La questione della dinamica - Primo libro Cremonapalloziano

Se vuoi fare il ciutto, è qui che devi scrivere.
Lionel Pretzel

Sergio tutte le mattine si alza dal letto, nota che fa troppo freddo per essere a dicembre e chiude la questione decidendo di chiamare l'amministratore del condominio. Dopo pranzo però, non in mattinata: in mattinata tutti sono sempre di cattivo umore, e Sergio non vuole essere trattato male dall'amministratore. Dopo pranzo invece tutti sono più disponibili, in particolar modo l'amministratore, che va sempre a mangiare un boccone con la collega bionda. Però forse lo chiamerà domani, alla fine non fa poi così freddo.
Si infila le ciabatte e va in cucina dove prepara il caffè.
Sergio è molto abitudinario: quando prepara il caffè mette sempre l'acqua nella moca appena sotto la valvola, poi inserisce il filtro e lo riempie, attento a pressare non col cucchiaino ma dando piccoli colpetti sul tavolo per far assestare il caffè. Poi col dito pulisce il bordo del filtro per non rovinare la guarnizione, che è ancora quella originale, non quello schifosa che vendono al supermarket.
Mentre sorseggia il suo caffè perfetto, Sergio programma la giornata. Ufficio, insalatona al bar, ufficio, casa. Forse il cinema, ma forse.
Si veste e si prepara per una splendida a prevedibile giornata di lavoro. A Sergio piace sapere cosa lo attenderà. Non è il tipo che si iscrive al corso di tango, o in palestra, o chissà che altra fregatura.

Tuttavia oggi accadrà un evento che cambierà per sempre la sua questione della dinamica.
Ultima modifica di Lionel Pretzel il 03/12/2007, 16:42, modificato 1 volta in totale.
Grande Gila
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Ma è Sergio del Grande Fratello?
VANTArsi non è bello.
Lionel Pretzel

