Django Unchained

Le cinéma (abréviation de cinématographe) est une projection visuelle en mouvement, le plus souvent sonorisée.

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Django Unchained, il nuovo film di Quentin Tarantino, uscirà in Italia il 17 gennaio 2013, se ho ben capito col titolo originale.
Stavolta Quentin ripropone uno storico personaggio del western italiano. Cast stellare.



Nota di colore: il teaser poster ufficiale è una modifica fatta a partire da un fan poster realizzato dal grafico Federico Mancosu (già noto, almeno a chi è interessato a grafica e locandine, per degli stupendi fan poster minimalisti di film famosi). Visto il fan poster (sinistra), la produzione l'ha contattato, con conseguente contratto di cessione dei diritti e rifacimento (destra). Era pure meglio il progetto di partenza.

Immagine

Ho parlato di più della locandina che del film. Tutto ciò è abbastanza nerd da essere Tarantiniano.
Grazie a Eta per la segnalazione del trailer del film!
Ultima modifica di McA il 29/01/2013, 18:42, modificato 1 volta in totale.
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Il feticismo non ha mai portato da nessuna parte. Al ilmite ha portato a Kill Bill, il che non è un bene.
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Visto Django Unchained anche io; credo di pensarla esattamente come Pelleschi (al momento c'è solo la sua recensione, ma facilmente ne aggiungeranno altre).
Avete già notato tutti, vero?, che non può essere un caso che nei cinema ora ci sia anche un altro film, Lincoln, riguardo la schiavitù?
McA ha scritto: 04/11/2012, 12:30Senso di completezza a manetta, e solito mix di sentimenti.
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no, il Pelleschi non mi trova d'accordo.
va bene, da un certo punto in poi non ci sono più capriole narrative e/o incroci di storie, ma la faccenda dello scarto di livello mancante in Django Unchained non regge.

Spoiler:
Se quello scarto cercato è Bill che dice "I overreacted", se lo è il modo in cui muore Stuntman Mike, cribbio! allora lo è anche (e a maggior ragione, imho) il dopocena offerto da Calvin Candie ai suoi ospiti.
Sì, fino a poco prima il Candie ha fatto fuoco e fiamme, quando ha scoperto che lo volevano fregare, ma di fatto ha giocato una partita di astuzia e si bea di aver vinto, mentre Django e soprattutto il Dottor Schultz hanno perso, fine. 12000 dollari (una marea, per carità) per la schiavetta invece che per il mandingo, ma quello che abbiamo visto a Candieland è solo il racconto di una "normale" transazione commerciale. Candie tende un attimo a sbarellare, per carità, ma giustamente, dal suo punto di vista si trattava quasi di un gioco, come nella sfida tra il suo mandingo e quello di Franco Nero. Django che va incontro a Broomhilda, agli occhi di Candie è solo un altro tipo di incontro tra negri, di cui lui e il Dottor Schultz sono i responsabili. Quello che lo fa incazzare a tavola è la prospettiva di non essere pagato, ovvero la slealtà di Schultz.
Mettiamoci nei suoi panni: Candie è uno schiavista come tanti altri, sì, il più ricco e potente forse, ma è una persona normale in quell'ambiente, interpreta un ruolo ben definito in quel mondo. Schultz il lecca-negri e il suo valletto liberato, che parla bene e si interessa di combattimenti tra schiavi, loro sono i mostri, i personaggi sbagliati di quella storia. E Tarantino ce lo mostra chiaramente nella scena iniziale in cui i due compari vanno in città a bere una birra e ammazzare lo sceriffo, scena su cui tutte le recensioni sorvolano, come se fosse un divertissement e che invece ritengo fondamentale. Candie se ne sta lì nel suo mondo, dicevo, e arrivano 'sti due a rompergli le balle con richieste assurde, che poi si rivelano l'impalcatura di un inganno. A casa sua. Ovvio che gli saltino i nervi! Subito dopo però è li che delizia l'ospite tedesco con Beethoven e con il dessert. Questi pagano la cifra giusta e (potenzialmente) fine.
Candie: You brooding 'bout me getting the best of ya, huh?
Schultz: Actually, I was thinking of that poor devil you fed to the dogs today, D'Artagnan.
Qui è la svolta, l'overreacted cercato dal Pelleschi e dal Tallarita, tanto che Tarantino deve rilanciare la Vendetta con le immagini di D'Artagnan sbranato dai cani, con Dumas che era un nero, con la stretta di mano tra uomini d'onore che sancisce ("qui nel sud", ovvero nell'unico universo conosciuto da Candie) la positiva conclusione di un affare.
Ovviamente non può finir così, Sigfrido non può liberare Brunilde pagando il drago, per quanto il conto sia salato, deve ucciderlo e poi attraversare le fiamme dell'inferno. Questo da un punto di vista narrativo. Da un punto di vista etico e non epico (esattamente come in Kill Bill e Inglourious Basterds), il male deve essere smascherato nella sua normalità, banalità, indifferenza, e solo a quel punto annichilito. Una persona non può essere una merce soggetta a transazioni commerciali! Broomhilda è un essere umano che dev'essere liberato dall'Amore e dalla Vendetta nei confronti del Male. Male che non è Calvin Candie (il drago), ma lo Schiavismo tutto.
Da questo punto di vista, secondo me, Django Unchained è ben meglio di Kill Bill in cui comunque, da un certo punto in poi, non c'è altro che una lista da seguire. Mi pare che i due (Pelleschi e Tallarita) si siano un po' innamorati della propria tesi, insomma.
Ultima modifica di Q il 29/01/2013, 9:16, modificato 1 volta in totale.
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Il film mi è piaciuto, ma non l'ho amato follemente.
Ci sono alcune mancanze narrative, ma non quelle che Pelleschi e Tallarita mettono in campo. Non è un problema, a mio avviso, che il film diventi narrativamente "normale" dall'arrivo di Django e Schultz a Candieland; il problema è un altro (spoilerissimo).

