Circolo Arcipelago
BACHI DA PIETRA
VENERDÌ 22 FEBBRAIO 2013
ore 22:00
LUOGOCOMUNE
Centro Sociale Culturale Arci
Via Speciano, 4 - Cremona
ingresso con tessera Arci 2013
BACHI DA PIETRA
Il gruppo nasce nel 2004 dall'incontro di due musicisti attivi, già allora, da un decennio:
Giovanni Succi, reduce dall'esperienza dei
Madrigali Magri, e
Bruno Dorella, attivo con
OvO,
Ronin e con un'etichetta indipendente (
Bar La Muerte) che ha battezzato artisti del calibro di
Bugo e
Bologna Violenta, per fare solo due nomi.
Il progetto si connota subito per un approccio primordiale alla materia rock/blues (chitarra e batteria, registrazioni in presa diretta) con sonorità difficilmente definibili, influssi medievaleggianti e una spiccata valenza letteraria infusa nella crudezza e nell'immediatezza dei testi.
Insetti mutanti che incidono pietra. Una lenta e graduale metamorfosi produce quattro album (
Tornare Nella Terra,
Non Io,
Tarlo Terzo e
Quarzo), un live in teatro (
Insect Tracks) e un mini (in coppia con i
Massimo Volume) sempre diversi eppure sempre marchiati dallo stampo inconfondibile che ha fatto scuola. I Bachi Da Pietra passano dal fango primordiale del 2005 alla ruggine pietrosa del 2011, attraverso più di duecento date dal vivo, ed è impossibile racchiudere in una formula il suono delle loro canzoni.
Per il quinto album,
Quintale (uscito a gennaio 2013), la produzione è stata affidata a Giulio Favero, che si è trovato alle prese con altro materiale incandescente. Gli insetti hanno superato sé stessi, affrontando un'altra mutazione.
La metamorfosi è evidente. Non stravolgono la loro natura; forse stravolgeranno la vostra.
Non occorre essere particolarmente attenti ai dettagli per accorgersene.
I Bachi Da Pietra arriveranno in faccia.
QUINTALE
Rock'n'roll. Ovviamente a modo loro. Questo fanno i Bachi Da Pietra, questi sono i Bachi Da Pietra. Il verme della roccia ha assunto le sembianze di un potente insetto corazzato, dopo la genesi fangosa e le mutazioni di questi anni. Anni che hanno indurito la pelle, hanno trasformato il fango in ruggine petrosa, solidificandola, infine. Sporcando, infettando, colpendo. Tutto scorre e muta. Né speranza né paura. Soltanto il naturale incedere del tempo sulle cose. I Bachi Da Pietra sono sassi in un fiume e si lasciano trasportare, consci che se tutto si trasforma, degli insetti mutanti come loro non possono certo sottrarsi a questo destino.
Qui nasce e qui arriva
Quintale, che come gli ultimi tre album (una trilogia del tarlo?) gioca con la progressione dei numeri e come gli altri spiazza e lascia storditi. Sempre in maniera diversa, sempre colpendo il lato scoperto, come un pugile consumato col quale si possono prendere tutte le contromisure del caso, ma sempre di un livello superiore rimane.
Un pietrone. Dodici brani di rara durezza, materiale incandescente su cui
Giulio Favero ha messo le mani in quel de La Sauna di Varano Borghi (VA), nell'aprile del 2012, registrando, mixando e tagliando rigorosamente in analogico e rigorosamente su nastro, senza interferenze digitali, facendo scaturire dalla roccia una potenza sonora mai raggiunta prima dai Bachi da Pietra. Strumenti ai minimi, ancora una volta, eppure un suono sempre impossibile da classificare, che questa volta è capace di riempire ogni spazio, ogni anfratto entro cui in passato si aveva il tempo di riprendere fiato; lusso che con
Quintale è ridotto all'osso.
Pochi inserti esterni: la chitarra di Giulio Favero in
Fessura, la sua voce in alcuni cori (mai emersi prima nei solchi dei Bachi Da Pietra), il sax impazzito e schizofrenico di
Arrington de Dyoniso in
Enigma,
Paolo Il Tarlo e
Ma Anche No. Tutto il resto è il sempre più monolitico suono primordiale di Succi e Dorella: rock e blues (archetipi metal) scarnificati e possenti. Il legno e le corde, le pelli e il ferro che si sono fatti pietra. E questa volta è la successione stessa della
tracklist a spiegare il cambio di pelle dei Bachi da Pietra:
Haiti,
Brutti Versi,
Coleotteri ed
Enigma non permettono pause,
Fessura e
Mari Lontani concedono un respiro, prima di rientrare nel vortice di
Io Lo Vuole,
Pensieri Parole Opere,
Paolo Il Tarlo.
Sangue il sangue lo fa sputare davvero, prima dell'ultima decompressione, con
Dio Del Suolo e
Ma Anche No.
Quintale è un disco di paradossi: un peso massimo ma, tutto sommato, più fruibile che mai. Deve molto del suo suono possente a due strumenti minimi, introdotti nell'universo dei Bachi Da Pietra: al plettro sulla chitarra e al charleston accanto ai due tamburi. Deve molto all'immediatezza del rock'n'roll, ma affronta tematiche forse ancor più complesse, non senza aperture ironiche e crude, con punte di profondità e cinismo. Dopo una lunga strada incisa di versi muta in prosa. Se la letteratura è semplicemente una traccia, questa è letteratura rock (o letteratura e basta).
Per un disco come questo,
Quintale, cento chili, in fin dei conti è un nome leggero. La metamorfosi apparirà evidente anche all'orecchio più duro. La natura dei Bachi Da Pietra rimane la stessa, ma l'esito è un cataclisma. State all'erta.
Il posto è adesso, e il tempo è qui.
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Ciao da McA e da Francesco Caravagli, responsabile relazioni esterne Radio Fujiko.