Giovanni Lindo Ferretti intervistato da Giuliano Ferrara

Dal greco = spazio aperto

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Ho guardato tutto il video e ho letto i due link.
Innanzitutto, è importante sottolineare che la famosa lettera al giornale Il Foglio (di Giuliano Ferrara) era un falso.
L'invito a Otto e mezzo avrebbe dovuto chiarire maggiormente questa cosa. Perché, nella mezz'ora, non ci sono stati 10 secondi per rievocare quell'episodio?
Detto ciò. Ferretti è matto, e mi pare che non ci sia dubbio. Cioè, quello che ha parlato con Ferrara è uno che non sta bene, ma non (sol)tanto per quello che dice, ma per come lo dice. Io non so quali siano i problemi di salute che lo hanno costretto in ospedale, ma deve essere necessariamente stato intaccato anche il cervello.
Lindo faceva paura per i motivi giusti vent'anni fa, adesso fa paura per i motivi sbagliati. Adesso fa paura perché ti parla come uno di Scientology, ti parla come uno che ha visto la luce e cerca di condurre la tua anima smarrita per i sentieri del giusto.
In ogni caso, in pieno accordo con (A)narchiste, cito Alfred Tennyson: meglio avere amato e perduto, che non avere amato.

Come una malattia della pelle localizzata
O una irripetibile chance
Un disturbo residuo
PRAVDA PRAVDA
RUDE PRAVO
TRIBUNA LUDU
KGB KGB
Altro che nuovo
Nuovo sensazionale
Afferrare l'occasione propizia
Indicare con una crocetta la qualità
La quantità desiderata
FEDELI ALLA LINEA
FEDELI ALLA LINEA
FEDELI ALLA LINEA
CCCP CCCP
Fedeli alla linea anche quando non c'è
Quando l'imperatore è malato
Quando muore o è dubbioso
O è perplesso
Fedeli alla linea e la linea non c'è
Fedeli alla linea e la linea non c'è
FEDELI ALLA LINEA
FEDELI ALLA LINEA
FEDELI ALLA LINEA
CCCP CCCP
Altro che nuovo
Nuovo
Ciao da McA e da Francesco Caravagli, responsabile relazioni esterne Radio Fujiko.
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tutta questa storia, a me, fa rivivere diversamente il concerto di quest'estate a brescia.
all'epoca pensavo alla lettera a il foglio ancora come una leggenda metropolitana. vabbè, è un falso.
ma a parte ciò, ci penso e mi chiedo il senso di quel concerto.
revival per i fans? reunion per grana ricevuta? catarsi per un addio?
a chiederlo a maroccolo etc, risponderebbero che bisogna chiederlo a lui.

fa effetto la sua personale mutazione, ma prendo atto del suo ritorno a casa.

in sostanza mi sento in accordo con (a)narchiste.
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Non ce la faccio ad aprire un nuovo topic. Va bene qui.
Sul settimanale Tempi (n° 50, uscito il 13/12/2007) c'è un articolo di Giovanni Lindo Ferretti.

Ho trovato il mio maestro

«Un certo cattivo gusto mi ha impedito di scambiare la libertà coi buoni sentimenti. Ecco perché ho incontrato il "reazionario" Ratzinger, il bene più prezioso che ho». La speranza di Lindo Ferretti

