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San_Matteo_e_l'angelo.jpg
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San Matteo e l'angelo.

Michelangelo Merisi aka Caravaggio.

Dipinto nel 1602.
Distrutto nell'incendio della Flakturm Friedrichshain.
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Primo Moroni
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Che dramma, l'incendio.

Aggiungo due quadri che ho scoperto in anni recenti – entrambi di pittori francesi ottocenteschi – e che adoro per lo stesso motivo, cioè che mi sembrano tutti e due non plus ultra nel mostrare l'emozione che il personaggio ritratto prova.

Jean-Léon Gérôme, La Verità che esce dal pozzo, 1896

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Alexandre Cabanel, L'angelo caduto, 1847

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I mangiatori di patate
I mangiatori di patate

Vincent van Gogh, 1885.

Prima dei girasoli, dei cieli stellati e degli altri capolavori meritatamente arcinoti, c'è un Vincent Van Gogh ancora in Olanda che dipinge scene di lavoro contadino e di mondo popolare.
"I mangiatori di patate" era considerato da Van Gogh stesso uno dei suoi capolavori.
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Il che chiama il mitologico Mangiafagioli (1584 o 1585) di Annibale Carracci, il quadro da osteria per eccellenza.
Ai tempi bolognesi dell'università si viveva in casa in cinque: il tavolo della cucina aveva un lato corto contro il muro.
Lì era appesa una riproduzione del Mangiafagioli, dimodoché, quando si era al completo, era come mangiare in sei.

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Raffaello - Liberazione di san Pietro
Raffaello - Liberazione di san Pietro

Mi piace pensare che Raffaello sia il Mozart della pittura: talento precoce, consacrazione immediata e duratura, morte prematura, ma soprattutto opere che sono contemporaneamente l'espressione più classica della propria arte e ancora modernissime.
Pensare che due stanze nello stesso edificio contengano una quantità spaventosa di capolavori e tutti dello stesso autore, dà le vertigini.
La Liberazione di San Pietro mi impressiona particolarmente perché sembra una graphic novel. Un po' come le tavole disegnate da Gianni De Luca.
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Q ha scritto: 12/01/2021, 14:00Pensare che [...] contengano una quantità spaventosa di capolavori e tutti dello stesso autore, dà le vertigini.
Dici bene, infatti stanotte ho rivisto (dopo due milioni di anni) La sindrome di Stendhal.
La protagonista del film (una ventenne Asia Argento, la cui bellezza esteriore è l'unico motivo per vedere la pellicola) soffre di detta sindrome.
Tra le opere che gliela provocano troviamo anche il devastante Scudo con testa di Medusa (1598 circa), di Caravaggio.

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Claude Monet - Glicini (1917 - 1920)

Monet. Tra i padri fondatori dell'Impressionismo tanto che il termine stesso deriva dal titolo di un suo quadro Impression, soleil levant, usato da un critico per stroncare il nascente movimento artistico.
Dipinse tantissimo per tutta la lunga vita (morì nel 1926 a 86 anni) dedicandosi, o forse sarebbe meglio dire ossessionandosi, sempre di più ad un unico tema: la luce e la sua percezione, attraverso un unico soggetto: il suo stagno di Giverny con il ponte giapponese, le ninfee e, appunto, i glicini.

Questo quadro concludeva l'esposizione Monet la Senna le ninfee che vidi e recensii nel 2004, e veniva mostrato per la prima volta al di fuori del museo che lo custodisce.
Monet negli ultimi decenni di lavoro dipinse circa 250 quadri raffiguranti ninfee, e all'epoca mi sembrò strano che la mostra che ha le ninfee nel nome si chiudesse con un quadro di glicini.
Ebbene, sorprendentemente nel 2019 si è scoperto che Monet aveva già usato la tela di quel quadro per dipingere ancora una volta le sue Ninfee, e l'ha poi riutilizzata per i Glicini. Sipario.
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Francisco Goya.
Goya della Maja vestida e della Maja desnuda, certo.
Goya de Il sonno della ragione genera mostri, chettelodicoaffare.
Goya del Saturno che divora i suoi figli, una delle vette dell'arte di tutti i tempi, figuriamoci!
Ma nella mia collezione metto un altro Goya: il Goya della fucilazione del 3 maggio 1808 a Madrid.

