disinibiti.

MARTEDÌ 13 MARZO 2007 
LE LUCI DELLA SERA 
REGIA: AKI KAURISMAKI

Una Helsinki punteggiata da elegiaci tramonti fa da sfondo ad una storia di tristezza ed infinita solitudine. Ma si ride, com’è nello stile di Kaurismaki.

MARTEDÌ 20 MARZO 2007
BABEL 
REGIA: ALEJANDRO GONZALES INARRITU

Inarritu conclude qui un ideale trilogia inaugurata con “Amores perros” e proseguita con “21 grammi” fra drammatici destini che si incrociano in un’America spesso disperata.

MARTEDÌ 27 MARZO 2007
MARIE ANTONIETTE
REGIA: SOFIA COPPOLA

Elegante rivisitazione di una delle figure centrali della storia europea ad opera di una delle migliori registe attualmente in circolazione.

MARTEDÌ 3 APRILE 2007
LA STRADA VERSO GUANTANAMO
REGIA: MICHAEL WINTERBOTTOM

I detenuti politici nel carcere di Guantanamo ripresi dalla telecamera di Winterbottom che torna al tema della guerra dopo “In this world”.

MARTEDÌ 10 APRILE 2007 
LA COMMEDIA DEL POTERE
REGIA: CLAUDE CHABROL

Tangentopoli è arrivata, con qualche ritardo, anche in una Parigi dominata dagli intrighi di potere in cui una donna cerca, attraverso la giustizia, un’opera moralizzatrice.

MARTEDÌ 17 APRILE 2007
NUOVOMONDO 
REGIA: EMANUELE CRIALESE

Il periodo della grande emigrazione verso gli Stati Uniti di chi cercava un lavoro. Crialese cerca il respiro epico.

LUNEDÌ 23 APRILE 2007
L'ARTE DEL SOGNO
REGIA: MICHEL GONDRY

Uno dei migliori registi contemporanei analizza l'astratto con maestria e caparbietà con la complicità di due grandi attori-protagonisti.

Tutte le pellicole verranno proiettate presso il CINEMA TOGNAZZI (Via Verdi 8 – Cremona) a partire dalle ore 21,15.
Ultima modifica di Allo il 25/01/2007, 18:07, modificato 1 volta in totale.
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MARTEDÌ 6 FEBBRAIO 2007
CROSSING THE BRIDGE - THE SOUND OF ISTANBUL


Immagine

Un film di Fatih Akin.
Con Orhan Gencebay, Baba Zula, Orient Expression, Salim Sesler, Alexander Hacke.
Genere Documentario, colore, 90 minuti. Produzione Germania 2005.


Fatih Akin, il regista turco-tedesco vincitore dell’Orso d’Oro a Berlino 2004 con La sposa turca, ha presentato a Cannes un documentario sul mondo musicale di Istanbul.
La storia è quella del compositore Alexander Hacke, esponente dell’avanguardia musicale tedesca, che ripercorre il viaggio che fece in Turchia per scrivere la colonna sonora della Sposa turca. Le emozioni, i rumori, i colori di una metropoli che segna non il confine ma l’incontro di Oriente e Occidente, e soprattutto le sue melodie perché, recita Confucio, “quando arrivi in un luogo e vuoi comprenderlo, ascolta la musica che vi si suona”.
Si parte dal gruppo neopsichedelico degli Baba Zula nella zona di Beyoglu, per poi passare alla black music turca con il rap dei ragazzi e delle ragazze che vogliono potere dire la loro su qualsiasi argomento, all’hip hop, alla street music e alla breakbeat, ballata dai giovani breakdancer che con le loro evoluzioni inneggiano alla libertà, anche a quella delle droghe.
Poi c’è l’incontro con il lamento della tradizione kurda; con il ballo di due moderni dervisci, i Whirling Dervishes; e con due leggende della musica popolare turca: i cantanti Sezen Aksu e Orhan Gencebay. Ma il vero protagonista è il suono della città che - fatto di musica, claxon, sirene, uccellini, voci – guida lo spettatore alla scoperta del battito del cuore di Istanbul.

