Anarchia, anarchismo

Spazio dedicato alle votazioni: chi è il più forte giocatore della Cremonese di tutti i tempi ? Chi è la più bella/o donna/uomo del mondo ? Preferisci la verdura o la carne ? Insomma, qui si può votare su qualsiasi cosa ...
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Prof._Anteguerra

Prendo spunto da un post di McA per aprire una discussione tanto impegnativa quanto doverosa.

Il punto che vorrei approfondire è la questione circa l'uso della parola "Anarchia" e di tutti i suoi derivati, nell'uso sia storico-politico che quotidiano. McA accenna alla differenza tra "insurrezionalisti" e "anarchici" diciamo in senso stretto. Ora, cosa fa di una persona un anarchico? La sua difficoltà a schierarsi in una fazione politica precisa? O in generale la sua scelta di non schierarsi mai in nessuna fazione politica, per principio? O il suo fondamentale disinteresse per la scena politica? E un cosiddetto anarchico sceglie di esserlo o lo diventa in conseguenza delle sue azioni? E in questo caso, non è forse la gente che lo circonda che dovrebbe riconoscere il senso e la direzione delle sue azioni, e solo poi definirlo tale?

Garzantina di Filosofia: "[...] le dottrine anarchiche vere e proprie si sviluppano nell'Ottocento; anche se difficilmente riconducibili a un'unica matrice teorica (loro punti di riferimento sono il razionalismo settecentesco e il liberismo economico, l'idealismo assoluto e il positivismo evoluzionistico), esse si presentano come radicale rifiuto del sistema economico capitalistico e della sua organizzazione statuale, in nome di una credenza in un 'ordine naturale', contrapposto a qualsiasi costruzione politica o forma organizzativa non liberamente concordata, cioè frutto dell'artificio e della violenza [...]. Eccetera eccceterra.

Lancio ora l'amo a McA, non per rompergli i c°§li°ni, ma perché è l'unica persona di mia conoscenza che si definisce anarchico e, a mio avviso, sapendo dell'implicanza che comporta tale scelta.

O Mca (vocativo), tu che (parole tue) 'predichi bene e razzoli ancora meglio' mi puoi spiegare la differenza tra la tua vita e quella di noi cremonapallozensi, differenza che ti rende propriamente anarchico?
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McA
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Prof. Anteguerra ha scritto: Ora, cosa fa di una persona un anarchico? La sua difficoltà a schierarsi in una fazione politica precisa? O in generale la sua scelta di non schierarsi mai in nessuna fazione politica, per principio? O il suo fondamentale disinteresse per la scena politica? E un cosiddetto anarchico sceglie di esserlo o lo diventa in conseguenza delle sue azioni?
Sicuramente non il disinteresse per la scena politica. Non parlarei di "difficoltà" a schierarsi, bensì semplicemente del fatto che non riconosco nemmeno ai partiti più di sinistra una completa comunanza di idee con l'anarchismo.
Cominciamo a eliminare il sedicente anarchico "né di destra né di sinistra".
"Anarchico né di destra né di sinistra" è un ossimoro, è come dire "Luce oscura": il pensiero anarchico è, invece, un pensiero di estrema sinistra. Non è tanto difficile: per ora nessuno è riuscito a concepire un'ideologia più destrorsa del nazismo, fondato sul razzismo, sull'annichilimento del pensiero, sulla prevaricazione, sulla violenza, sulla morte. E, parimenti, nessuno è per ora riuscito a concepire qualcosa di più sinistrorso dell'anarchismo, fondato sulla libertà, sull'autodeterminazione, sull'incentivazione al pensiero, sull'uguaglianza, sulla pace, sulla vita.
Per quanto riguarda la distinzione se uno scelga di esserlo o lo diventi in conseguenza delle sue azioni, non sono sufficientemente preparato per parlarne. Posso solo dire che uno è di destra o di sinistra, non solo perché vota a destra o a sinistra, ma anche perché agisce in un certo modo. Quindi, penso valga anche per l'anarchismo.
Prof. Anteguerra ha scritto:non è forse la gente che lo circonda che dovrebbe riconoscere il senso e la direzione delle sue azioni, e solo poi definirlo tale?
No, questo di certo no, in quanto la gente, appunto, mediamente non conosce significato ed implicazioni della cosa: e in questo essere approssimativi mi riconosco anch'io, nel senso che magari definisco "fascio" uno che fa e dice certe cose, ma magari l' "essere" politico di quella persona è parecchio più complesso e sfaccettato.
Prof. Anteguerra ha scritto:Garzantina di Filosofia: "[...] le dottrine anarchiche vere e proprie si sviluppano nell'Ottocento; anche se difficilmente riconducibili a un'unica matrice teorica (loro punti di riferimento sono il razionalismo settecentesco e il liberismo economico, l'idealismo assoluto e il positivismo evoluzionistico), esse si presentano come radicale rifiuto del sistema economico capitalistico e della sua organizzazione statuale, in nome di una credenza in un 'ordine naturale', contrapposto a qualsiasi costruzione politica o forma organizzativa non liberamente concordata, cioè frutto dell'artificio e della violenza [...].
Fantastico che tu abbia citato una fonte così autorevole. Sì, qui c'è poco da commentare, in questa "voce" della Garzantina mi ritrovo perfettamente.
Prof. Anteguerra ha scritto:Lancio ora l'amo a McA, non per rompergli i c°§li°ni, ma perché è l'unica persona di mia conoscenza che si definisce anarchico e, a mio avviso, sapendo dell'implicanza che comporta tale scelta.
Grazie per il complimento, ma ce n'è almeno un altro di gggiovane a cui puoi pensare che si definisce anarchico e non per dare aria alla bocca...
Prof. Anteguerra ha scritto:O Mca (vocativo), tu che (parole tue) 'predichi bene e razzoli ancora meglio' mi puoi spiegare la differenza tra la tua vita e quella di noi cremonapallozensi, differenza che ti rende propriamente anarchico?
Su questo posso dire che, come negli altri campi della politica, c'è quello che si professa tale ma non si attiva, c'è quello che si attiva in varie occasioni (direi che io rientro fra costoro), c'è il militante, c'è quello che lo rende la sua ragione di vita. Ma ciò avviene nell'FdCA come nello SDI o in Forza Italia, direi.
Prof. Anteguerra ha scritto:tu che (parole tue) 'predichi bene e razzoli ancora meglio'
Sai bene che ho utilizzato questa espressione non in riferimento all'argomento politico... :)

