I libri rimangono nella mente o nel cuore?

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snorky
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Cosa vi resta di un libro?
Mi sono resa conto che di alcuni libri che ho letto tempo fa, magari non ricordo trama o personaggi, ma mi rimangono fortissime sensazioni.
Capita anche a voi?
...and if your doorbell rings and nobody's there,that was no Martian....it's Halloween.
GuyFawkes

no.
ma ciò che non mi resta è lo spazio che occupano in libreria.
o sul pavimento se sono di recente acquisto.
Neuz

Si esatto...difficile che io mi ricordi nomi di personaggi dei libri che leggo. (Al di là che ho 0 memoria per i nomi in generale)
Mi dispiace, mi dispiace un sacco.
Ci sono libri che ho letto con profonda attenzione e coinvolgimento che purtroppo ricordo a fatica.
Non sarò mai in grado di parlare per citazioni.

Quando leggo un libro è decisamente più facile che poi, ripensandoci mi ricordi di più che periodo era della mia vita. Cosa stavo facendo.

Nel caso di "Ti prendo e ti porto via" oppure del "Giovane holden" io ero li. Ero davvero nel libro e vivevo ciò che leggevo.
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(A)narchiste
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Io attuo un meccanismo strano. Leggo mettiamo Lucrezio, o anche Saviano, o anche Odifreddi. Dimentico ogni forma, ovvero date e nomi, ne massacro il contenuto, uccido la trama in sostanza - ad esempio quando un personaggio viene fatto morire dall'autore e la cosa non mi va giù, "lo salvo" facendolo rivivere nella mia mente -, ed estraggo aspetti, anche semplici descrizioni di luoghi, associandoli a parole e sensazioni. M'è capitato una sera invernale di essere a passeggio nella nebbia e ad un certo punto è affiorato nitido nella mia mente l'odore di cannella ed alcuni versi di Ezra Pound che avevo associato alla nebbia e al freddo. Anche in un abbraccio, o in una stretta di mano, molto spesso affiorano ricordi che non sono miei, ma appartengono direttamente al protagonista di un romanzo.
Ultima modifica di Anonymous il 18/09/2007, 23:23, modificato 1 volta in totale.
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il_fafao
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Bello questo tuo approccio, (A)narchiste: un ottimo esempio di critica come arte.
Per quanto riguarda me, ci sono libri che, pur essendo ben scritti, rappresentano solo buoni esempi di romanzate. Ideali da leggersi sotto l'ombrellone ma che non lasceranno mai nulla di non diverso dall'effimero. "Libri", per l'appunto.
Poi ci sono opere o volumi per cui si è attuato un vero e proprio scambio ("qualcuno", se non erro, lo sintetizzava nella formula "Blood into ink, ink into blood"); e che rimangono nel cervello (Nietzsche...), nel naso (Proust...), sul palato (Sà-Carneiro, Pessoa, Wilde...), nel sangue (Mallarmè, Tondelli, Celine...)...
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baol
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e i libri che restano sullo stomaco?
mi sono trovato a leggere roba indecente ("il cacciatore di aquiloni" e "viandante sul mare di nebbia" su tutti)
o molto, molto forte, di quelli che fanno vacillare il mondo come lo hai sempre visto (girard, nietzsche, qualche libro di storia).
ricordo solo la sensazione di nausea.
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Jack Starks
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Quando finisco un libro, mi rimane nella testa il messaggio che ha lanciato chi lo ha scritto e talvolta fa vacillare davvero le mie convinzioni, a volte intacca il mio pensiero o il mio stomaco.
Purtroppo, anche quando il libro gratta sulle pareti dell'anima, la realtà nella quale viviviamo si mangia tutto quanto di buono è passato tra quelle pagine.
Dopo aver letto un qualsiasi libro rimane poco o nulla, altrimenti non vivremmo nel mondo nel quale viviamo.
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marlenina
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Ho bisogno di sottolineare i libri che leggo, cospargerli qua e là di segni di matita, lasciando l'espressione più o meno intensa e piena di ciò che mi ha dato un certo passo alle sfumature della matita o alle parole che ci scrivo a fianco. Mi è molto utile e di estremo piacere e, spesso, stupore, riprendere in mano qualche libro e far riaffiorare così alla mente tutto: il libro, le sensazioni, i pensieri, persino le circostanze in cui lessi. Poi ci pensa la memoria a far affiorare cose che ho letto, come flash, nella vita quotidiana: descrizioni, sensazioni, pensieri e azioni...
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McA
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marlenina ha scritto: 19/09/2007, 14:01riprendere in mano qualche libro e far riaffiorare così alla mente tutto
Marlenina, così - più che altro - fai riaffiorare tutto... Ma al cuore.
Io tendo a divorare i libri, a esaurirli in giornata/nottata, o comunque in meno giorni possibili, proprio per evitare tutto ciò.
