Citazioni letterarie

Se vuoi fare il ciutto, è qui che devi scrivere.
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Vitellozzo
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turk-182

«È un dolce presera italiano che va nel soffio tiepido e niente pare ora dentro il male e il soffio carezza le piane, e le catene dei colli, le rade e i valli del paese che muore Italia. È un Paese che muore sui giornali, l’Italia, nella carta di pastastracci e senza collanti e umida di stampa dei quotidiani di giorno in giorno. Fatti politici oscuri che spaccano le leggi, incrinano la storia. Le istituzioni di getto avvolte nelle spire azzurrine delle fiamme, dell’ignominia, dell’immoralità. Imminenza di tragedia nazionale, la politica sbilanciata pronta al crollo, e il popolo diviso non era preparato a tutto questo dopo un decennio altrettanto cupo, con tante morti e fatti capitali, anni Settanta Pochi giorni addietro i magistrati, scesi da Milano nell’Aretino, hanno compiuto irruzione nella villa chiamata Wanda dell’uomo chiamato Licio Gelli, essendo egli assente, e hanno sequestrato documenti segreti, piani di azione, strategie golpiste e una lista di nomi sacri e intelligibili, una loggia che dall’interno dei palazzi intendeva stornare il potere verso un nuovo immaginato Stato, pulito e autorevole e dittatoriale, e nel centro di questo paese che muore, nella piana dolce laziale, in fondo a un buco è una piccola mummia raggrinciata come un feto e piccina di fango che copre il corpicino di un bimbo e ancora non si leva da lui lamento o se si leva da lui, sepolto vivo 36 metri sotto il terreno in un foro di centimetri 30, nessuno lo ascolta poiché il foro traverso cui è precipitato è stato coperto. Da una lastra. Metallica.
Sono le 19.12.»

Giuseppe Genna, Dies Irae

c@xxo. Leggete questo libro.
Ultima modifica di turk-182 il 04/10/2006, 14:48, modificato 1 volta in totale.
Ranca

How happy is the blameless vestal's lot!
The world forgetting, by the world forgot.
Eternal sunshine of the spotless mind!
Each pray'r accepted, and each wish resign'd."


[Com'è felice il destino dell'incolpevole vestale!
Dimentica del mondo, dal mondo dimenticata.
Infinita letizia della mente candida!
Accettata ogni preghiera, e rinunciato ogni desiderio.]

Alexander Pope, Eloisa to Abelard
flatlandiaman
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«I veri eroi sono quelli che ogni giorno si alzano dal letto e affrontano la vita anche se gli hanno rubato i sogni e il futuro. Quelli che alzano la saracinesca di un bar o di un’officina, che vanno in un ufficio, in una fabbrica. Che non lottano per la gloria o per la fama, ma per la sopravvivenza. Sono coraggiosi. Gli eroi veri non stanno a cavallo».

Fabio Volo, Esco a fare due passi
mostrillo

(...) un avvenimento è tanto più significativo e privilegiato quanti più casi fortuiti intervengono a determinarlo?
Soltanto il caso può apparirci come un messaggio. Ciò che avviene per necessità, ciò che è atteso, che si ripete ogni giorno, tutto ciò è muto. Soltanto il caso ci parla. Cerchiamo di leggervi dentro come gli zingari leggono le immagini formate dai fondi di caffé in una tazzina.

Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere
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Piccola
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"Il modello non è che l'occasione, un pretesto. Non è il soggetto che viene rivelato dal pittore. È il pittore che, sulla tela dipinta, rivela se stesso."

Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray
"La prova principale della vera grandezza di un uomo consiste nella percezione della propria piccolezza"
(Einstein)
lapierina
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Cristo, ma le vedevi le strade?
Anche solo le strade, ce n'era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una
A scegliere una donna
Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire.
Tutto quel mondo
Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce
E quanto ce n'è
Non avete mai paura voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell'enormità, solo a pensarla?
A viverla...
Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta.
E di desideri ce n'erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa.
Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande per me. È un viaggio troppo lungo.
È una donna troppo bella. È un profumo troppo forte. E' una musica che non so suonare.
Perdonatemi. Ma io non scenderò. Lasciatemi tornare indietro.
Per favore

È un lavoro di cesello. Ho disarmato l'infelicità. Ho sfilato via la mia vita dai miei desideri. Se tu potessi risalire il mio cammino, li troveresti uno dopo l'altro, incantati, immobili, fermati lì per sempre a segnare la rotta di questo viaggio strano che a nessuno mai ho raccontato se non a te.