No, è Sergio del Grande Gila.
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viciousburger
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"Ma perdìo da dove c@xxo viene tutto sto odore di caffè?". Sean è irlandese, ma con suo grande disappunto pensa in italiano già da un po'. Ha anche preso tutte le abitudini degli italiani, tranne il caffè. Lo odia. Sean si alza e beve succo, perchè non è che si può iniziare a bere birre alle 7, anche se sei irlandese.
Ma quell'odore di bruciacchiato che piace tanto a tutti questi italiani, proprio non si può sentire. Strafuck.
Di conseguenza Sean odia Sergio, perchè chi ha costruito le pareti di questo grazioso-si-fa-per-dire condominio nel cuore dell'hinterland milanese ha pensato bene di mettere infissi da due soldi che fanno passare anche la puzza delle scoregge di quell'impiegatuccio sfigato della porta accanto.
E stamattina si sente forte, l'odore di bruciacchiato, e Sean si alza incazzato come una bestia.
Ma questo caffè non l'ha fatto Sergio. O meglio, non questo. La caffettiera degli anni 80, lucida e perfettamente conservata come un irlandese non saprebbe mai conservare nemmeno una pinta, è lì che borbotta sul fornello e guarda Sean con la bocca spalancata. La spalanca anche Sean. "m.rd@".
Sì, "m.rd@", perchè alle 7 del mattino non è che "forse c'è qualche questione di dinamica che devo risolvere" sia proprio il tuo primo pensiero vedendo la caffettiera di Sergio a casa tua.
Ultima modifica di viciousburger il 04/12/2007, 0:03, modificato 1 volta in totale.
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snorky
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Un rumore sordo e ritmico veniva dall'appartamento di fronte. Era la signora Lia che, puntuale come un orologio svizzero, tutte la mattine si affacciava alla finestra del suo soggiorno, sbattendo l'enorme tappeto persiano che ricopriva il parquet ormai rovinato dal tempo. Era una buona scusa per sbirciare nelle case altrui cercando di capire cosa aveva riservato la notte a chi diversamente da lei, aveva ancora l'energia per viverla.
Ma come l'aveva vissuta Sean quella notte?
La signora Lia gli sorrideva con uno sguardo maliziosetto...o no?
"c@xxo guarda la vecchia...Fuck off"
"...Buongiorno!, Fa freschino eh stamattina?!"
"...Eh, sì signora...è dicembre..."
"Ma anche da lei in Islanda fa così freddo?"
"Sì ma noi islandasi siamo abituati...sono gli irlandesi quelli che se la passano peggio..."
"Ah sì? come mai?"
"Eh, sa, là sono obbligati a portare i calzoni corti anche sottozero."
"Ma va?"
"Eh sì!..D'altronde l'Irlanda è in Siberia e lì siamo vicino alla Russia..."
"Ah ecco, lo dicevo io...questi comunisti..."
"No no è colpa dei boyscout. Hanno fatto un golpe 3 anni fa è da allora tutti devono portare la divisa."
"Ma davvero?!"
"Fuck off"
"Arrivederci anche a lei, caro!"
Ultima modifica di snorky il 05/12/2007, 12:18, modificato 1 volta in totale.
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viciousburger
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Più che all'aspetto e alle doti nei rapporti personali, Sean deve il suo successo nel mondo del lavoro precario alla capacità di convincere la gente della pressante necessità di cambiare frigorifero.
Sì, perchè quando un gene bastardo ti regala dei capelli di un pessimo Pantone 165U, il peggior arancio sulla tavola dei colori, c'è poco da fare: le uniche persone che possono apprezzarti per il tuo aspetto sono di quattro categorie:
1- ragazze strambe
2- ragazzi strambi
3- ragazze medie irlandesi
4- tua mamma.
Essendo vagamente omofobico, e considerato che la percentuale di ragazze irlandesi residenti a Milano rasenta lo zero, e visto che Mamma McGee al momento si dilettava a dipingere frutta su piatti di ceramica nella verde madrepatria, Sean non poteva chiedere molto alle categorie 2, 3 e 4.
Per cui nel corso degli anni aveva approfondito intimamente la conoscenza di sole ragazze un po' così, come si dice.
L'ultima era stata Laura, anche lei capelli arancioni (tinti). Vent'anni, caschetto e gravi disturbi nella capacità di gestire i rapporti sessuali.
Si erano lasciati qualche settimana prima di quel caffè per incompatibilità di letto. La seconda volta che Laura aveva infilato la testa di Sean in un sacchetto di plastica mentre lui si trovava impegnato nella sua migliore performace di sempre facendolo svenire miseramente senza nemmeno raggiungere un dignitoso orgasmo, lui aveva detto basta.
Nessun trauma registrato nè da una parte nè dall'altra. Ma questa è un'altra storia.
Oggi la prima missione di Sean prima di andare a vendere frigoferi ai grandi magazzini è scrollare per bene Sergio per capire come mai la sua c@xxo di caffettiera anni 80 sta impestando il suo cucinotto.
Ultima modifica di viciousburger il 04/12/2007, 15:10, modificato 1 volta in totale.