Non voglio ritrovarmi a pensare al periodo della mia vita in cui ho letto il libro: voglio che il libro riaffiori alla mia mente, non al mio cuore (cosa che evidentemente non mi impedisce di amare alla follia molti libri). Fruisco della lettura di un libro come della visione di un film. Tutto subito.
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marlenina
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McA ha scritto: 19/09/2007, 14:09Marlenina, così - più che altro - fai riaffiorare tutto... Ma al cuore.
Non sono d'accordo, anche le emozioni non provengono aristotelicamente dal cuore ma è nel cervello che succede tutto :)
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marlenina ha scritto: 20/09/2007, 14:40Non sono d'accordo, anche le emozioni non provengono aristotelicamente dal cuore ma è nel cervello che succede tutto :)
Sono commosso, aristotelismo militante O0
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marlenina ha scritto: 20/09/2007, 14:40è nel cervello che succede tutto
Ma certo che è nel cervello che succede tutto, intendevo dire che, riguardando un libro letto nel corso di sei mesi, pieno di sottolineature ecc., ci si ricorda del periodo della propria vita in cui si è letto il libro, di cosa di pensava, di come si viveva ecc., con il rischio di dare al libro stesso più o meno valore, proprio in funzione dello stato d'animo personale di quel periodo. Connotazione sentimentale, nostalgica, passatista --> "cuore" inteso in questo senso.
A me tutto ciò non piace. Voglio ricordarmene come "libro splendido vs libro pessimo", non come "libro letto quando ero felice vs libro letto quando ero triste".
Quando fai riaffiorare alla mente le sensazioni associate a quel libro, credo tu abbia un'epifania che, come per la fottuta madeleine di proustiana memoria, coinvolge certo la mente, ma in una declinazione ammantata di un velo sentimentale --> "cuore" inteso in questo senso.
C'est clair?
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McA ha scritto: 20/09/2007, 15:07C'est clair?
dejà l'était ;)
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McA ha scritto: 20/09/2007, 15:07C'est clair?
Chiaro, chiaro, infatti la mia era una risposta ironica ;)
Io non ho detto che leggo un libro "in sei mesi", anzi, mi succede magari di passare parecchio tempo senza avere tempo -ripetizione obbligata, non riformulo la frase..- per leggere "cose mie", ma quando ingrano, me la cavo in poco. Se ho parlato di riportare alla memoria anche le circostanze in cui lo lessi, è per vari motivi, che non sono precisamente le "ragioni del cuore" di cui parli tu: innanzitutto, mi succede perché la mia memoria tende a ricordarsi molto, anche a distanza di parecchio tempo, particolari apparentemente insignificanti, tra cui, per l'appunto, come e quando ho letto un libro o dei precisi passi, e non necessariamente sono ricordi legati al "felice/triste" "periodo cupo/fiorente" della mia vita, pensieri che mi sembrano anzi alquanto semplicistici... l'altra cosa che mi succede è che io annoti impressioni, pensieri momentanei accanto a quel che sto leggendo, e questo non contamina il fatto che possa essere un libro splendido o pessimo, ma arricchisce semmai i suoi significati, i suoi pensieri... è normale che una persona non si attenga a fagocitare le parole scritte e cerchi associazioni con la sua mente, analogie, sviluppi, no? e, dopo mesi o anni, ricordarsi cosa si pensava o si viveva mentre leggevi certi libri, credo sia importante, arricchente, curioso...
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Solo chi non studia può permettersi di leggere libri. Anche gli scrittori non sono mai accaniti lettori.
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Ok, Marlenina, chiaro. Siamo d'accordo sul fatto, poi abbiamo approcci diversi. L'importante è, naturalmente, essersi capiti. Preciso che con "felice/triste" facevo apposta dei contrasti elementari, proprio per semplificare (e per non scrivere sempre dei post-fiume).
marlenina ha scritto: 20/09/2007, 15:21mi succede magari di passare parecchio tempo senza avere tempo -ripetizione obbligata, non riformulo la frase..- per leggere "cose mie"
Vitellozzo ha scritto: 20/09/2007, 15:39Solo chi non studia può permettersi di leggere libri. Anche gli scrittori non sono mai accaniti lettori.
Anche questo è un aspetto interessante, che anch'io (come molti, credo) ho vissuto durante gli anni dell'università. Non mi è mai piaciuto portare avanti due letture contemporaneamente (per me sarebbe quasi come vedere venti minuti di un film, poi mezz'ora di un altro, poi altri quaranta minuti del primo ecc.), per cui leggevo quasi solo i libri dell'università.
E, anche in questo, Marlenina, siamo diversi: quando leggo un libro per diletto, che sia un romanzo o un saggio, non prendo appunti, non ci scrivo nulla, non sottolineo. Non ne fruisco nel modo in cui - quasi obbligatoriamente - si deve fruire di un testo scolastico o accademico.
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