Bene, ho detto un po' la mia.

Chiudo con la frase chiara: a me i black block mi stanno sui c°§li°ni. Ma fi§@, ma sceglietevi un altro simbolo anziché infamare gli anarchici... Che fastidio.
E questo vale anche per quei pirletti degli insurrezionalisti che pensano di cambiare il mondo coi botti e non col cervello.
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jami
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io pensavo fosse chiaro che esprimersi in certi termini, può creare dei fastidi, soprattutto su questioni altamente opinabili come quelle pocanzi espresse.

a mio modo di vedere sanremo è un argomento complicato, del quale dopo una lunga discussione sono pochi i punti fermi che si raggiungono.

ora, la discussione, qui, sull'anarchia=(sanremo)7, se qualcuno la prende a cuore.

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detta tra noi, secondo me hai sparato almeno un paio di boiate tecniche, e non hai risposto.
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Ultima modifica di Anonymous il 02/03/2005, 21:32, modificato 1 volta in totale.
Prof._Anteguerra

Scusa, Jami, ma non ho capito molto del tuo ultimo post.

Per quanto riguarda le varie risposte di McA, si, credo con Jami che tu abbia, non credo malignamente, evitato di rispondere pari pari alle questioni posta.

Per prima cosa non stai attento al fatto che l'anarchismo è per definizione una corrente di pensiero che non può essere incarnata da un partito politico. Da cui il paragone con FI e con SDI non sta in piedi.

Secondariamente il punto non era la personale giustificazione delle tue scelte. Il punto era: a conti fatti, semplicemente osservando empiricamente il tuo comportamento e confrontandolo con il mio piuttosto che con quello di altri, cosa fa di te un anarchico? Il dirlo? Io penso di si.

Per estremi: se io venissi con te in manifestazione e sventolassi la bandiera rossa e nera, cosa mi distinguerebbe da te?

Il non essere razzisti, l'essere avversi alla guerra e altre cose che tu elenchi, sono queste cose che fanno di un uomo un anarchico? No, io credo che ci sia qualcosa in più. Queste cose sono cose che fanno di un uomo un uomo.