Spoiler:
Dalla morte di Candie e, un attimo dopo, di Schultz, il ritmo del film cala vertiginosamente. Sono con Q quando mi spiega che il drago è Candie e le fiamme dell'inferno sono la successiva cattura, violenze ecc., e quindi Django deve superare anche quelle per liberare Broomhilda. Quentin vuole rispettare per filo e per segno la leggenda nordica che egli stesso ci fa raccontare per bocca di Schultz? Benissimo. Ma dev'essere in grado di narrare il tutto in un ulteriore climax ascendente, laddove invece la narrazione sembra allungarsi a dismisura negli ultimi tre quarti d'ora della pellicola. Secondo me, Quentin non è riuscito a raccontare tutto, dall'inizio alla fine, in modo sempre convincente. Sarà che, come giustamente osserva Pelleschi, il vero protagonista è Schultz: dalla sua assenza in poi, qualcosa non torna.
Poi ovvio, mi diverto anch'io a leggere MISSISSIPPI in dimensioni bibliche scorrere sullo schermo; godo anch'io a vedere i razzisti disintegrati da piombo e fiamme; mi commuovo anch'io sulle note finali, che obbligano chiunque a uscire dalla sala fischiettando.
Siamo al quinto film di Tarantino consecutivo dominato dal topos della vendetta (mentre i suoi tre capolavori dell'ætas aurea anni '90 poggiavano su altri meccanismi). Tutto il suo cinema degli anni Duemila è connotato in questo senso; diciamo che con me sta raggiungendo la saturazione.
Quentin, la mia lista dei desideri per il tuo prossimo film:
- nessuna vendetta da mettere in scena;
- nessun omaggio esplicito ai film di genere;
- una storia urbana, ambientata ai giorni nostri.
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Non ho visto Django, ma McA, dio mio, ti limonerei.
Jackie Brown rimane il mio preferito.
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gasta ha scritto: 29/01/2013, 14:00Jackie Brown rimane il mio preferito.
quoto
McA ha scritto: 29/01/2013, 13:00Quentin, la mia lista dei desideri per il tuo prossimo film
Immagine

:P
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LOL – ma in realtà quoto in pieno la lista di desideri per il prossimo Tarantino: quel vecchio bastardo sta ingrassando e arricchendosi un sacco, se non mangia troppi king burgers ha a disposizione ancora molti decenni per farci di nuovo godere come dei cinghiali. So benissimo che ne ha ancora tutte le carte, lungi da me sancire che oramai si è prosciugato.


