Citazioni letterarie

Se vuoi fare il ciutto, è qui che devi scrivere.
mostrillo

Tutt'e due immobili, gli occhi fissi su quell'immensa distesa d'acqua. Da non crederci. Sul serio. Da rimanere li una vita, senza capirci niente, ma continuando a guardare. Il mare davanti, un lungo fiume alle spalle, la terra, alla fine, sotto i piedi.
E loro, li, immobili. Elisewin e Padre Pluche. Come un incantesimo. Senza neanche - un pensiero in testa, un pensiero vero, solo stupore. Meraviglia. Ed è dopo minuti e minuti - un'eternità - che Elisewin, finalmente, senza staccare gli occhi dal mare, dice:

- Ma poi, a un certo punto, finisce?

alessandro baricco - oceano mare
Avatar utente
Elisewin Bloom
Novizio
Novizio
Messaggi: 45
Iscritto il: 05/02/2007, 21:20

Uno si costruisce grandi storie, questo è il fatto, e può andare avanti anni a crederci, non importa quanto pazze sono, e inverosimili, se le porta addosso, e basta. Si è anche felici, di cose del genere. Felici. E potrebbe non finire mai. Poi, un giorno, succede che si rompe qualcosa, nel cuore del gran marchingenio fantastico, tac, senza nessuna ragione, si rompe d’improvviso e tu rimani lì, senza capire come mai tutta quella favolosa storia non ce l’hai più addosso, ma davanti, come fosse la follia di un altro, e quell’altro sei tu. Tac. Alle volte basta un niente. Anche solo una domanda che affiora. Basta quello.

OCEANO MARE - Baricco
E se piove ... Almeno ... Mi vedo ... L'arcobaleno ...
Avatar utente
fra
Novizio
Novizio
Messaggi: 38
Iscritto il: 15/01/2007, 16:25

Varia ha paura che fra noi sorgano complicazioni sentimentali e ci fa la guardia tutto il giorno. Non può capire, nel suo limitatissimo cervello, che noi siamo superiori all'amore. Sono tutte illusioni e volgarità che impediscono alla gente d'essere libera e felice, e noi le eviteremo: qui sta il senso, e lo scopo della nostra vita. Noi andiamo avanti, per la nostra strada, verso la stella che brilla laggiù a milioni di chilometri da noi! Nessuno ci può fermare! Forza! Avanti! Senza paura!

A. Cechov - Il giardino dei ciliegi
Avatar utente
Elisewin Bloom
Novizio
Novizio
Messaggi: 45
Iscritto il: 05/02/2007, 21:20

C'era però in quella solitudine qualcosa di nitido che in qualche modo affilava i sensi.

Il corpo sa tutto - B. Yoshimoto
E se piove ... Almeno ... Mi vedo ... L'arcobaleno ...
Avatar utente
fra
Novizio
Novizio
Messaggi: 38
Iscritto il: 15/01/2007, 16:25

Contro il tempo, se mai quel tempo verrà, in cui ti vedrò guardar con viso burbero i miei difetti, in cui il tuo affetto, indotto a ciò da considerazioni ben ponderate, vorrà saldare i suoi conti
contro il tempo in cui tu passerai accanto a me come un estraneo e appena mi saluterai con quel tuo occhio, fulgido come il sole, nel quale amore, trasmutato da quel che un tempo fu, troverà ragioni per assumere una composta gravità
contro quel tempo io cerco fin d'ora riparo entro la coscienza dei miei propri meriti e alzo questa mia mano contro me stesso per salvaguardare le legittime ragioni dalla parte tua
per abbandonar me, meschino!, tu hai dalla tua il rigore della legge, dappoichè io non posso addurre alcuna ragione perchè tu mi debba amare.

w. shakespeare - sonetti
PaulAnka

"Non parlo di parlare, Brod. Parlo di conversare. Discorsi che durano più di cinque minuti.
Fammi capire bene... quindi tu non stai parlando di parlare?
Vuoi che conversiamo sul conversare. E' giusto?"

"Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... Stiamo scrivendo... "

Jonathan Safran Foer - OGNI COSA E' ILLUMINATA
mik
Pratico
Pratico
Messaggi: 205
Iscritto il: 31/08/2006, 14:13

Una volta siccome mi sembra che siano passati anni piuttosto che settimane, ero un uomo come qualunque altro, e ogni giorno ogni ora, ogni minuto avevo un'idea. Il mio spirito giovane e ricco era pieno di fantasticherie; si divertiva a svolgermele dinanzi una dopo l'altra, senz'ordine e senza fine, ricamando con inesauribili arabeschi il tessuto ruvido e sottile della vita. Erano fanciulle, splendide cappe da verscovo, battaglie vinte, teatri pieni di rumore e di luce, e poi ancora fanciulle e cupe passeggiate notturne sotto le larghe braccia degli ippocastani. Nella mia immaginazione era sempre festa: potevo pensare a quel che volevo, ero libero.

Adesso sono prigioniero. Il mio corpo è incatenato in una cella, il mio spirito in cacere entro un'idea: un'orribile, una sanguinosa, un'implacabile idea. Non ho più se non un pensiero, una convinzione, una certezza: condannato a morte!

Per quanto faccia, questo pensiero infernale è sempre lì, al mio fianco, come uno spettro di piombo; solo e geloso scaccia ogni distrazione, a quattr'occhi con me miserabile, e mi scuote con quelle mani di ghiaccio quando voglio volgere altrove il capo o chiudere gli occhi; s'insinua sotto tutte le forme dove il mio spirito vorrebbe fuggire, si mescola come un orribile ritornello a tutte le parole che mi vengono rivolte, si aggrappa con me alle orribili inferriate della mia cella, mi ossessiona sveglio, spia il mio sonno convulso, e mi riappare nei sogni sotto la forma di un coltellaccio.

Victor Hugo, "l'ultimo giorno di un condannato"
Avatar utente
Elisewin Bloom
Novizio
Novizio
Messaggi: 45
Iscritto il: 05/02/2007, 21:20

Voleva osare. Se anche fosse stata un'illusione, un delirio, c'era più grandezza in questa follia che in tutta la loro saggezza.

Tous les hommes sont mortels - Simone de Beauvoir
E se piove ... Almeno ... Mi vedo ... L'arcobaleno ...
Avatar utente
Elisewin Bloom
Novizio
Novizio
Messaggi: 45
Iscritto il: 05/02/2007, 21:20

“Le parole!” risponde Pedro, visibilmente di buon umore. “Le donne sentono e vivono attraverso quanto viene detto, mai attraverso ciò che viene taciuto o tenuto segreto. Per le tue consimili, ciò che non si dice non esiste.”

L'albergo delle donne tristi - Marcela Serrano
E se piove ... Almeno ... Mi vedo ... L'arcobaleno ...
PaulAnka

OSKAR SCHELL
INVENTORE, DESIGNER DI GIOIELLI, FABBRICANTE DI GIOIELLI, ENTOMOLOGO DILETTANTE, FRANCOFILO, VEGANO, ORIGAMISTA, PACIFISTA, PERCUSSIONISTA, ASTRONOMO DILETTANTE, CONSULENTE  INFORMATICO, ARCHEOLOGO DILETTANTE, COLLEZIONISTA DI:
monete rare, farfalle morte di morte naturale, cactus in miniatura, cimeli dei Beatles, pietre semipreziose e altro
E-MAIL: OSKAR_SCHELL@HOTMAIL.COM
TEL. CASA: PRIVATO / CELL.: PRIVATO
FAX: NON CEL'HO ANCORA
"MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO" di Jonathan Safran Foer
turk-182