E' per questo motivo che io ti ritengo un uomo ma non un anarchico.
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P.S. Con tutto che questo discorso può essere esteso a qualsiasi credo politico, più o meno. solo in questo caso le cose sono più lampanti e quindi più facili da cogliere. :)
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McA
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Jami:
jami ha scritto: sanremo è un argomento complicato, del quale dopo una lunga discussione sono pochi i punti fermi che si raggiungono.
Direi di evitare di parlare di San Scemo anche in questo post.
jami ha scritto: ora, la discussione, qui, sull'anarchia=(sanremo)7, se qualcuno la prende a cuore.
Ribadisco: direi di evitare di parlare di San Scemo anche in questo post.
E inoltre la tua frase non la capisco. Non c'è un verbo che regga una principale.
Sul non aver risposto, se non sono stato esauriente su alcune questioni, mi scuso e, come ha già intuito il Prof. Anteguerra, "non s'è fatto apposta".
Ma ciò che mi stuzzica è il "paio di boiate tecniche". Quali?

Davide: invece il paragone con il partito regge, se non pensi al partito come un'organizzazione gerarchica bensì, più semplicemente, come un gruppo di persone accomunate da una medesima idea politica. Intendevo solo dire che ovunque ci sia un qualsiasi gruppo politico, al suo interno troverai la persona appassionatissima e attentissima a tutti gli sviluppi, così come troverai il "sedicente" e basta, così come troverai la via di mezzo (più o meno io, ripeto).

Il discorso per estremi non mi interessa molto, sinceramente: se io dico "Sono democristiano" ma non credo a me stesso mentre lo dico, evidentemente non sono un democristiano.
Se tu vieni in manifestazione a sventolare la bandiera senza essere convinto di ciò che quella bandiera rappresenta, evidentemente non sei anarchico.
La questione è "non dobbiamo avere paura delle parole"... Il verbo riflessivo "definirsi" è un performativo, cioè si verifica proprio nel suo essere enunciato... "Io mi definisco" è come "Io prometto", è come "Io dichiaro", è come "Io nego che...": lo si fa mentre lo si dice.
Detto ciò, scatta poi un problema di onestà intellettuale: se "Io mi definisco" e poi non sono, è come se io promettessi e poi non mantenessi, è come se io dichiarassi e poi mi rimangiassi la parola, è come se io negassi e poi affermassi.

In tutti questi casi sarei una m.rd@.

Ma, parole tue, sono "un uomo". E, poiché onesto intellettualmente, sono un anarchico (e mille altre cose). Come tu sei un uomo di sinistra generico che "non si ritrova in una forma partitica" (cito te in una frase di vari anni fa, non so se la cosa valga ancora, immagino di sì). :)
Ultima modifica di McA il 03/03/2005, 16:06, modificato 1 volta in totale.
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ma c@xxo McA è questo il punto: se prometti e poi mantieni, cosa fai di diverso da me? se io cominciassi a definirmi anarchico, cosa dovrei cominciare a fare di diverso da ora e di più vicino alla tua condotta? è questo che non capisco.

tu stai quindi sostendendo che un credo politico, di partito o meno, sia questione
1. di autodefinizione
2. di onestà intellettuale
e basta?
Ultima modifica di Prof._Anteguerra il 03/03/2005, 16:30, modificato 1 volta in totale.
Prof._Anteguerra

E ancora: per essere anarchici, secondo la tua definizione, bisogna credere in un pensiero 'fondato sulla libertà, sull'autodeterminazione, sull'incentivazione al pensiero, sull'uguaglianza, sulla pace, sulla vita.'

Quindi io che non mi difinisco anarchico pecco in una di queste? E, viceversa, dato che non mi sento di peccare in una di queste, sono anarchico?