Il 3 maggio 1808 - Francisco Goya
Il 3 maggio 1808 - Francisco Goya

Potentissimo grido di condanna di tutti i conflitti e dell'assurdità dell'essere umano contro l'essere umano.
Da una parte un plotone di esecuzione quasi meccanico e robotico nella sua fredda determinazione senza sentimento.
Dall'altro l'umanità maciullata e sofferente, che cerca di non guardare e di non sentire lo strazio e lo scempio in corso, mentre la figura centrale, illuminata dalla lanterna e dalla camicia bianca che così netta spicca nelle tenebre, sembra lanciare un grido che è il grido di ogni essere umano di fronte alla violenza cieca e brutale dei propri simili.
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Pallade e il centauro - Sandro Botticelli - 1482
Pallade e il centauro - Sandro Botticelli - 1482
339px-Botticelli,_pallade_e_il_centauro_480.jpg (49.09 KiB) Visto 4323 volte

Di Botticelli conosciamo tutti la "Primavera" e la "Nascita di Venere".
Tra le sue tantissime opere, la mia preferita, oltre ai capolavoroni già menzionati, è Pallade e il centauro.
Qui una giovane Atena, dea della sapienza, delle arti e della guerra, doma un centauro in versione Sagittario, simbolo degli istinti animali.
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Ultimamente il centauro torna nei miei pensieri, ed in effetti ultimamente schizzavo un'illustrazione in cui mi autoritraevo come tale.
Bellissimo ritrovarlo anche qui.

E a proposito, siccome McA mi segnalava privatamente l'esistenza del topic, magari invitandomi a partecipare: sappiate che naturalmente l'ho visto e naturalmente lo seguo con interesse. ;)

McA ha scritto: 04/11/2012, 12:30Senso di completezza a manetta, e solito mix di sentimenti.
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Tarquinio e Lucrezia - Tiziano Vecellio
Tarquinio e Lucrezia - Tiziano Vecellio

Tiziano ha dipinto quasi letteralmente per tutto il XVI secolo, sempre sulla cresta dell'onda, eppure evolvendo e cambiando costantemente tecnica e stile, un po' come Goya e Picasso.
Questo Tarquinio e Lucrezia è il mio preferito, tra i tanti capolavori del Maestro veneto, per una serie di motivi.
Tra gli altri:
- Ritrae Tarquinio, principe etrusco, e ho un debole per gli etruschi.
- È una versione che Tiziano ha dipinto per sé stesso, mentre per il re Filippo II realizzava una versione più canonica e meno violenta.
- L'incredibile resa fisica ed emotiva dell'aggressione maschile sulla donna, denuncia ante litteram della violenza del patriarcato.
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Bal du moulin de la Galette
Bal du moulin de la Galette

Cosa gli vuoi dire a Pierre-August Renoir?
Lui e Monet, suo amico fraterno e "coinquilino", hanno praticamente inventato l'Impressionismo.
Diventa padre a 44 anni, il terzo figlio lo genera a 60 anni e in mezzo, a 53 anni, dà i natali a Jean Renoir, uno dei più grandi registi cinematografici ever.
Insomma, un rocker.

Guardando i quadri di Renoir, soprattutto quelli in cui lui e Monet ritraggono lo stesso soggetto contemporaneamente ad Argenteuil, si capisce subito una cosa fondamentale: laddove Claude era interessato principalmente alla luce, Pierre-August era attratto dalle persone (qualche malizioso specificherebbe "dalla gnagna").
E in "Bal du moulin de la Galette" sembra esserci l'intera umanità in posa nel giorno di festa.
Il soggetto è la borghesia francese nella Montmartre del XIX secolo, quindi apparentemente decisamente elitario, ma guardandolo con gli occhi del XXI secolo mi sembra evidente la promessa di felicità possibile per tutti gli esseri umani.
Promessa realizzabile, se solo lo volessimo, e che talvolta, per fortuna, si è realizzata.
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Lezione di anatomia del dottor Tulp
Lezione di anatomia del dottor Tulp