Tutto è collegato, alla fine.
Sorella e fratello. Una fantasia nel ciberspazio e un modo di vedere l’altro lato e una definizione di differenze che hanno meno a che vedere con il genere che con la differenza stessa, tutta la disputa, tutto il conflitto programmati.
Il ciberspazio è una cosa dentro il mondo, o il contrario? Quale contiene quale, e come si può esserne sicuri?
Una parola appare nel luccichio lattiginoso e argenteo del flusso di dati. Lo vedi sul tuo monitor, al posto del lanci e degli scoppi, delle detonazioni di ordigni potentissimi su barche o appesi a palloni, al posto delle schermate di dati che accompagnano le bombe. Un’unica serafica parola. Puoi esaminare la parola con un clic, rintracciare le sue origini, il suo sviluppo, il primo uso conosciuto, il suo passaggio da una lingua all’altra, e puoi chiamare la parola in sanscrito, greco, latino, e arabo, mille lingue e dialetti vivi e morti,  e trovare citazioni letterarie, seguire la parola attraverso i tunnel sotterranei della sue radici ancestrali.
Attacca, fai combaciare, collega.
E puoi guardare fuori dalla finestra per un attimo, distratto dal rumore dei bambini che giocano con un gioco inventato nel cortile di un vicino, una specie di kick ball forse, e parlano la tua lingua o corrono a cavalluccio sul prato incolto, ed è la tua voce che senti, essenzialmente, sotto il cielo dallo splendore vitreo, e guardi gli oggetti nella stanza, fuori dallo schermo, fuori dalla rete, la grana del legno della scrivania viva nella luce, il tenore denso e vissuto delle cose, le cose che chiedono di essere viste e mangiate, il torsolo della mela che si scurisce a un color seppia sul vassoio del pranzo e le dense misure dell’esperienza in una sola occhiata casuale, la candela riflessa nella curva del telefono, le ore segnate in numeri romani, e la patina della cera, e le volute del vimini intrecciato e l’orlo sbrecciato del boccale che contiene le tue matite gialle, tutte di traverso, e le vite stratificate della più semplice delle superfici, il burro spalmato che si scioglie sul pane sbriciolato, e il giallo del giallo delle matite, e tenti di immaginare la parola sullo schermo materializzarsi nel mondo, assumere tutti i suoi significati, il suo senso di serenità e contentezza fuori nelle strade, in qualche modo, il suo sussurro di riconciliazione, una parola che si protende all’infinito, il significato di accordo o contratto, il significato di riposo, il senso di silenzio calmante, il significato di salve o addio, una parola che porta con sé la luce ardente di un oggetto nel mezzogiorno assolato, il valore del tocco che unisce, ma è solo una sequenza di impulsi su uno schermo un po’ tetro, e la sola cosa che riesce a fare è renderti pensieroso – una parola che diffonde un desiderio attraverso la distesa viva della città e oltre i ruscelli sognanti e i frutteti, fino alle colline solitarie.
Pace.


Don DeLillo - Underworld
Avatar utente
gasta
Leggenda
Leggenda
Messaggi: 5237
Iscritto il: 17/03/2005, 20:51
Località: Cremona
Contatta:

Bomber se l'e' accaparrato la maestrina, una rossa che insegna alle elementari e che ha l'aria di averlo preso parecchio in quello che Bukowski chiamerebbe il tubo della stufa. A me tocca quindi quella che, in petroniano, abbiamo ribattezzato l'invornita: una dal cervellino grande quanto una noce, che a ogni mia battuta resta interdetta cinque secondi, poi ride a scoppio ritardato e solo per educazione.
Secondo Bomber l'invornita non ama prenderlo nel tubo della stufa, ma in compenso ha una bocca tipo bidone aspiratutto. E se Bomber dice che una ragazza ha una bocca tipo bidone aspiratutto, be', Bomber non sbaglia mai su queste cose.

Gianluca Morozzi
- Dieci cose che ho fatto ma che non posso credere di aver fatto pero' le ho fatte.
Avatar utente
fra
Novizio
Novizio
Messaggi: 38
Iscritto il: 15/01/2007, 16:25

Ora, ora sii per me il coltello.
Chiedimi come mai, ogni volta che mi mostri una ferita devo fare uno sforzo meschino per non fuggire.

D. Grossman - Che tu sia per me il coltello
Avatar utente
fataneve
Pratico
Pratico
Messaggi: 232
Iscritto il: 06/09/2006, 12:48
Località: la città dei violini

Io mi sono sentita ferita quando ho perduto
gli uomini dei quali mi ero innamorata.
Oggi sono convinta che non si perde nessuno,
visto che non si possiede nessuno.
Questa è l'utentica esperienza della libertà:
avere la cosa più importante del mondo,
senza possederla.

