Stonehenge
Inviato: 07/11/2008, 12:39
Ho Stonehenge nel mio salotto.
Macigni alti metri, in cerchio, robusti o traballanti.
C’è Stonehenge nel mio salotto e al centro il druido ha i capelli rosa. E la situazione gli sta scivolando di mano.
«Non so quale prendere…», dice il druido, con gli occhi tristi.
«Vedi tu - rispondo - ma non vorrai portare tutta 'sta roba, spero!» Sono sottilmente minaccioso nel tono. Il druido dai capelli rosa deve uscirne rapidamente.
«Ma no, ma no!», mi rassicura. «Figurati! Sto solo scegliendo le canottiere.»
Guarda bene. Quelle che credevi la pietra del tallone in realtà è una pila di canottierine. Canottierine microscopiche che dall’importante struttura megalitica sfila ad una ad una, studia, controlla, stravolge, annusa, accarezza, gira e rigira, lancia o mette da parte. Una qualche sorta di magia primitiva che non conosco e che, in qualche modo, non sembra funzionare.
Sbuffa, il druido. Poi mi fissa e prende fiato.
«È che a lasciare a casa questa canottiera blu e questa incrociata dietro mi sento in colpa.»
Stonehenge immobile.
La pietra del tallone in crisi.
Io trasalgo.
Il senso di colpa per la canottiera è un concetto che non conosco affatto e che non sono sicuro di voler conoscere. Ma che come su un gatto che ha appena fatto un viaggio sotto le ruote di un camion, anche se mi provoca ribrezzo, non riesco a levare lo sguardo, mi affascina e mi incuriosisce.
«Spiegami.», secco.
Lei rimane impassibile, seria, lucida.
«Vedi questa canottiera?
(nota: mi tira fuori un microindumento che difficilmente riuscirei ad indossare correttamente, senza ficcare la testa nella spallina)
«Ecco, quando ho comprato questa canottiera le ho promesso che l'avrei portata in vacanza, ma adesso non ci sta e quindi mi sento in colpa»
Cristallina.
È un discorso che non fa una piega.
Prosegue.
«Io lo so che se non la porto lei sta a casa e si offende.E non è giusto che io vada in vacanza e le altre canottiere vadano in vacanza e questa canottiera intrecciata dietro non venga, no? Ho ragione vero?»
Si hai ragione. Sei completamente impazzita!
«Dai, Cri, lo sai, possiamo mettere in valigia poche cose. Se porti anche quelle canottiere, poi io dove metto la mia roba?»
«Si, si, lo so, ma... guarda, porto solo: otto canottiere, due vestitini per la spiaggia e solo tre per la sera, quattro magliette, due gonne, due felpe se ho freddo, una maglietta a maniche lunghe, un maglietta col cappuccio, la canottiera che mi hai regalato tu, due paia di scaldamuscoli e...
Il cervello in fumo. Il mio, intendo. Una serie di dettagli sulla fattura e sull'uso dell'indumento che non riesco proprio a farmi entrare nella testa.
«Aspetta. Stiamo via un totale 18 giorni. Se non faccio male i conti ti porti dietro più vestiti di quanti tu possa metterne.»
Abbassa lo sguardo. In ginocchio, tra i vestiti, il druido diventa una bambina a cui hanno svelato il segreto di Babbo Natale.
«Ah, ok», dice seriamente affranta, «adesso provo a lasciare a casa qualche canottiera, ma lo sai che poi mi sento in colpa.»
Ma non smette di fare la sua magia, il druido diventato bambina. Ed ecco che mi cedono le gambe, mi chino e l’abbraccio.
«Ok, dai, porta anche queste due canottiere, così non si offendono…», rassegnato.
Lei si illumina e mi bacia. Grazie, mi dice e si rimette a cercare la prossima canottiera che non può lasciare a casa.
Macigni alti metri, in cerchio, robusti o traballanti.
C’è Stonehenge nel mio salotto e al centro il druido ha i capelli rosa. E la situazione gli sta scivolando di mano.
«Non so quale prendere…», dice il druido, con gli occhi tristi.
«Vedi tu - rispondo - ma non vorrai portare tutta 'sta roba, spero!» Sono sottilmente minaccioso nel tono. Il druido dai capelli rosa deve uscirne rapidamente.
«Ma no, ma no!», mi rassicura. «Figurati! Sto solo scegliendo le canottiere.»
Guarda bene. Quelle che credevi la pietra del tallone in realtà è una pila di canottierine. Canottierine microscopiche che dall’importante struttura megalitica sfila ad una ad una, studia, controlla, stravolge, annusa, accarezza, gira e rigira, lancia o mette da parte. Una qualche sorta di magia primitiva che non conosco e che, in qualche modo, non sembra funzionare.
Sbuffa, il druido. Poi mi fissa e prende fiato.
«È che a lasciare a casa questa canottiera blu e questa incrociata dietro mi sento in colpa.»
Stonehenge immobile.
La pietra del tallone in crisi.
Io trasalgo.
Il senso di colpa per la canottiera è un concetto che non conosco affatto e che non sono sicuro di voler conoscere. Ma che come su un gatto che ha appena fatto un viaggio sotto le ruote di un camion, anche se mi provoca ribrezzo, non riesco a levare lo sguardo, mi affascina e mi incuriosisce.
«Spiegami.», secco.
Lei rimane impassibile, seria, lucida.
«Vedi questa canottiera?
(nota: mi tira fuori un microindumento che difficilmente riuscirei ad indossare correttamente, senza ficcare la testa nella spallina)
«Ecco, quando ho comprato questa canottiera le ho promesso che l'avrei portata in vacanza, ma adesso non ci sta e quindi mi sento in colpa»
Cristallina.
È un discorso che non fa una piega.
Prosegue.
«Io lo so che se non la porto lei sta a casa e si offende.E non è giusto che io vada in vacanza e le altre canottiere vadano in vacanza e questa canottiera intrecciata dietro non venga, no? Ho ragione vero?»
Si hai ragione. Sei completamente impazzita!
«Dai, Cri, lo sai, possiamo mettere in valigia poche cose. Se porti anche quelle canottiere, poi io dove metto la mia roba?»
«Si, si, lo so, ma... guarda, porto solo: otto canottiere, due vestitini per la spiaggia e solo tre per la sera, quattro magliette, due gonne, due felpe se ho freddo, una maglietta a maniche lunghe, un maglietta col cappuccio, la canottiera che mi hai regalato tu, due paia di scaldamuscoli e...
Il cervello in fumo. Il mio, intendo. Una serie di dettagli sulla fattura e sull'uso dell'indumento che non riesco proprio a farmi entrare nella testa.
«Aspetta. Stiamo via un totale 18 giorni. Se non faccio male i conti ti porti dietro più vestiti di quanti tu possa metterne.»
Abbassa lo sguardo. In ginocchio, tra i vestiti, il druido diventa una bambina a cui hanno svelato il segreto di Babbo Natale.
«Ah, ok», dice seriamente affranta, «adesso provo a lasciare a casa qualche canottiera, ma lo sai che poi mi sento in colpa.»
Ma non smette di fare la sua magia, il druido diventato bambina. Ed ecco che mi cedono le gambe, mi chino e l’abbraccio.
«Ok, dai, porta anche queste due canottiere, così non si offendono…», rassegnato.
Lei si illumina e mi bacia. Grazie, mi dice e si rimette a cercare la prossima canottiera che non può lasciare a casa.