Tra gli ultimi mesi del 2021 e i primi giorni del 2022, Snorky e io abbiamo visto tutta
Downton Abbey (per Snorky era una revisione).
La serie inglese concepita da Julian Fellowes – 6 stagioni, quasi tutte da 10 episodi, uscite tra il 2010 e il 2015) – è ambientata in un periodo interessantissimo e meno approfondito del Novecento, cioè gli anni Dieci/Venti: la prima stagione comincia con le notizie dell'affondamento del Titanic (aprile 1912), l'ultima si conclude a Capodanno 1926. Ed è proprio la classica serie in cui la storia della famiglia di rango nobiliare dei Crowley, guidata dal Conte e dalla Contessa di Grantham, si intreccia con la Storia con la S maiuscola: la Prima guerra mondiale, l'influenza spagnola, la borghesia rampante che mette in crisi lo
status quo della nobiltà come classe dirigente, i diritti civili conquistati dalle donne e tanto altro.
Downton Abbey possiede le caratteristiche di parecchie delle serie che sono diventate
cult: una narrazione efficace, con colpi di scena che invogliano a far partire subito l'episodio successivo; un cast azzeccatissimo, a tutti i livelli (la grande Maggie Smith giganteggia e gigioneggia nel ruolo della Contessa Madre); battute ficcanti a profusione; e potrei continuare.
Insomma,
Downton Abbey spacca e ha in sé tutto ciò che mi affascina della serialità ma che al contempo mi induce a prendere questo tipo di prodotti a piccole dosi.
Personaggio maschile preferito: John Bates (interpretato da Brendan Coyle).
Personaggio femminile preferito: Anna Smith (interpretata da Joanne Froggatt).

Ciao da McA e da Francesco Caravagli, responsabile relazioni esterne Radio Fujiko.