Alessandro Baricco, Novecento
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ciacci
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Posso scrivere i versi più tristi questa notte
Scrivere, ad esempio: “la notte è stellata, e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza”.
Il vento della notte gira nel cielo e canta.
Posso scrivere i versi più tristi questa notte
Io l’amai, e alle volte anche lei mi amò.
Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia
La bacia tante volte sotto ilo cielo infinito

Lei mi amò, a volte anch’io l’amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi
Posso scrivere i versi più tristi questa notte
Pensare che non l’ho, dolermi d’averla perduta
Udire la notte immensa, più immensa senza lei
E il verso cade sull’anima come sull’erba la rugiada
Che importa che il mio amore non potesse conservarla
La notte è stellata e lei non è con me
È tutto.
In lontananza qualcuno canta, in lontananza
La mia anima non si accontenta di averla perduta
Come per avvicinarla, il mio sguardo la cerca
Il mio cuore la  cerca, e lei non è con me
La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi
Noi, quelli di allora, più non siamo gli stessi.
Più non l’amo, è certo, ma quanto l’amai
La mia voce cercava il vento per toccare il suo udito
D’altro, sarà d’altro. Come prima dei miei baci
La sua voce, il suo corpo chiaro, i suoi occhi infiniti
Più non l’amo, certo, ma forse l’amo
È così breve l’amore e così lungo l’oblio
Perché in notti come queste la tenni fra le mie braccia
La mia anima non si rassegna di averla perduta
Benché questo sia l’ultimo dolore che lei mi causa
E questi siano gli ultimi versi che io le scrivo

Pablo Neruda, Poesie
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Piperita
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"Mica tutti capiscono la loro bellezza"

J.K. Rowling, Harry Potter e il principe mezzosangue
che cosa farei, io, che cosa potrei mai fare, tutto il giorno, voglio dire, tra il campanello del risveglio e quello del sonno?..
turk-182

Iniziai a articolare il mio io so, l’io so del mio tempo. Io so e ho le prove. Io so come hanno origine le economie e dove prendono l’odore. L’odore dell’affermazione e della vittoria. Io so cosa trasuda il profitto. Io so. E la verità della parola non fa prigionieri perché tutto divora e di tutto fa prova. E non deve trascinare controprove e imbastire istruttorie. Osserva, soppesa, guarda, ascolta. Sa. Non condanna in nessun gabbio e i testimoni non ritrattano. Nessuno si pente. Io so e ho le prove. Io so dove le pagine dei manuali d’economia si dileguano mutando i loro frattali in materia, cose, ferro, tempo e contratti. Io so. Le prove non sono nascoste in nessuna pen-drive celata in buche sotto terra. Non ho video compromettenti in garage nascosti in inaccessibili paesi di montagna. Né possiedo i documenti ciclostilati dai servizi segreti. Le prove sono inconfutabili perché parziali, riprese con le iridi, raccontate con le parole e temprate con le emozioni rimbalzate su ferri e legni. Io vedo, trasento, guardo e parlo, e così testimonio, brutta parola che ancora può valere quando sussurra: «È falso» all’orecchio di chi ascolta le cantilene a rima baciata dei meccanismi del potere. La verità è parziale, in fondo se fosse riducibile a formula oggettiva sarebbe chimica. Io so e ho le prove. E quindi racconto. Di queste verità.

Roberto Saviano, Gomorra

Senza esitazioni, il più bel libro dell'anno.
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ciacci
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*
El que estè enamorado hace el amor todo el tiempo,
incluso cuando no lo està haciendo.
Cuando los cuerpos se encuentran, es simplemente la gota que colma el vaso.
Puedon permanecer juntos durante horas, incluso dìas.
Puedon empezar la danza un dìa y acabar el dia siguiente, o incluso no acabar, de tanto placer.
Nada que ver con once minutos.