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Sergio abitava al secondo piano di un bel condominio signorile. Di solito scendeva le scale mettendo il piede destro sugli scalini pari e quello sinistro su quelli dispari. La rampa di scale del primo piano era di 25 gradini, mentre quella del secondo piano era di 24. Era un po' disturbato da quella asimmetria, ma in realtà gli piaceva l'idea che il mondo avesse delle piccole incongruenze. Le considerava come un segno di carattere, un lampo di personalità. Da questo punto di vista era animista. Quello scalino in più erano i SUOI scalini. Quella piccola ammaccatura sulla caffettiera la rendeva la SUA moka.
A proposito, gli era parso, uscendo da casa, di sentire odore di caffè bruciato sul pianerottolo. "Sarà stato quell'Irlandese magro come uno spaventapasseri, incapace di fare il caffè.". Ridendo fra sé e sé per la sua piccola cattiveria, e facendo ammenda alla sua personale legge morale, Sergio si rende conto di aver messo, soprapensiero,  il piede destro sullo scalino 13, il quale invece avrebbe dovuto ricevere il piede sinistro. Gli era successo solo un'altra volta, di stravolgere la sua personale questione della dinamica degli scalini, ed era stato quel giorno in cui, tornando a casa dall'ufficio, svoltando l'angolo aveva per caso urtato un simpatico ometto che rincorreva una signorina bionda, la signorina dell'ultimo piano, facendoli cadere. Se lo ricordava bene, quel giorno funesto in cui cadendo aveva strappato i pantaloni.
"Pessimo segno" pensò, e si avviò verso l'ufficio.
Ultima modifica di Lionel Pretzel il 04/12/2007, 22:46, modificato 1 volta in totale.
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viciousburger
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Sean ci aveva provato, ad essere amico (o perlomeno socievole) con Sergio.
Beh, in realtà ci aveva provato Sergio, quando si era presentato bussando con il pugnetto rachitico alla sua porta, tre mesi prima.
Quando Sean si era trovato davanti quel tipetto vestito come un testimone di Geova era stato sul punto di richiudergli la porta sul muso, ma si era trattenuto dal farlo da quel sorriso così sghembo che nessun capo supremo di qualsiasi setta religiosa farebbe mai imparare ad un suo adepto-porta-a-porta.
"Ciao! Sono Sergio, il nuovo vicino!".
"(Bleah) Ciao."
L'immagine del sorriso tirato di Sergio mentre lo invitava alla sua Cena di Benearrivato (solo loro due, perchè tutti gli altri inquilini del pianerottolo avevano pensato bene di declinare con qualche scusa o semplicemente ridendogli in faccia) fece incazzare ancora di più Sean per quella caffettiera maleodorante. Doveva pestarlo immediatamente, e aveva due buonissimi motivi per farlo: quel deficiente si era introdotto in casa sua di soppiatto e, come se non bastasse, gli aveva preparato il caffè.
Un topo d'appartamento frocio.
Almeno avesse rubato qualcosa.
Senza capire se essere più arrabbiato per il topo d'appartamento o per il frocio, Sean si infilò gli anfibi senza allacciarli e con due salti uscì sul pianerottolo; la fretta non gli fece notare che i due chiavistelli con cui ogni sera chiudeva la porta d'ingresso erano ancora lì a fare il loro dovere, senza mostrare alcun segno di scasso.
Ultima modifica di viciousburger il 05/12/2007, 11:57, modificato 1 volta in totale.
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La tenuta di Sean lasciava un po' a desiderare, perlomeno per uscire di casa: canottiera a costine bianca e mutandine striminzite rosse con scritto "ti voglio bene" in giallo sull'elastico. Più anfibi slacciati e la faccia solcata dalle pieghe lasciate dal cuscino.
Ci sarà pure un motivo se nessun irlandese ha mai sfondato nel mondo della moda.
Sergio era appena uscito; impossibile non sentirlo blindare la sua porta con boh, sette/otto mandate. Ogni mattina.
Sean si precipitò giù dalle scale con la bava alla bocca, ma verso la fine della prima rampa il suo piede  destro venne proiettato in avanti da qualcosa di viscido che impiastricciava il gradino, e mezzo secondo dopo un "crock" gli fece riempire l'occhio sinistro di lacrime.
Bestemmiando in due lingue, Sean si strinse la mano e vide l'anulare mancino che penzolava inerme, escluso dalle attività delle colleghe dita.
Risalendo le scale per scoprire a cosa doveva rivolgere tutte le maledizioni che gli si stavano accumulando tra i capelli arancioni, vide un grumo di cera per pavimenti sulla destra di uno degli scalini. In mezzo alla striscia lasciata del suo anfibio si intravedeva un marchietto quasi illeggibile. Sean si avvicinò fino a che le narici gli vennero colpite da quel profumo di pulito a cui non è che casa sua fosse molto abituata, ma prima di ritrarsi arricciando il naso mise a fuoco quel marchietto: Geox.
Sean conosceva solo una persona che indossava sempre e solo scarpe Geox.
Il suo odio per Sergio gli prosciugò le lacrime per il dito rotto.
Ultima modifica di viciousburger il 05/12/2007, 14:35, modificato 1 volta in totale.
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mostrillo
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Sabina aprì gli occhi. Ovviamente incazzata. Mai una mattina che riuscisse a dormire fino al suono della sveglia
Sembrava che i suoi vicini di casa si impegnassero con ogni forza per svegliarla prima possibile.

