Citazioni letterarie

Se vuoi fare il ciutto, è qui che devi scrivere.
cudiel

- E la signora Roberts? Come sta? Ha ancora quel fastidio al piede?
- Non più da quando gliel'hanno tagliato, grazie per l'interessamento, signore. Detto fra noi, signore, mi sarebbe andato benissimo anche se avessero amputato lei e salvato il piede.
Avevo già preparato un posticino sulla mensola del camino, ma tant'è, bisogna prendere le cose come vengono.

Douglas Adams, L'investigatore olistico Dirk Gently
Panda

«Latino, ragazzo. Non esistono lingue morte ma solo cervelli in letargo».

Carlos Ruiz Zafón, L'ombra del vento
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jami
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Ridacchiò. E questo ebbe un effetto su di me abbastanza disastroso. Se si fosse messa a urlare, a piangere, se fosse caduta svenuta per terra, tutto sarebbe rientrato nella regola. Ma si limitò a quel risolino sciocco. Era proprio uno spasso. Si era fatta fotografare come Iside da Geiger, qualcuno aveva fregato le foto e aveva fatto fuori Geiger sotto i suoi occhi, mentre era più sbronza di un congresso di reduci, e tutto le pareva talmente buffo. Allora ridacchiava. Un superspasso. I risolini crebbero di intensità e impazzavano per ogni angolo della stanza come topi. Stava per avere un attacco di isterismo. Scesi dalla scrivania, mi avvicinai a lei, e le assestai uno schiaffo.
I risolini si interruppero di colpo, ma lei non prestò maggiore attenzione allo schiaffo diurno di quanta ne avesse prestata a quelli notturni. Era probabile che tutti i suoi amici finissero prima o poi per prenderla a sberle. Cominciavo pure a capirli.

Raymond Chandler, Il grande sonno
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jami
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"LA SCUOLA È FINITA, SAPUTELLI DEL c@xxo! È F-OTTUTAMENTE-I-N-I-TA"

Lobo - L'ultimo czarniano
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viciousburger
Leggenda
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"Dirmi che potrei fare tutto quello che voglio è come levare il tappo dalla vasca da bagno e dopo dire all'acqua che può andare dove vuole. Voi provate, e vedrete quello che succede"

"Dunque, ma come fa la gente a non dire parolacce? Come è possibile? In un discorso ci sono tutte 'ste pause, dove per forza devi metterci un 'c@xxo' "

Nick Hornby, Non buttiamoci giù
i'm forever blowing bubbles.
cudiel

Sul pianeta rosso e desolato di Kakrafoon, in mezzo al vasto Deserto di Ruddlit, i tecnici stanno provando l'impianto del suono. Cioè, l'impianto era nel deserto, i tecnici invece no.
Si erano ritirati in un posto sicuro, la gigantesca nave di controllo degli Zona del Disastro, in orbita a circa seicentoquaranta chilometri dalla superficie del pianeta, e il funzionamento dell'impianto lo controllavano da lì. Chiunque si fosse trovato a meno di otto chilometri dagli altoparlanti, non sarebbe sopravvissuto alla prova del suono.

Le casse a neutroni degli altoparlanti svettavano infatti come torri gigantesche, nascondendo alla vista le file di reattori al plutonio e gli amplificatori sismici alle loro spalle.
Sepolti in un bunker di cemento sotto la città di altoparlanti c'erano gli strumenti che i musicisti avrebbero suonato a distanza dalla loro astronave: la massiccia gritarra fotonica, il basso detonatore, e la batteria megabang.
Prometteva di essere un concerto piuttosto rumoroso.
A bordo della gigantesca nave di controllo ferveva l'attività. L'astrolimousine di Hotblack Desiato, una specia di microbo vicino all'altra, era arrivata e aveva attraccato, e il corpo inerte di Hotblack veniva trasportato adesso lungo i corridoi dall'alto soffitto a volte per incontrare il medium che avrebbe decodificato e trasmesso i suoi impulsi psichici sulla tastiera della gritarra.