Cinema Tognazzi
Via Verdi - Cremona
tel.0372.458892
inizio proiezioni: 21,15

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McA
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Bello! Un bel documentario sulla musica della città in bilico tra Oriente ed Occidente.
In veste di narratore e protagonista sempre in scena, Alexander Hacke, bassista degli Einstürzende Neubauten.

Erkin Koray rocks!
Ultima modifica di McA il 07/04/2008, 5:27, modificato 1 volta in totale.
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MARTEDÌ 13 FEBBRAIO 2007
THE BLACK DAHLIA

Un film di Brian De Palma.
Con Josh Hartnett, Scarlett Johansson, Hilary Swank, Aaron Eckhart, Mia Kirshner, Mike Starr, Fiona Shaw.
Genere Drammatico, colore, 121 minuti. Produzione USA 2006.


Immagine

Lee Blanchard e Bucky Bleichert sono poliziotti nella Los Angeles del 1947. Ex pugili in categorie differenti si incontrano e si scontrano sul ring e nella vita, dove condividono una donna e un'ossessione. La prima è la bionda e raffinata Kay, compagna di Blanchard e prostituta riabilitata, la seconda è Betty Ann Short, la Dalia Nera, prostituta perduta perché assassinata e orribilmente mutilata sotto le lettere che comporranno il suo epitaffio (Hollywoodland). La ricerca dell'assassino della Dalia, braccato e scovato sotto la polvere di stelle della città degli angeli, condurrà i due investigatori lontano da qualsiasi forma di moderazione emotiva e professionale. Ombre del e dal passato e amori illeciti dal sapore necrofilo finiranno per consumarli e per determinarne la sorte, opposta come il ghiaccio e il fuoco.
Lo squilibrio e l'irrequietezza degli antieroi creati dalla penna noir di James Ellroy tracima nella trasposizione cinematografica di Brian De Palma che apre la 63° edizione del festival del cinema di Venezia. Se il cinema dell'"intoccabile" De Palma mantiene tutta la sua eleganza geometrica, regalando alla sua storia un altro superlativo scavalcamento a scoprire, dietro le palazzine di Los Angeles, il corpo straziato della sua Dalia, dall'altra parte sembra smarrire la sua straordinaria capacità narrativa. Raffinato esteta della messa in scena, il regista americano tradisce un'imbarazzante, perché inspiegabile, mancanza d'intendimento. Lo straordinario romanzo di Ellroy, necessariamente compresso in centoventi minuti e liberamente aggiornato nel suo epilogo, investiga su un crimine restituendo l'affresco di un'epoca, quella del dopoguerra, e i ritratti degli uomini e delle donne che lo avevano subito o agito. La sua rilettura per lo schermo è incapace di prendere una direzione esplicita e finisce per scontentare sia i lettori del romanzo, questo è congenito, sia coloro che ignorano le pagine di Ellroy, questo è invece spiacevole. Il racconto è lacunoso: troppe omissioni o troppe informazioni, troppe piste intraprese e poi smarrite, sprecate in un finale spiegato in due battute.
I punti di forza, come quelli lirici ci sono e non mancano di incantare: la Los Angeles fine anni Quaranta ricostruita in Bulgaria da Dante Ferretti; la straordinaria Dalia di Mia Kirshner, fragile e vulnerabile come la Vivien Leigh di Un tram che si chiama desiderio, seducente e civettuola come la sua Scarlett, di cui pronuncia alcune battute in un inserto del film; l'interpretazione di Aaron Eckhart, farabutto e gentiluomo come il capitano Rhett Butler di Clark Gable, che toglie ogni speranza al più giovane e immaturo Josh Hartnett. Colpo di grazia è pure l'inserzione de L'uomo che ride di Paul Leni, film muto del 1928 che sostituisce e traduce in immagine L’Homme qui rit di Victor Hugo, citato da Ellroy nel suo romanzo e chiave decisiva per lo scioglimento della trama. Scarlett Johansson e Hilary Swank sono invece fuori parte e fuori tempo, almeno quello del divismo e del cinema d'oro che iniziò quando Hollywood perse la Dalia, la testa e la Land.