Quando dico che sei un uomo intendo proprio questo: il credere nell'uomo, nella libertà, nell'individuo razionale libero, etc. etc. non è forse la base che ci accomuna? a questo punto l'anarchismo sarebbe semplicemente (!) il non credere nello Stato in qualsiasi sua forma...
Ultima modifica di Prof._Anteguerra il 03/03/2005, 16:36, modificato 1 volta in totale.
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Prof. Anteguerra ha scritto: tu stai quindi sostendendo che un credo politico, di partito o meno, sia questione
1. di autodefinizione
2. di onestà intellettuale?
e basta?
Beh, questi due punti li hai liquidati scrivendoli come se fossero roba da niente... E invece sono due fattori pesantissimi... Soprattutto il secondo raramente si trova in dose massiccia.
Come ipotetico punto 3. occorrerebbe sicuramente inserire "impegno", che, se accentuato, diventa "militanza".
Ma è proprio l'ideologia a farla da padrona... Cosa rende Fabrizio De Andrè anarchico (più che altro "anarco-individualista")? Non tanto la militanza, che in lui non è mai stata connaturata, bensì proprio l'onestà intellettuale, la coerenza, il "definirsi" unito all' "essere"... O sbaglio?
Prof. Anteguerra ha scritto:se io cominciassi a definirmi anarchico, cosa dovrei cominciare a fare di diverso da ora e di più vicino alla tua condotta? è questo che non capisco.
A questo avevo già risposto: se non sei un militante, praticamente nulla! Ma vorrai concedermi che l'autodefinirsi non coincide con l'essere, no? E allora: se cominci a definirti tale ma in te non c'è la convinzione ideologica, non sarai mai anarchico! Magari lo saprai solo tu e gabberai tutti e tutti crederanno che tu sia anarchico ma solo tu, tra te e te, sogghignerai sotto i baffi sapendo di non esserlo veramente... Ma mi dici che senso avrebbe comportarsi così?
Io in realtà non capisco il tuo "non capisco"... Cosa c'è da capire se non il fatto che io leggo il libro di un tizio, dico "lui secondo me ha ragione", cerco di attenermi ad una condotta che sia fedele a quella lì, IL CHE NON SIGNIFICA CHE ALL'OCCHIO UMANO LA MIA CONDOTTA "ANARCHICA" SI PALESI CONTINUAMENTE COME UN CARTELLO, e ogni tanto cerco di impegnarmi in iniziative politiche coerenti a quella linea di pensiero? Cos'altro c'è da spiegare di tanto incomprensibile? Io, uguale a me stesso in tutti gli altri aspetti, cinefilo, rocker ecc., se mi riferissi politicamente ad uno come Stalin, non sarei forse uno stalinista? Qual è il problema di riconoscere ciò?
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Prof. Anteguerra ha scritto: Quando dico che sei un uomo intendo proprio questo: il credere nell'uomo, nella libertà, nell'individuo razionale libero, etc. etc. non è forse la base che ci accomuna? a questo punto l'anarchismo sarebbe semplicemente (!) il non credere nello Stato in qualsiasi sua forma...
E tante, tante, taaante altre cose... Che diventa un po' un pacco scriverle qui...
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jami
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appunto, qui (sul forum), la discussione sull'anarchia(è, sottointeso)= (alla discussione su sanremo )7

premetto che sull' argomento non sono così ferrato, ma se una caratteristica dell'anarchismo è "il rifiuto dello stato in qualsiasi sua forma", come puoi definirlo di sinistra, quando tutte le dottrine universalmente riconosciute di sinistra si basano su una struttura statale granitica ?
poi leggi "rifiuto del sistema economico capitalistico" e parti in quarta con l'anarchia sinistrorsa, quando nella riga precedente si parla di " punti di riferimento sono il razionalismo settecentesco e il liberismo economico, l'idealismo assoluto e il positivismo evoluzionistico ", che almeno sul liberismo mi concederai non essere idee propriamente di sinistra.
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berta
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mi chiedo solo
perchè non in agorà (che abbiamo rotto le palle tu compreso per averla come sezione) ma in sondaggi di opinione?
perchè?
perchè?
proprio tu davide
è un argomento delicato
cosa lo metti a fare in sondaggi di opinione? questo mi fa capire che lo prendi dalla parte sbagliata e sono già punti in meno ...
- Hattrick Club -
il mio blog su Hattrick fatto con sine, siena e rolph

http://hattrickclub.wordpress.com
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Beh, per quanto riguarda la sede di questo topic all'interno del forum, per me si può pure spostare.