La signora Lia, una di quelle donne frustrate che si sfogano in un’attenzione maniacale per la casa, che ogni santa mattina sbatteva il tappeto per mezz’ora, dico mezz’ora!, manco facesse party con dei beduini polverosi ogni notte. Non contenta di ciò, mentre sbatteva ritmicamente quel tappeto triste e logoro, si impicciava della vita dei suoi dirimpettai, propinando domande ora pettegole ora semplicemente stupide.

Sergio, l’impiegatuccio sfigato del piano di sopra, una specie di Huria Heep inutile e senza personalità,  che tutte le mattine ripeteva gli stessi identici gesti, normali attività di qualsiasi persona più o meno normale, facendo però un fracasso inaudito; ormai Sabina poteva indovinare ogni sua mossa dai fastidiosi rumori che riusciva a produrre, rumori identici ogni mattina, in ordine identico ogni mattina. Sveglia, passi strascicati, piscio nel water, sciacquone, sciabordare di acqua nella doccia, acqua nel lavabo, antina del bagno che sbatte, passi strascicati in cucina, piatto o pentola o coperchio che si suicida gettandosi a terra dallo scolapiatti, insulti, tazza sul tavolo, antina del pensile, barattolo sul tavolo, caffettiera sul tavolo,… così, identici, sempre uguali, ogni giorno.

Poi c’era  Sean, quello scherzo della natura bianco e arancio, l’irlandese che viveva accanto a Sergio, un cretino che perlomeno nel weekend aveva il buon gusto di ubriacarsi per bene e dormire tutto il giorno, da bravo irladese. Ma durante la settimana no, lui faceva l’italiano, lui, e così alle 7 si svegliava di pessimo umore e cominciava a insultare Sergio. Stamattina poi cosa c@xxo aveva? Porte che sbattevano, insulti lanciati qua e là, passi sconnessi e pesanti giù per le scale, fino a interrompersi bruscamente in un suono sordo seguito da lamenti da cane bastonato.

Era decisamente troppo. Sabina si alzò dal letto infuriata, si diresse verso la porta, l’aprì  e fece per ricoprire di insulti l’irlandese. Ma le si parò davanti la visione nauseabonda di un paio di chiappe pallide coperte a malapena da uno slippino rosso, appartenendti a quell’uomo bianco larva in canottiera da camionista e anfibi distrutti, chino a çul0 in su sulle scale intento ad osservare chissà che.
“che schifo…”
e richiuse la porta.
Ultima modifica di mostrillo il 05/12/2007, 12:50, modificato 1 volta in totale.
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Piperita
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Fabrizia apre gli occhi..la bocca impastata è il chiaro segno che la sera precedente ha decisamente bevuto troppo..
la testa esplode..le palpebre faticano ad alzarsi..
il campanello che suona è come un trapano nella testa..
"Arrivo"..riesce a dire ancora intontita.."chi è??"
la voce dietro la porta è quella famigliare di Sonia..dolce Sonietta..compagna di serate meravigliose e spalla su cui appoggiarsi nei momenti difficili..
"Apri questa c@xxo di porta Fabri.." la voce è ferma e risoluta.."apri..dai..che fine hai fatto iei sera??..ti ho cercata dappertutto"

..la mano si posa sulla maniglia....la chiave che gira nella serratura..

eccola Sonia..la amica più cara che Fabrizia possa avere..
gli sgurdi si incrociano e Sonia capisce subito che qualcosa non va..gli occhi di Fabirzia si riempiono di lacrime....non può più restistere..non di fronte alla dolce dolcissima Sonia....