Il cantante solista del complesso si era rinchiuso in bagno con una boccetta di pillole e diceva che non sarebbe uscito se non quando gli avessero dimostrato in modo inequivocabile che non era un pesce. Il bassista stava mitragliando la propria camera da letto, e il batterista non si trovava da nessuna parte.
Dopo affannose ricerche si scoprì che si trovava su una spiaggia di Santraginus V, a più di cento anni luce di distanza, una spiaggia dove affermava di sentirsi felice già da più di mezz'ora, e dove aveva trovato un sassolino disposto a diventare suo amico.

Douglas Adams, Ristorante al termine dell'Universo
muke

«Parla la tua lingua, l'americano, e c'è una luce nel suo sguardo che è una mezza speranza.
È un giorno di scuola, naturalmente, ma lui non c'è proprio, in classe. Preferisce star qui, invece, all'ombra di questa specie di vecchia carcassa arrugginita, e non si può dargli torto - questa metropoli di acciaio, cemento e vernice scrostata, di erba tosata ed enormi pacchetti di Chesterfield di sgimbescio sui tabelloni segnapunti, con un paio di sigarette che sbucano da ciasuno».

Don DeLillo, Underworld

«Sono giorni ormai che piove e fa freddo e la burrasca ghiacciata costringe le notti ai tavoli del Posto Ristoro, luce sciatta e livida, neon ammuffiti, odore di ferrovia, polvere gialla rossiccia che si deposita lenta sui vetri, sugli sgabelli e nell'aria di svacco pubblico che respiriamo annoiati, maledetto inverno, davvero maledette notti alla stazione, chiacchiere e giochi di carte e il bicchiere colmo davanti, gli amici scoppiati pensano si scioglie così dicembre, basta una bottiglia sempre piena, finché dura il fumo».

Pier Vittorio Tondelli, Altri libertini

«Sulla prima pagina è scritto: Nell'affresco sono una delle figure di sfondo.
La grafia meticolosa, senza sbavature, minuta. Nomi, luoghi, date, riflessioni. Il taccuino degli ultimi giorni convulsi.
Le lettere ingiallite e decrepite, polvere di decenni trascorsi.
La moneta del regno dei folli dondola sul petto a ricordarmi l'eterna oscillazione delle fortune umane.
Il libro, forse l'unica copia scampata, non è più stato aperto.
I nomi sono nomi di morti. I miei, e quelli di coloro che hanno percorso i tortuosi sentieri.
Gli anni che abbiamo vissuto hanno seppellito per sempre l'innocenza del mondo.
Vi ho promesso di non dimenticare.
Vi ho portati in salvo nella memoria».

Luther Blissett, Q
adonis
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"le belle giornate esistono solo al mattino presto.
avrei dovuto ricordarlo.
le albe non sono che l'illusione della bellezza del mondo.
quando il mondo apre gli occhi,la realta' riprende i suoi diritti.e riappare il merdaio."

Jean-Claude Izzo, Chourmo. Il cuore di Marsiglia
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ianpaice
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"-Dico a voi, ehi, paladino! -insiste Carlomagno. -Com'è che non mostrate la faccia al vostro re?
La voce usci netta dal barbazzale. -Perché io non esisto, sire.
-O questa poi! -esclamò l'imperatore. -Adesso ci abbiamo in forza anche un cavaliere che non esiste! Fate un po' vedere.
Agilulfo parve ancora esitare un momento, poi con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto. Nell'armatura bianca dall'iridescente cimiero non c'era dentro nessuno.
-Mah, mah! Quante se ne vedono! -fece Carlomagno. -E com'è 'che fate a prestar servizio, se non ci siete? -Con la forza di volontà, - disse Agilulfo, - e la fede nella nostra santa causa!
-E già, e già, ben detto, è cosi che si fa il proprio dovere. Be', per essere uno che non esiste, siete in gamba!"

Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
World was on fire, no one could save me but you.
Becky
Novizio
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"Indicibile uno, strappato al segreto suo vivo, per sempre finito; se per la gente a venire, in grandezza caduto - l'immemore tempo è nessuno, e non cade. Perdono?"