Prossimo Appuntamento:
MARTEDÌ 20 FEBBRAIO 2007 
SHORTBUS     
REGIA: JOHN CAMERON MITCHELL
Una sorta di “25° ora” del sesso, dove un gruppo di giovani sublima la mancanza di affettività e il diffuso senso di solitudine seguiti all’11 settembre con scambi sessuali di ogni tipo.

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inizio proiezioni: 21,15
Ultima modifica di Allo il 09/02/2007, 13:06, modificato 1 volta in totale.
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Prostataingrossata

Stasera siccome non l'ho visto vengo: è un film che mi sono perso perché un po' lo temo.
Reduce dal libro e da L.A. Confidential di Hanson questo The Black Dahlia sarà spiazzante, pare.
Spero che Q McA mi spiegherà le parti che non capirò.
Ultima modifica di Sgt.Pepper il 13/02/2007, 15:35, modificato 1 volta in totale.
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chi non è venuto non si è perso niente di che, a parte un paio di inquadrature strepitose.
“Condividere saperi, senza fondare poteri”

Primo Moroni
Ranca

Io l'ho visto quando l'hanno dato al Chaplin: e' un discreto film noir, molti dei personaggi ricalcano gli stereotipi del genere, dal classico investigatore alla femme fatale. La sceneggiatura e' molto bella, come diceva giustamente Cudiel ci sono alcune inquadrature veramente meravigliose (e' sempre e comunque De Palma) ma lo sviluppo della trama in diversi passaggi lascia veramente a desiderare.

La mia impressione e' ci siano un paio di tentativi veramente maldestri di trascendere i canoni di quello che, a mio avviso, avrebbe potuto essere un ottimo film di genere.
Ultima modifica di Ranca il 15/02/2007, 14:39, modificato 1 volta in totale.
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MARTEDÌ 20 FEBBRAIO 2007
Shortbus
Un film di John Cameron Mitchell.
Con Lee Sook-Yin, Paul Dawson, Lindsay Beamish, PJ DeBoy, Raphael Barker, Jay Brannan, Peter Stickles, Justin Bond.
Genere Drammatico, colore, 102 minuti. Produzione USA 2006.


Immagine

La Statua della Libertà. New York. All'interno dei molti grattacieli prendono corpo storie di vita quotidiana. Una terapista sessuale non è mai riuscita ad avere un orgasmo. Una giovane coppia di ragazzi omosessuali vuole allargare la propria vita sessuale, intraprendendo un menage a trois. Una ragazza non riesce ad avere rapporti interpersonali e si prostituisce con clienti masochisti che disprezza. Tutta questa umanità s’incontra allo Shortbus, colorato locale notturno underground dove tutto è permesso, dove è possibile trovar rifugio senza sentirsi diversi.
È la nuova, sfrontata e polemica, pellicola di James Cameron Mitchell, animatore della scena gay newyorchese, enfant prodige proveniente dal teatro e già fattosi notare al cinema con il sagace Hedwig – La diva con qualcosa in più. C’è molto sesso esplicito ma, il tocco leggero e il grande dono dell'ironia, permettono al regista di non cadere mai nella volgarità, anzi di riuscire a commuovere e renderci partecipi anche di un mondo che può apparire davvero lontano. Mitchell, che ha dalla sua anche una grande sapienza visiva e una fresca inventiva, osserva l’uomo e la donna contemporanei. Lo fa attraverso l'angolazione del sesso. Ma davvero potrebbe essere qualcos'altro. Quest'umanità post 11 settembre è malinconica, triste, sembra essere spaesata in un mondo che non riesce più a riconoscere. Ecco allora che New York, ridisegnata al computer e propostaci in maniera davvero entusiasmante attraverso pennellate di tempera e luci che si accendono e si spengono, rimane al buio: black out completo. Coadiuvato da un cast eccezionale, praticamente esordiente, e da una festante colonna sonora, Mitchell firma un'opera piacevole. Che niente ha a che fare con la pornografia, troppo spesso tirata in ballo per questo film.

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Sito pazzesco!
v.m. 18...
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snorky
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Ci ho pensato su e direi che più di 4 come voto non riesco a dare a sto film...