*

Paulo Coelho, Once minutos
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baol
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premessa: sono il primo a non sopportare i post troppo lunghi, ma vi chiedo un po’ di  pazienza e di leggere.
stasera mi sono messo a spizzicare tra i miei libri..ne ho trovato uno che mi ha prestato mio zio, è l’intervista dialogo di tiziano terzani con suo figlio...
a me ha fatto pensare immensamente a Cremonapalloza

Tiziano: Mi sono spesso chiesto, strada facendo, da dove sarebbe arrivata la soluzione al problema che affrontiamo, quello dell’umanità che mi sembra stia annaspando nella sua ricerca di una soluzione a quello che non va.
una volta attraversando in nave lo stretto di malacca, in una di quelle belle serate in cui si stava sulla tolda della nave a guardare il tramonto, vidi all’orizzonte decine di splendide isolette e mi venne la divertente idea che la soluzione sarebbe arrivata da una congiura di poeti. perchè soltanto la poesia mi pareva potesse ridarci una spinta di speranza.
identificai un’isola lontanissima, insignificante, che non era segnata su nessuna carta, ma in cui immaginavo crescesse una generazione di giovani poeti che aspettavano il momento di prendere in mano le sorti del mondo. avevo in qualche modo il sentimento che non c’era una soluzione nei partiti, nelle istituzioni, nelle chiese, dove tutti ripetono le stesse cose, oggi per giunta senza neanche più quella carica ideologica che c’era stata nel passato.
finchè venisti tu a dire una cosa che mi colpì. dicesti che vivendo in india o in california o viaggiando ti capitava di incontrare gente nuova, mai vista, e di renderti conto, nel mezzo del discorso, che usava un linguaggio in cui ricorrevano parole che vi legavano. allora venisti fuori con un’idea che trovai brillante: che esiste nel mondo quella che tu chiamavi l’Organizzazione.
quel nome da dove viene?
Folco: L’ho inventato.
Tiziano: Ma il bello è che non è una organizzazione. è la cosa più disorganizzata, più informale, più inesistente che ci sia, che però attraverso strane vie lega tutta una serie di persone a delle stesse idee, delle stesse intenzioni, delle stesse aspirazioni. e questo mi pareva coincidere anche con la mia congiura dei poeti. un gesto, un darsi la mano in un certo modo, una sorta di mistica massoneria, nel mondo dei giovani in particolare, in cui in qualche modo si trovano nuove vie o si sente che c’è qualcosa di nuovo nell’aria. [...] C’è la sensazione che tutti partecipano a una cosa misteriosa in cui ci sono i fili, ci sono i capi, ci sono i coetanei, gli amici [...] ti svegli una mattina e senti che fai parte di questa cosa, senza sapere bene cosa sia, dove abbia la sua base, chi ne faccia parte."

Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio. Un padre racconta al figlio il grande viaggio della vita, a cura di Folco Terzani
...it's only your mind, you know...

L'uomo capisce tutto.
Tranne le cose perfettamente semplici.

errare è umano, correggere lecito, cliccare invia prima d’aver ricontrollato è ma porca tr°i@ che figura di m.rd@.
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Vitellozzo
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A Silvio

Vita assaporata
Vita preceduta
Vita inseguita
Vita amata
Vita vitale
Vita ritrovata
Vita splendente
Vita disvelata
Vita nova

Sandro Bondi
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A Piergiorgio Welby

Abissi celesti.
Sconfinate armonie.
Angoscia della vita:
pensare il limite inesistente.
L’amore è speranza. Prova del mistero.

Sandro Bondi
PaulAnka

"Negli occhi della gente si vede quello che vedranno, non quello che hanno visto"

"Suonavamo tre, quattro volte al giorno. Prima per i ricchi della classe lusso, poi per quelli della seconda, e ogni tanto si andava da quei poveracci e si suonava per loro, ma senza la divisa, così come veniva, e ogni tanto suonavano anche loro, con noi. Suonavamo perchè l'oceano è grande e fa paura, suonavamo perchè la gente non sentisse passare il tempo, e si dimenticasse dov'era e chi era. Suonavamo per farli ballare, perchè se balli non puoi morire, e ti senti dio. E suonavamo il ragtime, perchè è la musica su cui dio balla, quando nessuno lo vede.
Su cui dio ballava, se solo era negro."