..

..un abbraccio che conta più di mille parole..

Sonia si allontana quanto basta per guardare quegli occhi sperduti e tristi..

"Quello stronzo di Sergio la pagherà Fabrizia..fosse questa l'ultima cosa che faccio.."
che cosa farei, io, che cosa potrei mai fare, tutto il giorno, voglio dire, tra il campanello del risveglio e quello del sonno?..
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stella
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Fabrizia si sentì subito rassicurata dalle parole dell'amica.

La Dolce Sonia, conosciuta per caso in un pomeriggio uggioso di fine novembre..Uno di quei giorni in cui la noia sembra sciogliersi nella pioggia incessante, diluendo pian piano sangue e desideri.
Chiusa nel tram, fra gli zombie quotidiani di Milano, osservava assorta la strada che scorreva -si fermava- poi riprendeva a correre confondendo le facce e le strade, fino a confondere lei stessa.
Poi un pestone sul piede la costrinse a tornare alla realtà.
-Scusa!!-squittì una voce femminile.
Ci mancava solo questo, brutta oca.
Bionda, poi.Lo sapevo.

Sonia stava di fronte a lei.

Rosso.

Un cappotto rosso.
Rossetto rosso.
Senza collant.
Calzettoni sghembi inseriti con malagrazia in un paio di anfibi usurati.
Le gote arrossite, la bocca arricciata dall'imbarazzo nel mezzo di un viso rotondo dai tratti infantili.

E ancora adesso non sa come sia successo..Ma da quel giorno non si lasciarono più.
Ultima modifica di stella il 05/12/2007, 15:52, modificato 1 volta in totale.
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viciousburger
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Sean si tirò su con gli occhi a fessura un po' per il male, un po' per il nervoso, un po' perchè a dicembre non si sta proprio bene in mutande e canottiera sul pianerotto, soprattutto se ti sei appena rotto un dito per colpa di un coglione.
"E poi non ho ancora fatto colazione. Sono le 7,30, mi sono già spaccato un osso e non ho ancora fatto colazione."
L'anulare stava inziando ad assumere un colorino bluastro non esattamente rassicurante.
"Beh, almeno non è uscito. Almeno non devo andare subito al pronto soccorso, chè prima devo trovare quel cane. Chissà come ha fatto a entrare? Boh, chissenefrega. Cazzochemale."
Lavarsi la faccia con un dito inutilizzabile non è facile, e Sean se ne accorse alla svelta.
"Com'è che si chiama dove lavora? Simper? Sinter? Sint...ec! Sarà Syntech. Che nome di m.rd@. Figurati se aveva un nome intelligente."
Chiamò con aria più afflitta del necessario il capo reparto elettrodomestici dei grandi magazzini mettendosi in malattia, trovò sulle pagine bianche l'indirizzo della Syntech Srl e si vestì per uccidere.
Infilato in quei jeans neri che sembravano fuseaux e quel giubbetto di pelle che chissà come faceva a non avere freddo a dicembre, uscì di casa. Con la chioma che si ritrovava, da dietro sembrava una candela nera che camminava un po' storta.
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Lionel Pretzel