"...prendono corpo scene di vita quotidiana."...: quali?!
Perchè la "vita quotidiana" sessuale di un newyorchese deve essere così?....e perchè la vita sessuale "quotidiana" di un omosessuale deve essere così?!(ho sempre sostenuto che gli americani hanno dei seri problemi con il sesso visto come viene spesso affrontato nei film e questo ne è una conferma)
Questa si strugge perchè non riesce ad avere un orgasmo fino a risultare ridicola nei suoi tentativi e a me viene da dire: cazzarola ma non vedi che il tuo problema è proprio quello di stare lì concentrata e incazzata a masturbarti e fare mille evoluzioni quando invece ti basterebbe almeno essere un po' più rilassata!...eccchecccazzzzooo...
Se penso ad Almodovar o Ozpetek, questo film ne ha ancora di strada per risultare di buona qualità.
Temi importanti come l'AIDS e gli abusi sessuali su minori in famiglia solamente toccati i maniera gratuitamente e irrispettosamente superficiale (non ne parlare se nel tuo film vuoi trattare altri argomenti!); scene di sesso spinto inframezzate da qualche frase ad effetto; momenti di patos banali e racchiusi in musichette smelense e inquadrature di volti in  primo piano che sorridono teneramente...ma che è?!!
...non ho visto l'umanità di cui parla la recensione...forse sono troppo legata a film come "Le fate ignoranti" per considerare "umanità " quella descritta in questo film.
...and if your doorbell rings and nobody's there,that was no Martian....it's Halloween.
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garte
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mah...ieri sera al cinema ci sono arrivata un po' scettica dopo la visione del sito, temendo in un'accozzaglia di simil porno e del solito film che usa il sesso per far parlare di sè. Invece shortbus mi è piaciuto un sacco. Per i colori saturi, per le immagini, per le inquadrature, per il montaggio, per gli intermezzi visionari della new york di cartone. Mi è parso che anche le scene più esplicite riescano a non scadere mai nella volgarità e questa non è certo un'impresa semplice nè per un regista nè per gli attori. penso che il sesso sia stato utilizzato come espediente per raccontare di un'umanità disillusa, forse perchè la carne è l'unica cosa che non le può togliere nessuno. e perchè il sesso è una delle ultime frontiere della libertà personale. io credo di avere visto dei sentimenti trattati con una certa intensità, ma sono convinta che le reazioni a film come questo dipendano soprattutto dal modo in cui ci si approccia alla visione.
ozpetek parla di altro, e da altri punti di vista. ozpetek è stracolmo di buoni sentimenti, di estrema delicatezza, ma i suoi omosessuali  non mi sembrano così diversi da questi. amano con la stessa intensità ed è un tipo di amore estremo e diverso da quello che siamo abituati a conoscere, penso che sia addirittura più forte.
ah, e poi il sesso non è una scena di vita quotidiana??!!


comunque in conclusione dopo  il cinema siamo tornati a casa e alla tele c'era "otto e mezzo" di Fellini e mi son resa conto che ci sono cose impossibili da riprodurre.
"io non insulto, giovanotto, diagnostico."
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snorky
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sesso è "scene di vita quotidiana",ma non per forza deve essere quelle dello shortbus...nel senso che non credo che il sesso quotidiano sia quello dello shortbus per la maggior parte delle persone...
Spezzo una lancia a favore del film dicendo che sì sono riusciti a non essere quasi mai volgari...
Ozpetek non parla di cose diverse da questo film, lo fa solo in modo più reale e lo sento più "umano"e vicino al mio "quotidiano"...qui davvero mi  è sembrato fin banale nell'espressione di sentimenti ed emozioni...
Mi dispiace non riuscire a cogliere l'intensità che tu hai visto, probabilmente questo film non è riuscito a toccare le mie corde...
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Prostataingrossata