Alessandro Baricco, Novecento
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garte
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Iscritto il: 17/01/2004, 15:22
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"Esiste una metafisica dei tubi. Slawomir Mrozek ha scritto sui tubi flessibili parole che non si sa se siano di una perturbante profondità o magnificamente deliranti. Forse sono tutto questo insieme: i tubi sono straordinari miscugli di pieno e di vuoto, sono materia cava, una membrana di esistenza che ricopre un fascio di inesistenza. Il tubo flessibile è la versione molle del tubo. Eppure la mollezza di cui è dotato non lo rende meno enigmatico.
Dio possedeva la flessibilità di quest'ultimo e al tempo stesso giaceva rigido e inerte, confermando così la sua natura di tubo. Sperimentava la serenità assoluta del cilindro. Filtrava l'universo e non tratteneva niente."

Amélie Nothomb, Metafisica dei tubi
"io non insulto, giovanotto, diagnostico."
http://rhuna.etsy.com
signo
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forse, un giorno, non sapremo più esattamente che cosa ha potuto essere la follia. [...] quale sarà il supporto teorico di questo mutamento? la possibilità di padroneggiare la malattia mentale come una qualsiasi affezione organica? il controllo farmacologico preciso di tutti i sintomi psichici? [...] i progressi della medicina potranno far scomparire completamente la malattia mentale, come già la lebbra e la tubercolosi;ma so che una cosa sopravviverà, e cioè il rapporto tra l'uomo e i suoi fantasmi, il suo impossibile, il suo dolore senza corpo, la sua carcassa durante la notte; che, una volta messo fuori circuito ciò che è patologico, l'oscura appartenenza dell'uomo alla follia sarà la memoria senza età di un male cancellato nella sua forma di malattia, ma irriducibile come dolore.

Michel Foucault, Storia della follia nell'età classica
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ciacci
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Voglio che sappia
una cosa.

Tu sai com'è questo:
se guardo
la luna di cristallo, il ramo rosso
del lento autunno alla mia finestra,
se tocco
vicino al fuoco
l'impalpabile cenere
o il rugoso corpo della legna,
tutto mi conduce a te,
come se ciò che esiste,
aromi, luce, metalli,
fossero piccole navi che vanno
verso le tue isole che m'attendono.

Orbene,
se a poco a poco cessi di amarmi
cesserò d'amarti a poco a poco.
Se d'improvviso
mi dimentichi,
non cercarmi,
ché già ti avrò dimenticata.

Se consideri lungo e pazzo
il vento di bandiere
che passa per la mia vita
e ti decidi
a lasciarmi alla riva
del cuore in cui affondo le radici,
pensa
che in quel giorno,
in quell'ora,
leverò in alto le braccia
e le mie radici usciranno
a cercare altra terra.

Ma
se ogni giorno,
ogni ora
senti che a me sei destinata
con dolcezza implacabile.
Se ogni giorno sale
alle tue labbra un fiore a cercarmi,
ahi, amor mio, ahi mia,
in me tutto quel fuoco si ripete,
in me nulla si spegne nè si oblia,
il mio amore si nutre del tuo amore, amata,
e finché tu vivrai starà tra le tue braccia
senza uscir dalle mie.

Pablo Neruda

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.LonDoN CaLliNg.
PaulAnka

"Mammina, cos'è successo a papà?"
"Era un poeta."
"Cos'è un poeta, mammina?"
"Ha detto che non lo sapeva. Adesso basta, lavati le mani, stiamo per cenare."
"Non lo sapeva?"
"È così, non lo sapeva. Adesso muoviti, ti ho detto di lavarti le mani..."

Charles Bukowski, Compagni di sbronze
mostrillo

Chi tende continuamente “verso l'alto” deve aspettarsi prima o poi d'essere colto dalla vertigine. Che cos'è la vertigine? Paura di cadere? Ma allora perche’ ci prende la vertigine anche su un belvedere fornito di sicura ringhiera? La vertigine è qualcosa di diverso dalla paura di cadere. La vertigine è la voce del vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta, è il desiderio di cadere, dal quale ci difendiamo con paura.

Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere
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