Jami: alcuni pensatori - quali Norberto Bobbio, morto poco più di un anno fa - si sono spaccati il cranio su quale sia la vera, basilare differenza tra destra e sinistra.
Nel suo "Destra e sinistra", Bobbio è convinto che la vera differenza stia nel concetto di eguaglianza così come concepito dalle singole parti. I fautori della sinistra si rivolgerebbero alla politica con l’obiettivo di rendere tutti gli uomini uguali. Quelli di destra, al contrario, sarebbero intenti a mantenere la disuguaglianza tra le classi sociali perché – sostengono – essa è ineliminabile, parte integrante dell’agire collettivo in quanto tale.
Vedi, dunque, come la concezione più o meno presente, se non del tutto assente, di uno Stato più o meno rigido, non è una differenza che venga presa in considerazione.
Mi sento abbastanza protetto nel momento in cui mi rifaccio alla tesi del - probabile - maggiore filosofo italiano del XX secolo. Quindi, prendo come discriminante principale quella dell'uguaglianza. Da cui: l'anarchismo, mi concederai, è palesemente di sinistra.

Sul liberismo, hai perfettamente ragione nel rimproverarmi di aver taciuto una deriva anarchica che, per quanto ridicola, fastidiosa ed infamante per il vero anarchismo, va citata.
Si tratta del liberismo selvaggio che arriverebbe a concepire l'assenza di Stato, poiché tutto sarebbe regolato dal mercato.
Cioè: 0% Stato / 100% mercato.
In tempi più recenti questa dottrina ha preso anche l'allucinante nome di anarco-capitalismo. I suoi esponenti sono degli stronzi teste di c@xxo che a volte adottano come simbolo una "A" cerchiata... Verde.
Costoro sono appunto convinti che il mercato debba soppiantare lo Stato in toto, che per me è come scegliere se è meglio ardere vivo o annegare.

Assurdi, gli anarco-yuppie rampanti.
Ciao da McA e da Francesco Caravagli, responsabile relazioni esterne Radio Fujiko.
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Berta, alla luce di quello che è stato detto, scrivere un post per criticare il luogo in cui è stato aperto mi sembra una cosa inutile. Se questo serve a farti rispondere sull'argomento, sposta pure il topic in Agorà. Ma se non hai niente da dire sull'argomento (e credo che se avessi avuto qualcosa da dire, lo avresti già fatto) allora perchè caghi il c@xxo? Io sosterrei le stesse tesi anche se fosse in "pianeta sesso".

McA: io quando cito la Garzantina di Filosofia è per trovare una definizione desunta da molte opere di storici, filosofi e sociologhi. Se avessi voluto citare solo una persona per tirare acqua al mio mulino l'avrei fatto, ma allora si sarebbe trattato di convincere la gente, non di discutere su un problema. E con tutto che N. Bobbio non è il primo stronzo. Solo non accetto che tu consideri la sua opinione (e di tutta l'ala in cui si identifica), come l'unica da prendere in considerazione. Tuttavia, se vogliamo riformulare la discussione partendo dalla concezione di uguaglianza mi va bene.

Comunque mi pare che McA tenga in modo particolare a illustrare le differenze fra le varie correnti anarcoidi in giro: questi sono degli stronzi perchè la pensano così, quegli altri sono delle merde perchè fanno quest'altro etc. etc. Ok, mi sta bene...solo mi pare che tu stia rischiando di identificarti con l'anarchismo "ufficiale", quello vero, il ceppo fondante. Ma, io credo che un pensiero politico
1) sia sempre in continuo cambiamento (e questo esclude la formulazione Ottocentesca) a seconda delle situazione storiche sociali economiche etc etc
2) sia desumibile dal tentativo di applicazione all'organizzazione sociale, alle vere e proprie azioni politiche (più o meno di militanza)
Quindi, cerchiamo di creare un base comune: oggi l'anarchismo cos'è? Ha ancora senso riconoscersi nel razionalismo settecentesco? Non conviene definire il nuovo aspetto della corrente anarchica, cercando di eliminare le deviazioni estreme e i pregiudizi? Non dico sia facile, per carità! Proviamoci.
Ultima modifica di Prof._Anteguerra il 04/03/2005, 11:35, modificato 1 volta in totale.
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Sul liberismo, hai perfettamente ragione nel rimproverarmi di aver taciuto una deriva anarchica che, per quanto ridicola, fastidiosa ed infamante per il vero anarchismo, va citata.
sottolineo "vero anarchismo". insomma mca, la pirli e la volti come ne hai voglia, ma mi sembra che come per tutte le idee ci siano un sacco di sfaccettature e derive, e il dire che tutte le correnti anarcoidi in giro sono fasulle, perchè l'unica corretta interpretazione è la tua personale, sorretta fra l'altro dall' importante opinione di eminenti pensatori, le cui affermazioni accuratamente mirate, ti permettono di costruire l'impianto per cui hai inequivocabilmente ragione, lascia un po' il tempo che trova.
voglio dire che chiunque la pensa in modo diametralmente opposto su questo argomento, può benissimo sostenere un discorso speculare al tuo, utilizzando gli stessi strumenti, e questo non comporta forse che dal suo punto di vista ha ragione ?
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Argomentare via post si sta rivelando sempre più difficile: allora, mettiamola così.
Ci sono varie correnti.
Io mi riconosco in una di queste. Che però non è "una", è "la". E non perché è quella in cui mi riconosco io, bensì perché è così che l'anarchismo è nato.
Preferirei che gli "anarchici" che vogliono "tutto mercato e niente stato", anziché "anarco-capitalisti", si chiamassero "mercatisti".
Preferirei che gli "anarchici" che fanno scoppiare i botti si chiamassero "insurrezionalisti", non "anarco-insurrezionalisti".