Anch'io mi sono trovato fra gli spettatori di Shortbus, e mi sento vicino alle sensazioni di snorky.
La pellicola mi è sembrata una grande operazione mokfreak.
La fotografia di cui parla Garte è l'espressione più lampante degli intenti narrativi del film. Saturare i colori con dei filtri per simulare l'underground anni ottanta, la Manhattan di cartone colorata sono lo strumento ideale per autocelebrarsi, per chiarire a tutti le proprie origini, per dirci -hey ragazzi questo è Soho la NYC più a sinistra del Tribecafilmfestival-
La finta disinvoltura delle scene di sesso esplicito, non saranno volgari ma sicuramente non narrano, non serve a nulla. Sono una discreta quantità di munuti in cui il film non progredisce di una virgola nel plot. (I personaggi sono costretti a parlare per far capire allo spettatore il senso della storia)
Il regista dichiara un manifesto di realismo dove promette di voler trattare un tema delicato mostrandoci ogni aspetto fino in fondo, comprese penetrazioni e fellatio senza riserve, ma disattende fin dall'inizio. Ogni personaggio racconterà la sua storia sotto forma di confessione, rendendo inutili le precedenti scene di sesso che perdono il loro ruolo di chiavi di lettura, trasformandosi in semplici momenti voyeristici fine a se stessi (per un film del genere aver così bisogno del dialogo non è il massimo). Abbiamo già visto a sufficienza Il diavolo in corpo, La donna lupo,Ken Park ... per sapere che pompini ed eiaculazioni non sono un tabù. Anzi. Ci mancava il sesso omosessuale ma anche il nostro caro regista avanguardista se lo è risparmiato, palesando la sua piena coscienza di calcare senza esagerare una strada già battuta e sicura.
In definitiva questo film mi è sembrato un enorme videoclip cleidoscopico, ed estremamente leee(...)eento, in cui non si è affrontato nessun problema in particolare, nè l'omosessualità nè la depressione nè la cerebrazione del sesso.
(Semplicistico e di comodo voler togliere l'orgasmo proprio ad una terapeuta di coppia)

p.s. Ignobile l'heppy-ending alla John (Ford) Wayne, il guardone innamorato che lo salva-che-dopo-si-mette-insieme-al-modello-che-aveva-preso-a-cazzotti-che-poi-la-sessuologa-si-scopa-la-coppia-che-il-suo-ex-marito-si-fa-la-masochista-che...palle?
Ultima modifica di Sgt.Pepper il 21/02/2007, 13:10, modificato 1 volta in totale.
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ciacci
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concordo pienamente con garte.
la storia secondo me non è affatto lenta, scorre molto rapidamente..e in modo alternato alcune scene mi hanno fatto ridere parecchio, altre rattristare e riflettere.
i personaggi messi in scena non mi sono parsi delle caricature, delle macchiette..ma anzi tutti molto reali/realisti.
forse (riferendomi a quanto dice snorky) a volte si pensa che chi ha certe abitudini sessuali, anche nella quotidianità (casa lavoro..) debba per forza comportarsi in maniera strana..ma il messaggio non mi pare fosse questo. e poi non credo sia uno spaccato "tipico new yorkese", certe realtà ci sono davvero ovunque, e anche se così lontane dal nostro modo di vivere la sessualità non sono poi così rare.
anzi per me poi il sesso, pur essendone il filo conduttore, passa in secondo piano..i protagonisti diventano le relazioni interpersonali dei personaggi, le loro problematiche..

insomma, a me è piaciuto molto.
e al di là della storia, ho apprezzato anche le inquadrature.
(e new york fatta di cartone e coloratissima è bellissima*)
.LonDoN CaLliNg.
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Tra i film della rassegna 2006/2007 che ho apprezzato di più...
Bello.
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MARTEDÌ 27 FEBBRAIO 2007
IL VENTO CHE ACCAREZZA L'ERBA
Un film di Ken Loach.

Con Cillian Murphy, Padraic Delaney, Liam Cunningham, Orla Fitzgerald, Mary O'Riordan, Mary Murphy, Fiona Lawton.
Genere Drammatico, colore, 124 minuti. Produzione Francia, Irlanda, Gran Bretagna 2006.