Clemente Rebora, Perdono
"O Wind, if Winter comes, can Spring be far behind?"
mostrillo

"Ascoltami, Jun... guardami e chiedimi quello che vuoi...
Ma Jun non disse nulla. Semplicemente, senza che un solo angolo del suo volto si muovesse, e assolutamente in silenzio, iniziò a piangere, in quel modo che è un modo bellissimo, un segreto di pochi, piangono solo con gli occhi, come bicchieri pieni fino all'orlo di tristezza, e impassibili mentre quella goccia di troppo alla fine li vince e scivola giù dai bordi, seguita poi da mille altre, e immobili se ne stanno lì mentre gli cola addosso la loro minuta disfatta. Così piangeva, Jun. E non smise mai, nemmeno per un attimo, mentre le sue mani spogliavano il signor Rail, e nemmeno dopo, a vederlo nudo sotto di sé e a baciarlo ovunque, non smise mai, continuò a sciogliere il grumo della propria tristezza in quelle lacrime immobili e silenziose - non ci sono lacrime più belle - mentre stringeva fra le mani il sesso del signor Rail e lentamente passava le labbra su quella pelle liscia e incredibile - non c'erano labbra più belle - e piangeva, in quel suo modo invincibile, quando aprì le gambe e in un istante, un po’ con rabbia, prese il sesso del signor Rail dentro di sè, e dunque, in un certo modo, tutto il signor Rail dentro di sé, e puntando le braccia sul letto, guardando dall'alto il volto dell'uomo che era andato dall'altra parte del mondo a scopare una donna bellissima e negra, a scoparla con così appassionata esattezza da lasciarle un bambino nel ventre, guardando quel volto che la guardava prese a rigirare dentro di sé la vinta resistenza che era il sesso del signor Rail, a rigirarlo e domarlo perdutamente, perchè entrasse ovunque, dentro di lei, e ritmicamente scivolasse nella follia, mai smettendo di piangere - se quello lo si può chiamare semplicemente piangere - eppure con sottile e sempre maggiore violenza, e furore forse, mentre il signor Rail le piantava le mani nei fianchi, nell'inutile e falso tentativo di fermare quella donna che si era presa ormai il suo c@xxo e con movimenti ciechi ormai strappato dalla mente tutto ciò che non era l'elementare pretesa di godere ancora, e ancora di più. E non smise di piangere - e di tacere - di piangere e di tacere, nemmeno quando lo vide, l'uomo che era sotto di lei, chiudere gli occhi non veder più niente, e lo sentì, l'uomo che aveva dentro, venire tra le sue cosce piantandole istericamente il c@xxo nelle viscere in quella specie di percossa intima e indecifrabile che lei aveva imparato ad amare come nessun altro dolore

Alessandro Baricco, Castelli di rabbia

Sì: MI PIACE BARICCO E Sì, Sì, Sì: SONO PROLISSA!!! >:(
Ultima modifica di mostrillo il 01/02/2006, 12:59, modificato 1 volta in totale.
mostrillo

Hacarus e Sys Req stanno prendendo importanti decisioni politiche, avvalendosi di “Filex, un computer a comando vocale contenuto in un gatto”

- (...) Quante probabilità abbiamo di trovarla in tempo?
- Non lo so – disse Sys Req – Filex non funziona più. È arrabbiato.
- Sovraccarico di input?
- No, gli dà fastidio la pila nel sedere. È abituato con la spina
_____________________________

- Lei è licenziato – disse Hacarus – passando dalla mia segretaria si faccia dire quale sarà il nuovo incarico. Pulizia delle scale, addetto alla macchina tritadocumenti o lavavetri.
- Non potrei suicidarmi? – chiese il signor Boing.
- In questo caso, stanza 27. Il noleggio della pistola costa 10 dollari, più 6 per la pulizia del locale.
- Grazie – disse il signor Boing con un filo di voce
- Di niente.

Stefano Benni, Spiriti
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cagliostro
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Iscritto il: 01/02/2006, 11:35
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Tyger Tyger burning bright,
In the forests of the night:
what immortal hand or eye
Could frame thy fearful symmetry?

William Blake, The Tyger
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Prostataingrossata

Se domani, dopo la vittoria di stanotte, contemplandoti nudo allo specchio scoprirai un secondo paio di testicoli, che il tuo cuore non si gonfi di orgoglio, figlio mio, vuol semplicemente dire che ti stanno inculando.

Daniel Pennac, La fata carabina
Landrew

«Se Dio esiste, spero che abbia una scusa valida».