È al cospetto della morte che si rende inevitabile la questione circa il significato della vita. Lo scrive il nostro Santo Padre nella enciclica Spe Salvi e continua ricordando che, negli antichi sarcofaghi, la figura di Cristo era rappresentata con l'immagine del filosofo e l'immagine del pastore.
Ho letto l'enciclica allegata al Foglio. Quel giornale continua a cumulare, ai miei occhi, meriti in alto e in basso, sacro e profano. Mi allena lo spirito critico ed è capace di muovermi a sonora risata. Ho letto l'enciclica d'un fiato, come un racconto che m'appassiona. Mi ha trascinato la scansione sapienziale, lo stile di scrittura, la limpidezza della verità che vi affiora, sboccia e ti fa dire: «Sì, proprio così, lo so, è vero».
Ho sempre nutrito interesse per la storia dell'uomo, dell'umanità, ma non ne ho fatto un'acquisizione accademica; tanto meno posseggo conoscenze teologiche che mi permettano di contribuire a un dibattito sulla traduzione delle Sacre Scritture fatta da Lutero. Di riflesso ne vengo toccato, illuminato o rabbuiato, ma altro è il mio vivere. Non mi stanco di ripetere che sono nato e sono stato allevato cattolico romano ma, in rotta, per mio conto, ho cercato, confidando nel progresso culturale-tecnologico-scientifico, votandomi alla liberazione politica, di conquistare lo status di uomo-nuovo. Ne ho verificato ogni esito, dal tragico al ridicolo nella mia storia personale, in quella del mio paese, del mio mondo, del mio tempo. Non mi sono suicidato. Mi darei colpi in testa per la dabbenaggine ma non sono diventato cinico, né rincoglionito. So della mia miseria, del mio peccato, ma non dispero. Percepisco, come pienezza, momenti di amore infinito nella creazione e nelle creature. Ne sono sollevato, a volte annichilito. Sono tornato a casa, quella di mio padre e mia madre, dei miei nonni. Sono tornato in chiesa, ho ripreso a frequentare comandamenti e dottrina, ho ritrovato la preghiera.
All'inizio ero solo, sommerso e intrappolato da pensieri di cui avevo verificato l'inutilità quando non il danno. Non è facile trovare maestri, non è facile mai, soprattutto nel proprio tempo. Io ho trovato il mio maestro, l'ho trovato perché ho sempre coltivato un certo cattivo gusto nel non lasciarmi travolgere dalla marea mielosa di buoni sentimenti falsi e imperanti. Non ho mai scambiato la mia libertà con il corretto o il conveniente, cantavo, in gioventù, «produci consuma crepa». Era una constatazione e un giudizio. So in cuor mio che c'è una verità e cosa è giusto. È un retaggio dei secoli nei secoli, è il lascito prezioso dei miei vecchi. Così un giorno, stanco di leggere sui quotidiani frasi estrapolate ed esposte al pubblico disprezzo del reazionario per eccellenza, il "pastore tedesco", entrai in libreria e chiesi: «Non ha mai scritto un libro, questo tal Ratzinger?».
Avevo il mio maestro, e tanta fu la sorpresa, la gioia, il conforto, che lo dicevo a tutti continuamente. Fu il varcare la soglia, definitiva e originaria, concreta, del mio ritorno. Le cose succedono, conseguono e si cambia. Per un po' di tempo ho coltivato il sogno di incontrarLo sui banchi di una università, come docente. Era ciò che chiedeva per sé ma Colui che avevo eletto mio maestro è stato eletto papa, Benedetto decimosesto. Ogni pontefice della mia vita è stato, comunque io fossi, un Santo Padre. Giovanni XXIII - io ero un bambino - con la dolcezza e il sorriso e quell'aria arguta e contadina. Paolo VI quando riaffermò tra il sarcasmo di molti che il diavolo esiste. Ero allora un giovanotto anticonformista e ribelle ma non ne avevo mai dubitato, l'avevo dimenticato. Mi fece piacere il suo ricordarmelo. Giovanni Paolo II mi colpì per la sua forza, la presenza. Un incedere da patriarca biblico tra gli sconvolgimenti da globalizzazione e il crollo comunista. Il suo lungo pontificato ha coinciso con la mia massima lontananza, me lo sono perso. L'ho ritrovato vecchio, malato, indomito. Prima dolorante poi immagine stessa del dolore, accettato e mostrato. Muto alla fine ma molto comprensibile in una marea montante che parla di continuo e da dire non ha niente.

I tempi della cucina e del lievito
Il valore del pontefice è essere a capo della Chiesa, vicario di Cristo sulla terra e Sua immagine. Legato indissolubilmente al proprio tempo e tramite privilegiato con l'Eterno. Ruolo immutabile e persona, unica e irripetibile, ogni volta. Il nostro Santo Padre è pastore e filosofo. Opera nel contingente senza esserne succube. Penso alla lezione di Ratisbona, così osteggiata e svilita dagli esperti mediatori cultural-religiosi di quella che fu la Cristianità. Penso alla Deus caritas est, che misura la verità della Chiesa col moralismo sentimentale di un umanesimo contro Dio. Penso al Gesù di Nazaret che traccia un cerchio perfetto e torna all'inizio, dialoga col testo di un rabbi contemporaneo e va dritto al centro. E ogni volta mi appare l'immagine del rabbino Toaff, sul sagrato di San Pietro, in anticipo, unico invitato personale del Santo Padre Giovanni Paolo II alle proprie esequie.
Della Spe salvi ci sono paragrafi già sottolineati, fulminanti, ma grazie a Dio il tempo delle encicliche non è quello dei media, della notizia, dello spettacolo; piuttosto del tavolo in cucina, del lievito. Volete che mi addentri nella dimensione teologico-pastorale dell'enciclica, che ne sveli profondità e rimandi? Avete sbagliato persona. Volete qualcuno che la contesti svelandone il retropensiero reazionario? Cercate nel gregge e sarete accontentati. Ho letto una recensione, cristiana, sul Gesù di Nazaret che prima mi ha fatto arrabbiare, poi disgustare, poi avrei pianto per lo scoramento e volevo rispondere, ma ho pregato.

Fuori dalla prigione intelligente
Io non posso che confermare, una volta di più, il mio affetto, la mia riconoscenza; la gioia che mi dà il Santo Padre. Lui sa parlare al mio cuore. Custode del mistero, forza la mia ragione alla comprensione. Lui che parla a tutti, ma proprio tutti, essendo tramite e garante sulla terra della Comunione dei Santi, sembra che parli a me, personalmente anche se in lettera aperta. Il maestro, si sa, è il bene più prezioso di un discepolo. Non vedo l'ora di avere tra le mani l'edizione vaticana dell'enciclica che mi facilita lo studio (sono un po' orbato dall'età) e favorisce la meditazione. La parola, se vera, opera e trasforma. L'apprendere fortifica e allieta. Ma questo lo si deve verificare nella quotidianità del vivere, altrimenti è una gabbia per colti, una prigione intelligente.

Giovanni Lindo Ferretti
Ultima modifica di McA il 07/04/2008, 4:30, modificato 1 volta in totale.
Ciao da McA e da Francesco Caravagli, responsabile relazioni esterne Radio Fujiko.