Entrò nell'atrio, un enorme salone al primo piano di uno qualsiasi dei piccoli grattacieli milanesi. L'enorme logo campeggiava sopra la scrivania della reception, una enorme "S" simile ad una mezza spirale. Diede la carta di identità al ragazzo di turno dietro al bancone e salì all'ottavo piano della Syntech, dove si trovava il suo ufficio: la sua scrivania ben ordinata, il suo pc ben pulito, le sue matite ben temperate, la sua pianta ben curata.
La prima cosa che fece fu mandare un SMS per ringraziare la signora Lia, vecchia amica di sua madre nonché attuale donna delle pulizie, la quale, il giorno prima, aveva raddoppiato su suo consiglio la stesura della cera sul pavimento del suo appartamento. A Sergio piaceva avere il pavimento lucido e splendente. Gli dava l'impressione di respirare aria più pulita.
Guardò l'ora sul monitor del pc: "8:56". Come al solito in anticipo. Prima di mettersi al lavoro poteva addirittura permettersi 4 minuti per giocare con i pensieri, e domandarsi quale insalata avrebbe avuto voglia di ordinare al bar di fronte.
Quando il pensiero arrivò a Sonia erano già le 9. Appena in tempo per buttarsi nel lavoro e spegnere il cervello.
Ultima modifica di Lionel Pretzel il 05/12/2007, 17:05, modificato 1 volta in totale.
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Piperita
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Fabrizia prese i pod e cuffie..la sua sciarpa inseparabile e subito fuori di casa..rimettere in sesto il fisico è il primo passo per risollevare anche lo spirito..pensò..

All'inizio una breve corsa..e poi..meccanicamente..le gambe iniziarono ad accellerare il ritmo sull'asfalto del viale alberato di una strada milanese di periferia..

"come c@xxo ho fatto a farmi abbindolare da quel coglione..fosse bello dico io..invece no no..figurati.....farti abbindolare dalle sue parole dolci......'non ci sono questa sera mi dice'......stronzo!!!!..e poi lo trovo in giro con una puttanella...s......................e solo non fossero stati così lontani..........................se solo fossi riusciti a raggiungerli.....
che stupida."

il vento soffiava quella mattina....

e Fabrizia correva..

verso casa di Sonia...

e dalla testa non riusciva proprio a levarsi il pensiero del suo Sergio..
Ultima modifica di Anonymous il 05/12/2007, 18:00, modificato 1 volta in totale.
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Sean decise che guidare con un dito rotto si può, basta stare attenti.
Così entrò nella sua Pacer del 76 e mise in moto.
Era probabilmente la macchina più brutta che avesse mai calcato le strade di Milano, ma anche solo per la sua storia valeva la pena di possederla.
Quella Pacer era stata acquistata per una sorta di remake italiano di Wayne's World-Fusi di Testa di Penelope Spheeris. Già il progetto di un remake di quel tipo era discutibile, ma come se non bastasee il produttore napoletano aveva voluto a tutti i costi che nel film entrasse Nino D'Angelo, suo idolo giovanile.
Si avviò così la macchina della produzione finchè Nino D'Angelo, resosi conto che si stava sputtanando sempre di più e che forse era il caso di tornare a fare solo ospitate a Buona Domenica, aveva mollato tutto e se n'era andato infrangendo il cuore, l'onore e il portafoglio del produttore-fan partenopeo.
Naturalmente il film non era mai stato completato, e non sapendo cosa farsene del materiale acquistato e mai utilizzato, la produzione aveva deciso di mettere tutto all'asta.
Così Sean era riuscito ad impossessarsi della Pacer, la sballomobile di Garth, per una cifra ragionevole.
In Wayne's World guidavano la sballomobile con Bohemian Rhapsody a manetta; Sean infilò nell'autoradio un cd dei Pogues, si gasò per bene e si diresse verso la Syntech.
Ultima modifica di viciousburger il 06/12/2007, 10:28, modificato 1 volta in totale.
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Per rendere la sua entrata più aggressiva Sean entrò sgommando nel parcheggio del grattacielo, per la verità un po' bassino, sede della Syntech.
Anche la sua sgommata non è che fosse un granchè, ma Sean, che si riteneva un mancato pilota di Nascar e spesso faceva mentalmente una telecronaca appassionata dei suoi tragitti automobilistici, diede la colpa alla poca sensibilità della mano sinistra sul volante.
Dirigendosi verso l'ingresso del grattacielo con passo da teppista ghignò per la prima volta in quella mattina disgraziata. Dall'altro lato della strada una cimice verde pisello che veniva spacciata per una macchina giapponese compatta stava cercando di parcheggiare tra due TIR. In quello spazio ce ne sarebbero state almeno quattro, di giapponesine compatte, ma quella continuava avanti e indietro senza avvicinarsi di un centimetro al marciapiede.
All'interno, confusa dietro un finestrino che si appannava ad ogni imprecazione, una macchietta bionda e rossa che sembrava un bel po' incazzata. "Bah, và che bubba".
Distolse lo sguardo, e un minuto dopo era nell'atrio della Syntech; il suo passo un po' troppo da teppista fece scivolare sul finto marmo quella schifezza di portafoglio che teneva sempre nella tasca dietro dei jeans.
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"Fabrizia, c@xxo!...mette le Geox!
"...e allora?!"
"...E ALLORA E' SOLO UNA BENEDIZIONE CHE SI SCOPI UN'ALTRA!"
Mentre affondava la faccia in una manciata di kleenex fradici di lacrime e muco, Fabrizia pensò che Sabina aveva sempre uno strano modo di trovare il lato positivo di ogni situazione...