Il cadavere di un uomo illuminato da una luce gelida, il braccio sinistro sezionato.
Un uomo col cappello che, serissimo, sembra "suonare" il corpo inerte dell'uomo morto, divenuto strumento tra le sue mani, con la mimica di gesti misurati.
Un libro, nell'angolo in basso a destra, ragionevolmente di anatomia.
Altri sette uomini, tutti vestiti allo stesso modo, allievi dell'uomo col cappello, del dottor Tulp, disposti nel quadro con un equilibrio particolare e straordinario.
Quattro di questi osservano il libro, due guardano il pittore / l'osservatore del quadro, uno rivolge lo sguardo al dottor Tulp, NESSUNO guarda il cadavere.
Difficile dire cosa colpisca di più in questo capolavoro, lascio a chi mi legge la propria personale valutazione.

Di Rembrandt Harmenszoon van Rijn, l'autore del quadro, colpisce invece che lui stesso si firmi e si faccia chiamare semplicemente Rembrandt.
Un olandese conosciuto in tutto il mondo con il suo nome di battesimo, proprio come i "nostri" Donatello, Raffaello, Leonardo e Michelangelo, o come tanti calciatori brasiliani.

;D
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Il Cristo giallo - Paul Gauguin
Il Cristo giallo - Paul Gauguin
Gauguin_Il_Cristo_giallo.jpg (74.33 KiB) Visto 3798 volte

Cristo era giallo come un personaggio dei Simpson ed è morto in Bretagna nel XIX secolo.
He don’t lie, he don’t lie, he don’t lie,
Gauguin.
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Piero della Francesca - Pala di Brera
Piero della Francesca - Pala di Brera
244px-Piero_della_Francesca_046.jpg (37.32 KiB) Visto 3715 volte

Piero della Francesca è stato un pittore e un matematico.
E si vede.
La sua Pala Brera è talmente ricca e complessa da meritare un approfondimento. Io mi limito ad evidenziare i motivi geometrici del tappeto ai piedi della Madonna, l'uovo di struzzo che pende dalla volta a conchiglia, l'incredibile volta a conchiglia stessa e le ombre proiettate da questi elementi architettonici.
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498px-Édouard_Manet_-_Le_Christ_mort_et_les_anges.jpg (60.84 KiB) Visto 3661 volte
Cristo morto e due angeli (Le Christ mort et les anges) - Édouard Manet

Volevo mettere da tempo un quadro di Manet, ma non sapevo decidermi su quale pubblicare.
Essendo oggi la Domenica di Pasqua, ho deciso che il quadro da aggiungere alla collezione, è l'umanissimo Cristo morto.
Manet secondo me era un alieno, una sorta di Superman arrivato sulla Terra da un altro pianeta e adottato da una ricca famiglia parigina che niente aveva a che fare con l'arte.
Come Superman si traveste da Clark Kent, timido e impacciato giornalista, così Manet, extraterrestre folgorato da grandi pittori umani quali Tiziano, Goya, Velazquez, cerca di diventare un pittore classico.
Per tutta la vita cercherà di farsi accettare dall'elite accademica pittorica francese, ma riuscendoci solo raramente e con quadri che oggi non sono quelli che noi ricordiamo maggiormente.
Al contrario, tutti i quadri che oggi consideriamo i suoi veri capolavori, furono rifiutati, derisi e suscitarono scandalo tra i suoi contemporanei, sia tra la critica che tra il grande pubblico.
Alla fine i suoi "superpoteri" escono in ogni sua opera e, senza mai averlo davvero voluto, Manet diventerà il primo pittore davvero moderno.
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Canaletto - Veduta del bacino di San Marco dalla Punta della Dogana

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Clicca sull'immagine per navigare il quadro in altissima definizione.

