Top 5 dei motivi per cui per me
Birdman è un grandissimo film e sono contento abbia vinto l'Oscar.
Questo post si può leggere anche senza aver visto il film,
spoiler enorme a parte, ovviamente.
5) La regia. Alejandro González Iñárritu esce dal brutto trip delle storie corali e (a volte forzosamente) intrecciate, come nella trilogia formata da
Amores Perros,
21 grammi e
Babel. Qui la coralità c'è, ma ampiamente giustificata e, soprattutto, ambientata nello stesso tempo e spazio. Quel che è più importante, Iñárritu esce dal brutto trip della narrazione ipermegadrammatica come unico orizzonte (si veda praticamente tutta la sua produzione, compreso il precedente
Biutiful).
4) Il titolo.
Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza) (che è così già in inglese:
Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance) è l'originale) è un titolo evocativo e ipnotico. Lo spettatore sa che sta per vedere un film che
apparentemente si chiama come la robaccia supereroistica, ma
palesemente è già tutt'altro.
3) Gli attori. Ci siamo stancati di dire che Edward Norton è un drago e che basta la sua presenza a rendere un film meritevole di visione: Ed mancava da un grande film da un bel po' di anni, eccezion fatta per le piccole parti negli ultimi due di Wes Anderson. Finalmente lo rivediamo al massimo, diretto al massimo. Includo nella motivazione Michael Keaton, trionfatore, ma spesso è grazie alle parti degli attori non protagonisti, che i protagonisti splendono ancor più.
2) La messa in scena. Il cinema è rendere artificiosa la vita reale, e naturale l'artificio: questo finto piano-sequenza, sbattuto in faccia allo spettatore, ma allo stesso tempo foriero di elisioni temporali di 12 ore nello spazio di una carrellata, resterà nel cuore e nella testa degli spettatori per un bel pezzo.
1) La storia. È meravigliosa e mette tanta carne al fuoco. S'erano visti grandi film sul cinema, s'erano visti grandi film sul teatro, ma questo è un grande film sul rapporto tra cinema e teatro. E su come non si possa evitare di essere se stessi.