Non si vedevano da anni, Fabrizia e Sabina. Compagne di banco al Carducci, finito il liceo avevano preso strade diversissime e nello stesso tempo simili. Sabina, figlia di gioiellieri, era andata a Firenze a studiare design del gioiello, ed ora era appena tornata da New York dove si era specializzata in gemmologia; Fabrizia, appassionata d'arte, dopo aver abbandonato al primo anno conservazione dei beni culturali aveva esaudito il suo sogno: fare scultura a Brera.

Quando quella mattina, rientrando in casa dopo il rituale caffè americano e brioches all'uvetta da bread&breakfast, Sabina si trovò nell'atrio una Fabrizia incazzata e in lacrime rimase abbastanza sconcertata. Ma più di tutto rimase sconcertata nell'apprendere che Sergio l'eunuco avesse una vita sessuale, e con Fabrizia per di più. Oltre che con la puttanella... Conosceva ogni singolo rumore proveniente da quella casa. E nessuno, dico nessuno, era riconducibile all'attività "sesso".
Sabina guardava Fabrizia allibita, che beveva un tè nella sua cucina, una macchia di colore scomposto in una casa bianca e nera, singhiozzando, sirognando, insultando. L'eunuco e la puttanella che era con lui, ovviamente, mica Sabina.
Non è possibile, pensava Sabina. Me ne sarei accorta. L'avrei sentito.
Poi si rese conto che pensare all'eunuco e al sesso nello stesso istante le provocava il vomito.
Così guardò Fabrizia. Sospirò e si accese una sigaretta.
"andiamo a fare shopping, che è meglio"
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"ok"

sienzio
ricami di fumo chiaro e denso nell'aria
cucchiaino che draga il fondo di una tazza di te ormai fredda
sabina e fabrizia rimangono sedute in silenzio
nessuna sembra voler accennare ad uscire
sabina accoccolata sul divano, maglia nera e jeans neri, ballerine in vernice grigia, un  enorme anello d'acciaio all'anulare destro, nella mano sinistra una sigaretta che dipinge il vuoto con sbuffi lenti
fabrizia seduta al tavolo del soggiorno, un'enoreme sciarpa rossa sulle sue ginocchia, tuta scura e scarpe da corsa, intenta a sbriciolare in minuscoli stracci un fazzoletto di carta

"non mi hai ancora spiegato perchè sei venuta qui, adesso, mentre sergio è al lavoro, vestita come se dovessi prepararti alla corsa campestre del liceo..."
Ultima modifica di mostrillo il 10/12/2007, 13:07, modificato 1 volta in totale.
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non so neanch'io per quale motivo sono corsa da te. o almeno non lo sapevo fino a pochi minuti fa, volevo solo correre un po' per distendere muscoli e nervi ed eccomi qua. ma ora che to ho vista mi è tutto chiaro. voglio, anzi devo vendicarmi di Sergio, e voglio farlo con te.
baciami, stronza.
Ultima modifica di Q il 10/12/2007, 13:21, modificato 1 volta in totale.
“Condividere saperi, senza fondare poteri”

Primo Moroni
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