Immagine

Irlanda 1920. Contadini e operai delle campagne si uniscono per reagire agli uomini dell'esercito britannico sbarcati in forze sull'isola per impedire qualsiasi tentativo di rivendicazione di indipendenza. Damien, che sta per partire per Londra per consolidare la sua professione di medico, decide di restare per lottare a fianco del fratello Teddy. Lo scontro porterà alla firma di un trattato con gli inglesi. Ma non tutto sarà finito perché la vittoria è solo apparente. Saranno le famiglie stesse a dividersi tra chi si ritiene soddisfatto del risultato conseguito e chi invece pensa che l'oppressione abbia solo mascherato la propria strategia.
In un'epoca in cui il terrorismo domina le news del mondo e in cui l'Irlanda del Nord sembra definitivamente uscita dalla spirale di odio che l'aveva avviluppata sino a pochi anni fa, può suonare strano che un regista come Ken Loach vada a riaprire una ferita apparentemente ormai suturata. Usiamo questo termine chirurgico perché non è sicuramente casuale il fatto che il protagonista sia un medico. Un giovane che sta per lasciare il Paese ma che non può non reagire dinanzi a episodi di brutale sopraffazione. Questa volta non è il 'comunista' Loach che narra ma il 'britannico' Ken nato nel Warwickshire che va ad indagare le dinamiche che conducono una persona dotata di cultura e di valori ad impugnare le armi per difendere i deboli contro le prevaricazioni di un Impero.
Michael Collins di Neil Jordan ci aveva mostrato il percorso inverso (da terrorista a firmatario di un accordo 'politico'). Il Damien di Loach potrebbe diventare un tranquillo borghese; si troverà invece a confrontarsi su sponde opposte con il proprio stesso sangue. "È facile sapere contro cosa si combatte. Più difficile è sapere in cosa davvero si crede" scriverà. Loach ne è consapevole e in questo film più che mai finisce con l'interrogarsi sulle ragioni degli uni e degli altri, non però certamente su quelle degli occupanti inglesi. Su quelle ha idee ben chiare.
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MARTEDÌ 6 MARZO 2007
C.R.A.Z.Y. 
Un film di Jean-Marc Vallée.
Con Michel Côté, Marc-André Grondin, Danielle Proulx, Émile Vallée, Pierre-Luc Brillant.
Genere Drammatico, colore, 125 minuti. Produzione Canada 2006.


Immagine

Quattro fratelli maschi, un padre ossessionato da machismo e virilità, una madre profondamente religiosa: in simili condizioni per Zachary, quarto e più sensibile tra cinque fratelli maschi, la scoperta dell’identità sessuale si trasforma in ricerca. In un viaggio (pre) adolescenziale carico di frustrazione e senso di colpa, si seguirà la crescita di Zachary, scandita da natali in famiglia e pulsioni contrastanti, verso il raggiungimento di un equilibrio chiamato consapevolezza.
Il cinema canadese riserva, seppur su frequenze modeste, piacevoli sorprese formato festival; è il caso di C.R.A.Z.Y., epopea familiare focalizzata sul singolo che serpeggia con pregevole sensibilità tra i più angusti recessi di una mente nell’età della formazione. La scelta di una struttura ripetitiva, in un intreccio cadenzato su raduni familiari e situazioni tipiche, evidenzia i cambiamenti dei caratteri stagliati sulle varie epoche, contraddistinte a loro volta da una colonna sonora eccellentemente missata. Tanti pregi dunque, tra cui una regia diligente e ricca di trovate, per un’opera che più che dire vuole smaniosamente mostrare: addirittura troppo. In un contesto delineato da un’ossatura a conti fatti abbastanza circoscritta, l’incapacità di Jean Marc Vallée di rinunciare a qualcosa, scaricando qualche quarto d’ora di zavorra in fase di montaggio, è ciò che fa volare C.R.A.Z.Y. a quote sensibilmente più basse rispetto alle proprie potenzialità. Come una bella canzone senza chiusura a tempo.
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In C.R.A.Z.Y. c'è una importante componente rock, ed è uno dei 5 film del 2006 preferiti da Max Collini degli Offlaga Disco Pax.
Così, tanto per.
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marlenina
Supremo
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Iscritto il: 26/10/2005, 14:57
Località: Cremona

Stupendo, però se ci stai mando te domattina a fare il compito di filo e italiano... :(
Bon, aspetto la rivelazione di chi sia l'importante componente rock...
...integrare la sconfinata equazione dell'universo per mezzo dell'Integrale elettrico di vetro, dal respiro di fuoco
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