Venezia non è una città, è un ideale.
E l'immagine ideale che abbiamo della Venezia ideale è quella dipinta da Canaletto.
Una Venezia che non esiste e che forse non è mai esistita.
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Dama con l'ermellino - Leonardo da Vinci
Dama con l'ermellino - Leonardo da Vinci
446px-Lady_with_an_Ermine_-_Leonardo_da_Vinci_-_Google_Art_Project.jpg (37 KiB) Visto 3097 volte

Quando si pensa a Leonardo da Vinci è difficile che la prima definizione che sovvenga sia "pittore".
Ad esempio la sua pagina wikipedia lo definisce "scienziato, inventore e artista". Artista è solo il terzo attributo!
Eppure Leonardo è l'autore della Gioconda e dell'Ultima cena, due tra i quadri più famosi dell'intera storia dell'arte.
La verità è che Leonardo era certamente un Genio completo e totale, ma nacque proprio come pittore, e come tale fu celeberrimo già in vita.
Leonardo si fece le ossa nella bottega del Verrocchio, presso cui era lo specialista dei paesaggi di sfondo e, grazie alla sua passione per l'anatomia, anche lo specialista degli animali.
Finì però col dargli presto la paga, facendolo quasi sfigurare, tanto che, narra la leggenda, il Verrocchio si ritirò dalle scene proprio perché c'era questo ragazzo che dipingeva tanto meglio di lui, pur venerato Maestro.

Nella mia personale collezione di quadri, metto la Dama con l'ermellino per una serie di motivazioni, più o meno quriose e/o nerd:
- La donna ritratta è Cecilia Gallerani, all'epoca del ritratto sedicenne, che visse e morì a San Giovanni in Croce, in provincia di Cremona, nella corte di Villa Medici del Vascello. Tuttora il nome Cecilia è molto diffuso da quelle parti.
- Il motivo per cui regge un ermellino, oltre che a simbologia di purezza, rimanda al cognome Gallerani, in quanto l'ermellino in greco si chiama galḗ (γαλή).
- L'animale rappresentato, così come la nobile mano che lo accarezza, sono spaventosamente accurati nello studio anatomico, pur senza essere strettamente realistici (oggi diremmo "fotografici") in quanto si intuisce l'equilibrio artistico di linee, pesi e luci.
- Proprio per favorirne la resa realistica, l'animale che fece da modello probabilmente non fu un ermellino, ma un furetto, molto più domestico e trattabile.
- La posa della donna, con il corpo girato verso la sinistra dell'osservatore, ma con lo sguardo che, insieme a quello dell'animale, guardano fuori dal quadro, alla destra dell'osservatore, non smette di incantarmi.

In sostanza la Dama con l'ermellino mi sembra paragonabile alla Monna Lisa come forza espressiva e artistica e l'assenza totale di sfondo, lungi dall'essere un difetto, mi pare esaltarne le indubbie qualità.
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Edgar Degas - Prove di balletto in scena
Edgar Degas - Prove di balletto in scena

Nessuno riesce a fondere modernità e classicismo, realismo e sogno, armonie e disarmonie, dettagli e atmosfera come Degas.
La prima impressione, osservando uno dei suoi quadri, è spesso quella di una sorta di fotografia casuale, scattata in un momento qualunque.
Eppure più si osserva, più emergono dubbi, simboli, perturbazioni di colori e figure, come in un incubo ossessivo in cui più si cerca di fissare un'immagine e più questa sfugge.
Degas sembra avere una vista diversa dalla nostra (e la perderà progressivamente nel corso dei decenni, fino alla completa cecità), e le sue donne nude, le sue ballerine, le sue stiratrici, sembrano formiche osservate sotto la lente di un entomologo.
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Paul Cézanne - I giocatori di carte
Paul Cézanne - I giocatori di carte
583px-Paul_Cézanne,_Les_joueurs_de_carte_(1892-95).jpg (81.33 KiB) Visto 2856 volte

Paul Cézanne l'era en pitur impresionista che però praticament el g'ha inventàat el cubismo prima del cubismo.
I dìis che "I giugadùur de càarte" l'è il dipinto piü sè custùus de la storia de l'arte.
Cézanne l'è mort intàant che'l pitürava, ma quand' l'è moort el gh'ia mìia sées an, gh'é n'ia sesantaset.
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