Riguardo 'sto caro topos della vendetta, devo considerare l'ipotesi che Django mi sia rimasto più distante anche per motivi personali: sono estremamente contraria alla meccanica della vendetta e me ne convinco sempre di più. Ero più flessibile ai tempi in cui vidi Kill Bill e Inglorious Basterds, ma immagino che anche rivedendoli ora mi coinvolgerebbero egualmente, nel loro complesso e poi perché, sì, morale a parte, la vendetta, si sa, è narrativamente "comoda", essendo un'umana non ne resto indifferente – il che mi fa pensare che quello che mi è mancato in Django non abbia a che fare con la mia posizione. Un'imperiale vendetta narratologicamente ben gestita ha questo potere incredibile di unificare tutti gli spettatori in nome di un es muss sein trasversale e più importante delle differenze individuali. Empatia assicurata, virtualmente: pur criticando la meccanica della vendetta, non posso che almeno immedesimarmi di fronte alla causa di Beatrix Kiddo, che è animata da una rabbia che, archetipicamente, chiama a sè ogni ragione. Certo, nemmeno a Django mancano ragioni, dannazione, eppure qualcosa manca comunque. Dopo Kill Bill e Inglorious Basterds e le locandine e i trailer con cui Django Unchained si presentava, ti siedi al cinema sapendo troppo bene che c'è sangue da vendicare – e Tarantino pure sa che lo sai, proprio lui che così tanto ama fare lo slalom dentro e fuori lo spazio metacinematografico. Ti siedi al cinema sapendo questo e, presumibilmente, con un'aspettativa mostruosa: ok, Quentin, so già che mi vuoi tenere appeso allo schermo tramite un grande dolore da vendicare, quindi ora dovrai aggiungere molto di più a questa storia, ora che davanti allo schermo ci sono davvero. Invece io dal personaggio di Django non ho sentito abbastanza. Muta è la D e piuttosto muto, per me, è anche lui. La sua impostazione silenziosa contribuisce davvero a un personaggio "epico", e questo mi garba, mi garba tantissimo che lui debba domare la sua rabbia, che debba contenersi dal tirare fuori l'arma quando gli verrebbe spontaneo, ma infilo la mano dentro le sue budella e non ci trovo abbastanza. Le visioni che lui ha ogni tanto, per esempio, mi sembrano il minimo indispensabile per dare spessore a un personaggio che si vorrebbe così risuonante. Mi sembra davvero che, alla fine, il riassunto di Django sia:

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Q, le tue osservazioni sono sacrosante, ma "il dopocena" a me non sembra sufficientemente una svolta agli eventi, non aggiunge abbastanza spessore. Non so, sta di fatto che nè prima nè dopo io raggiungo l'es muss sein (a proposito di Beethoven) che invece faceva strada negli altri film della vendetta. E che non c'è nel resto della filmografia di Tarantino, che gioca molto di più in un godere fine a sè, ma, appunto, cerca altro e trova altro e va fottutamente bene così. Ma qui quella profondità seria serviva e a me, non so, non è affatto arrivata. Problema mio, forse, non so. Magari me lo rivedrò.

Spoiler:
La parte senza Schultz è lunga, sì, ma stranamente a me non è pesata così tanto, l'ho vissuta come una corsa liberatoria comunque e l'ho quasi goduta di più.
Forse dissento da Pelleschi riguardo Death Proof, che secondo me è cosa a parte. C'è la vendetta, sì, però secondo me Grindhouse è stato un gioco che voleva essere disimpegnato, anche registicamente, intendo. Tarantino e Rodriguez che si permettono di fare capricciosamente ciò che vogliono perché tanto ora possono, stop, e se vuoi godere anche tu, sei benvenuto sulla giostra rock (e io ho goduto).
Eppure forse mi pare che comunque Death Proof, ritmicamente, funzioni meglio. Ma la mia memoria è pessima, non lo vedo da quando uscì al cinema, quindi mi astengo.