Ricordo infatti che tutto il discorso è partito da una sovrapposizione terminologica "anarchici" / "anarco-insurrezionalisti" in cui ho mi ero limitato a dire: occhio che questi sono così e si chiamano così, noi invece siamo colà e ci chiamiamo colà.

Non è colpa mia (o merito mio) se l'anarchismo a cui mi rifaccio è quello cronologicamente più antico, a cui il "nome" (anarchia, anarchismo, anarchici) è stato per primo associato alla "cosa".
la pirli e la volti come ne hai voglia
Assolutamente no, non lo accetto perché nessuno potrebbe affermare che quelle citate non siano altro che "branche", "deviazioni" dall'anarchismo. Io mi rifaccio all'anarchismo delle radici, che quindi chiamo (non senza orgoglio) il "vero anarchismo" (e ripeto, non è "vero" perché è quello in cui credo io, è "vero" perché è da lì che è partito il resto). E certo che gli altri li badilo, perché struprano concetti fondamentali dell'anarchismo mantenendo però, seppur in parte, la denominazione.
perchè l'unica corretta interpretazione è la tua personale
No, io non interpreto nulla. Io ho letto dei testi, e, se vuoi, mi sono fermato ad un livello più "superficiale". Li ho presi per buoni, perché mi sono parsi giusti. Non c'è "la mia interpretazione dell'anarchismo", io non credo in queste stronzate del tipo "ognuno ci mette del suo". Ci sono gli autori, ci sono i teorici, ci sono i pensatori, poi c'è chi li legge e li approva, poi c'è chi li legge, li approva e un po' cerca di applicarli (io), poi c'è chi li legge, li approva, li applica e si sbatte (il militante), poi ci sono altri pensatori che cercano di attualizzarli (svariati compagni dell'FdCA sono professori universitari che cercano di sistematizzare l'anarchismo di base trasferendolo nel concreto, ai giorni nostri, nelle lotte sindacali, nelle lotte per i diritti umani - e con questo rispondo anche al Prof. Anteguerra dandogli ragione, perché anch'io ritengo che un pensiero politico sia sempre in continuo cambiamento in relazione a mille fattori).
voglio dire che chiunque la pensa in modo diametralmente opposto su questo argomento, può benissimo sostenere un discorso speculare al tuo, utilizzando gli stessi strumenti, e questo non comporta forse che dal suo punto di vista ha ragione?
Semplicemente, non se ne dà il caso, perché uno che mi venga a sostenere che il vero anarchismo sia quello in cui - esempio - il mercato prevalga sullo Stato fino all'abolizione di quest'ultimo, è impreparato, nel senso che non conosce la storia del pensiero anarchico, oppure è in mala fede.
Lui, dal suo punto di vista, soprattutto nel primo caso, ha ragione: certo che potrebbe fare un discorso uguale al mio ma con i nomi invertiti. Ma, permettimi il paragone musicale, sarebbe come uno a cui abbiano detto fin da piccolo che è nato prima il grunge dell'hard rock. Semplicemente, sbaglia. Non sa come stanno le cose in realtà.
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mca, ne so troppo poco sull' argomento per entrare nei meandri dell' ideologia, comunque il tuo processo logico-deduttivo mi lascia perplesso al riguardo.
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