Daniel Pennac, La fata carabina
Prostataingrossata

Buuuuuuuuuuuuuu questa la volevo dire io. Infame.
flatlandiaman
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Iscritto il: 25/02/2006, 17:24

Bella ianpaice, Il cavaliere inesistente è uno dei libri che più mi son piaciuti.
Io cito:

"Ecco, si sente un cavallo venir su per la ripida strada, ecco che si ferma proprio qui alla porta del monastero. Il cavaliere bussa. Dalla mia finestrella non si riesce a vederlo, ma ne intendo la voce. - Ehi, buone suore, ehi, udite!"

"Un po' galoppo per i campi di guerra tra duelli e amori, un po' mi chiudo nei conventi, meditando e vergando le storie occorsemi, per cercare di capirle"

Italo Calvino, Il cavaliere inesistente
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cagliostro
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"Professor Marescalchi, cosa si prova a essere un sopravvissuto?"
Andrea ha l'immediata consapevolezza che una triviale formula giornalistica abbia fissato per sempre la sua identità. In questo preciso momento, una marchiana volgarità è calata su di lui una volta per tutte con l'ineluttabile potenza del luogo comune. Nessun sofisticato processo autoriflessivo di definizione del proprio Io, nessun tortuoso cammino di ricerca interiore potrà mai competere con la violenza primitiva di uno slogan pubblicitario o di un lancio d'agenzia. D'altra parte, la donna concitata che lo ha marchiato con le proprie parole è una giornalista: spara ad altezza d'uomo, impossibile per lei mancare il bersaglio. A lei Andrea Marescalchi sarà tributario per il resto della vita della propria concezione di sè.

Antonio Scurati, Il sopravvissuto
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Piperita
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"che bel falò potremmo fare insieme
sussurrava"

Tim Burton, Morte malinconica del bambino ostrica
che cosa farei, io, che cosa potrei mai fare, tutto il giorno, voglio dire, tra il campanello del risveglio e quello del sonno?..
Landrew

"Stefano era il più bello, aveva gli occhi azzurro trasparente, lo sguardo dolce e un'eleganza naturale. Poz era il più malinconico, ma qualsiasi cosa facesse gli riusciva bene. Riccardo era il più indipendente e furbo di tutti noi. E Roberto aveva un senso dello humour cosi sottile che ancora rimane la cosa che mi manca di più in assoluto. Poi c'ero io, il predicatore del gruppo, l'uomo che metteva sempre tutti alla prova per poterne rimanere deluso. Cinque giusti. Pigiati nel maggiolone con le bottiglie di birra vuote, "i cadaveri", nel baule che suonavano una danza balinese ad ogni curva. E cosi, in una di queste notti mentre andavamo verso la raffineria ascoltando per lo più "Los Angeles's stories" dei Gun Club o i Wall of woodoo, io ero solito domandare serio: "Morireste per me?". E tutti ridevano e mi pigliavano per il çul°. Tutti tranne Roberto. Eravamo belli. Molto belli. Forse anche un po' nazi a crederci e a determinare razza superiore ed eletta. O forse eravamo solo un po' froci e non lo sapevamo."

"E fu allora che Riccardo mi disse piano, a bassa voce mentre nuotava nell'acqua radioattiva: "Tu non sei libero se hai paura di morire. Stiamo facendo l'unica cosa che ci è permesso fare. Tu non sai fare neanche questo. lo morirei per questa coglionata...". Poi si fermò aggrappandosi ai rami che sporgevano dalla sponda e aggiunse: "Ma non morirei per te". Continuai a inveire come se non avessi sentito le sue parole ma non pensavo più a quello che dicevo. Stavo male. Di un dolore rabbioso e grottesco. Come quando scopri che gli altri avevano ragione e tu non ci avevi neanche pensato. Riccardo mi aveva dimostrato che il suo amore per me era vero, non un'amicizia postadolescenziale idealizzata. Non la mediocrità che stavo sentendo io per loro."

Manuel Agnelli, Morireste per me?, da Il meraviglioso tubetto

Dedicata con Amore vero a Pepper e Felice.
Ultima modifica di Landrew il 15/05/2006, 13:33, modificato 1 volta in totale.
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