Oh, preciso che è ovvio che anche il mio livello di benpresismo è stato alto, comunque, di cose pregevoli ce ne sono (la scena del kkk!), sono qui che mi sento l''immancabile OST, etc, ma da Quantin Tarantino pretendo molto più che un ottimo film. Glielo devo. Per forza.

Infatti, spazio a qualche nota frivola.

Uno degli innumerevoli riferimenti extrafilmici che mi ha preso bene: vi ricordate qual era il nome su questa tomba?

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Piccola soddisfazione personale: scoprire che Elisa è stata coinvolta nella colonna sonora originale con Morricone, perché è da anni che mi dispiaccio di come venga inevitabilmente percepita parte della presunta merdamainstreampopitaliana, mentre secondo me è un'artista interessantissima. Che abbia collaborato a questo film, nonostante la mia critica un po' severa a riguardo, resta un bel riconoscimento.
McA ha scritto: 04/11/2012, 12:30Senso di completezza a manetta, e solito mix di sentimenti.
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all'inizio, finito il film, ho pensato di aver visto di nuovo un film sulla "vendetta". poi in questi giorni ci ho ripensato. è un film sul dentista schultz. un uomo che conosce per un motivo "x" django e che poi per un motivo "y" arriva al punto di sacrificare la sua vita per la sua causa (di django). che non è la vendetta quanto piuttosto l'amore della tipa. contorto? django fa poco o niente in questo film che doveva chiamarsi king schultz piuttosto che django. comunque mi è piaciuto ed esigo di rivederlo presto.

ps. di caprio da oscar.
ps.2 tarantino obeso vestito da cow boy è inguardabile. meno male che è ironico e si fa saltare in aria da solo.
io mi sento libero, tu mi piaci cacca.
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Ecco, non (mi) è chiaro cosa realmente muova Schultz, non avevo smesso di domandarmelo, e non avevo considerato la (bella) ipotesi di bazooka, ma non smetto di domandarmi se sia positivo o meno il fatto che non sia chiaro.
Senz'altro non può essere involontario.
Ma anche una scelta può essere una brutta scelta.
Sì, devo rivederlo e chiarirmi le idee.

Soprattutto perché ho commesso il peccato peggiore che potesse avvenire lungo la mia via e me ne vergogno così tanto che non mi sento nemmeno abilitata a chiedere perdono: durante la proiezione, sono andata a fare la pipì più lunga della mia vita. Ho fatto tutto così di corsa che stavo cadendo dalle scale che portavano alla toilette. Ma ho comunque perso dei fotogrammi. Sono tornata e dopo cinque minuti c'è stata la pausa. Murphy, ti odio. Ho speso circa quaranta minuti chiedendomi se in quel cinema avrebbero fatto l'intervallo oppure no (e non era un modo molto attento di seguire il film…).
McA ha scritto: 04/11/2012, 12:30Senso di completezza a manetta, e solito mix di sentimenti.
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django unchained, dal mio punto di vista, funziona. e funziona solo perché c'è christoph waltz, non perché c'è schultz. sennò sarebbe stato un death proof, che vedi una volta e poi cerchi su wikipedia le voci di corridoio sul prossimo progetto.

tarantino secondo me sa fare i film bene, ma appositamente ne fa bene uno ogni 10 anni. il resto del tempo cazzeggia.
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Ottimo, ho appena letto che Quentin ha dichiarato che a sessant'anni vuole lasciare i set per scrivere di cinema, quindi ci resterebbero una o due chance, ora ne ha quarantanove.

(Intanto l'ho rivisto e resto dello steso parere, però è probabilmente significativo il fatto che lo rivedrei volentieri ancora. Anche se lo psicologo mi ha detto che sta diventando una cosa un pochino ossessiva e forse dovrei tornare a fare le mie cose.)
Ultima modifica di Eta il 30/01/2013, 6:15, modificato 1 volta in totale.
McA ha scritto: 04/11/2012, 12:30Senso di completezza a manetta, e solito mix di sentimenti.
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bazooka ha scritto: 29/01/2013, 19:07all'inizio, finito il film, ho pensato di aver visto di nuovo un film sulla "vendetta". poi in questi giorni ci ho ripensato.
giusto, Django Unchained mi pare comunque una gran storia d'Amore, stile

Immagine

per intenderci
bazooka ha scritto: 29/01/2013, 19:07ps.2 tarantino obeso vestito da cow boy è inguardabile. meno male che è ironico e si fa saltare in aria da solo.
subito, appena dopo l'esplosione, ho pensato che il Tarantino meno-che-trentenne che cominciava a pensare di fare film lo facesse con l'aspirazione segreta di realizzare una scena idiota tipo questa che citi.
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troppe cose da dire e poco tempo per dirle.