Undici minuti - P. Coelho
..Ci sono cose che non puoi vedere con gli occhi, devi vederle con il cuore e questo non è facile...

Mi sono vista morire non credevo, sono solo stordita da alcool, sigarette e i miei sogni

La mia anima è riflessa nei tuoi occhi
mostrillo

Volevo dire che io la voglio, la vita, farei qualsiasi cosa per poter averla, tutta quella che c'è,
tanta da impazzirne, non importa, posso anche impazzire ma la vita quella non voglio perdermela,
io la voglio, davvero, dovesse anche fare un male da morire è vivere che voglio

Oceano Mare
Baricco
rootsman
Maestro
Maestro
Messaggi: 651
Iscritto il: 09/09/2019, 22:01

[...]
leggendo il suo curriculum ad alta voce, l'esaminatore si fermò sul paese di residenza.
"Ah si, ho capito da dove viene!E' il paese di quel boss famoso...Sandokan, no?"
"No, è il paese di Peppino Diana!"
"Chi?"
Cipriano si era alzato dalla sedia e se n'era andato
[...]

Roberto Saviano, GOMORRA, p.263
turk-182

"Comunque, a dispetto di tutto, vorrei avere la mia Plymouth. Per un’ora sola vorrei averla. Lo so come funziona. Una sera ci porterei Jenny a fare un giro. Più supercilioso che mai, siederei al sul fianco, le mani sul volante, senza dire una parola. Lascerei che a parlare fosse la Plymouth. Andremmo a Santa Monica e parcheggeremmo la macchina in collina, là dove il mare incontra le stelle. Con un piccolo gesto indifferente girerei la chiave sul cruscotto e dal ventre della macchina la radio mi risponderebbe. Resterei lì forte e silenzioso, senza far nulla. Non ci sarebbe bisogno di dire a Jenny che i suoi capelli mi eccitano, che lo sguardo dipinto nei suoi occhi grigi è abbastanza per farmi dimenticare, almeno per un po’, la prosa, le trame e le altre cose debilitanti. Tutto sarebbe fatto a macchina; ma per un poco, un’ora sola sarebbe abbastanza".

John Fante - La grande fame
Avatar utente
BaroneBirra
Maestro
Maestro
Messaggi: 514
Iscritto il: 07/04/2007, 17:32
Località: cremona

IL LIBRO DEI SOGNI RICORRENTI, 1791
(...)
4:525 - Il sogno che noi siamo i nostri padri. Sono andato a piedi fino al Brod senza sapere perchè, e ho osservato il riflesso dentro l'acqua. Non riuscivo a distogliere lo sguardo. Che cos'era l'immagine che mi attirava a fissarlo? Cos'era che amavo? E poi lo riconobbi. Così semplice. Nell'acqua vedevo il volto di mio padre e così via, e così via, riflesso a ritroso verso l'inizio dei tempi, verso il volto di dio a cui immagine siamo stati creati. Ardevamo d'amore per noi stessi, noi tutti, iniziatori del fuoco di cui abbiamo sofferto - il nostro amore era l'afflizione per la quale soltanto il nostro amore era la cura...

OGNI COSA E' ILLUMINATA - Jonathan Safran Foer
Ultima modifica di BaroneBirra il 28/04/2007, 15:45, modificato 1 volta in totale.
Come uomo lavoro male.
Avatar utente
ianpaice
Supremo
Supremo
Messaggi: 958
Iscritto il: 27/12/2005, 16:16
Contatta:

"Se ci capita per le mani qualche volume , per esempio , di teologia o metafisica scolastica , domandiamoci : Contiene qualche ragionamento sperimentale su questioni di fatto e di esperienza ? No . E allora gettiamolo nel fuoco , perchè non contiene che sofisticherie e inganni."

David Hume

"Non è compito del magistrato indirizzare le leggi o alzare la spada contro tutte le cose che crede costituiscano un peccato presso la divinità."

John Locke
Ultima modifica di ianpaice il 08/05/2007, 14:43, modificato 1 volta in totale.
World was on fire, no one could save me but you.
turk-182

Da Lipperatura un'anticipazione di Contro il '68 di Alessio Bertante.