1 - vi amo tutti
2 - appena uscito dal cinema ho pensato "è il film più bello di tarantino dopo i bastardi", la sera dopo ho riguardato i bastardi. confermo. nel complesso è meglio, ma in alcuni dettagli django lo supera.
3 - è una storia d'amore, la vendetta si palesa solo dalla morte di schultz... django vendica schultz, mica la sua donna.

finito il tempo

vi ho già detto che vi amo?
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errare è umano, correggere lecito, cliccare invia prima d’aver ricontrollato è ma porca tr°i@ che figura di m.rd@.
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Ribadisco solo che Bastardi senza gloria e Deathproof per me sono due tra i film peggiori della storia.
Torno nel mio loculo, ciao.
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baol ha scritto: 30/01/2013, 12:242 - appena uscito dal cinema ho pensato "è il film più bello di tarantino dopo i bastardi", la sera dopo ho riguardato i bastardi. confermo. nel complesso è meglio, ma in alcuni dettagli django lo supera.
Baol, ti amo anch'io, ma stai mettendo l'accoppiata Bastardi senza gloria e Django Unchained davanti alla tripletta Le iene, Pulp Fiction e Jackie Brown? Ellamadonna. Quei tre lì non avrebbero neanche scatenato dei topic: è talmente ovvio che ognuno dei tre è un pugno in ghigna da cinque stelle qualità oro!
È dagli anni Duemila che qualcosa, nel cinema di Quentin, ci mette in crisi: per me i due Kill Bill stanno ancora dalle parti del capolavoro, per Ash rappresentano il crollo; Ash stesso impazzisce per Bastardi senza gloria, che Gasta condanna; e mille altri esempi.
Ma sugli anni '90 siamo tutti d'accordo che si sta parlando di Cinema Supremo!
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Lo è.
Forse perché Tarantino non doveva fare Tarantino, ma poteva fare film tutto sommato differenti tra di loro.
Sono sempre le aspettative che ci fottono. Anche quelle che, supponiamo, hanno gli altri su di noi.

Ecco, ho scritto una cosa talmente idiota che adesso corro su facebook a condividerla.
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Adesso appendetemi pure per i talloni per tagliarmi l'uccello (cit.), ma, tipo, a me Jackie Brown non è che faccia impazzire.

mi pare sia confermato anche dal termometro più bieco della popolarità: trovate gadget di pulp fiction, citazioni ovunque..alle iene hanno pure dedicato una c@xxo di nome di un c@xxo di programma mediaset e "salve, sono il signor wolf e risolvo i problemi" c'è sulle magliette di chi all'epoca non era neppure nato.

trovatemi un gadget di Jackie Brown

mille volte Django.

aggiungo, nel caso mi aveste solo tagliato una palla.

mi piace che tarantino sperimenti diversi generi, diverse epoche, e le tarantinizzi.
è il suo lato kubrick
e mi piace la vendetta
è il suo lato shakespeare.

poi non mi faccio particolari trip su narrazioni o altro
io al cinema HO GODUTO.
è l'aspettativa che ho su tarantino.

non è che dopo una sega mi metto a pensare..mmmhh..però quella della settimana scorsa era leggermente meglio perchè la temperatura del palmo della mia mano era di mezzo grado più alta.

so che tarantino mi farà sempre godere
come la mia mano

è quello che mi aspetto da entrambi

(spero apprezziate il cotè tarantiniano del post)
(magari mi salvate le palle)
Ultima modifica di baol il 31/01/2013, 11:12, modificato 1 volta in totale.
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