Le donne e gli uomini protagonisti della lunga stagione contestataria (in Italia sebbene in forma assai mutevole e crepuscolare dura fino alla metà degli anni Settanta), superata la soglia della maturità hanno più o meno consapevolmente castrato i propri figli, tenendo sotto tutela le loro aspirazioni e impedendoli anche a livello economico una reale emancipazione. Dal loro punto di vista noi saremo per sempre giovani. Nostro malgrado, invecchiando naturalmente come tutti gli altri uomini e donne prima di noi, ci mancherà il privilegio della maturità. E nonostante una formazione scolastica dignitosa - sicuramente priva delle agevolazioni politiche di cui hanno goduto i contestatori - non potremmo nemmeno contare su di una casa nostra e su di un posto di lavoro sicuro. Saremo costretti a vivere sotto tutela, all’ombra del perduto benessere dei nostri genitori. Come in una sorta di purgatorio laico al quale si accede senza avere commesso peccati.

Per noi non c’è benessere, non c’è proiezione immaginifica e soprattutto non c’è conflitto. La prima conseguenza di questo mancato spirito di rivalsa generazionale è la difficoltà di comunicazione. I trentenni italiani con i sessantottini non si parlano e non si capiscono. Tendiamo a evitarci cordialmente. Anche perché secondo una loro radicata, stravagante quanto infondata convinzione noi non abbiamo ancora guadagnato la pari dignità culturale, afflitti come siamo dalla sfortuna di aver trascorso la nostra giovinezza in un epoca di grande disagio esistenziale. L’incomprensione inevitabilmente genera spiacevoli equivoci. Guardando con sospetto qualsiasi fenomeno avvenuto dopo la loro irripetibile giovinezza, gli intellettuali sessantottini hanno cercato di etichettarci con delle categorie anonime e prive di significato: generazione x, generazione y, generazione del disimpegno, generazione dei mammoni, degli eterni adolescenti, degli inconcludenti che non se vanno di casa.

È umiliante. Manco fossimo dei bambolotti che non sanno camminare con le proprie gambe. Questo atteggiamento misto di incredulità e paternalismo benpensante, si è sviluppato nel tempo, si è rodato con gli anni e si è infine consumato fino alla nausea.

In quanto ultima generazione virtuosa dell’umanità, i sessantottini non si sono preoccupati di chi sarebbe venuto dopo di loro. Hanno vissuto nel presente, hanno lottato per il presente, creduto nel presente, bruciato il presente, senza mai provare a indirizzare lo sguardo in avanti. Per la loro immediatezza di vita “volevano tutto” e tutto hanno avuto. Anche meritoriamente, va detto perché il puro sentimento di appartenenza come la innata capacità di condivisione e di mobilitazione, furono risorse straordinarie, una forza d’urto rara e invidiabile. Ma purtroppo breve e non sempre onesta, perché proprio mentre ridicolizzavano aspramente l’aspirazione piccolo borghese del posto fisso e della tranquillità economica, si sono presi cura dei propri interessi: assunti a tempo indeterminato, garantiti al cento per cento, non licenziabili, molti sono diventati perfino baby pensionati, una bizzarria surreale ma significativa, esemplare per chi pensa di non avere eredi. E se lo Statuto dei lavoratori (promulgato nel 1970, inseguito alle lotte operaie dell’Autunno caldo) rimane una delle più importanti eredità politiche del Sessantotto, a noi nati dopo hanno lasciato in dote un mondo del lavoro disgregato e persecutorio, nel quale l’oramai capillare e consolidata diffusione del precariato è solo l’aspetto più appariscente di una crisi in realtà etica ed esistenziale, cominciata proprio con la loro sconfitta. Gramo destino il nostro. Fanalino di coda di una Europa ancora impalpabile, viviamo alla giornata senza riuscire a immaginare un futuro, come figli illegittimi di una nazione che rappresenta l’antitesi ideale e pratica di tutte le battaglie politiche e sociali degli anni settanta, una nazione fiaccata dal malcostume e culturalmente depressa. Nella loro illusione di eternità, hanno vissuto come se non ci sarebbe mai stato un ricambio.
Rispondi