Documentario o fiction: cosa più efficace?

Le cinéma (abréviation de cinématographe) est une projection visuelle en mouvement, le plus souvent sonorisée.

Moderatore: maio

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.Eta.

La domanda è semplice, ma per me la risposta si rinnova nella sua complessità.
Prima di vomitare qui le stupidaggini che penso io, vorrei sapere che ne pensate voi.

C'è da comunicare un concetto - dalla divulgazione scientifica all'attivismo sociale:
Cosa (vi) arriva di più? Cosa è più efficace?

Mi piacerebbe sapere che ne pensate in generale e poi nella vostra esperienza personale...

Io ormai mi sento una specie di lunatico pendolo del c@xxo. Non lo so più. Ho solo tipo dei sospetti...
AIUTO.
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McA
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Se devo riferirmi al mio pensiero generale, dico: fiction!
Non sono particolarmente originale: Truffaut credeva nel primato della fiction mentre tutti gli chiedevano di fare un documentario.
Pensava che raccontare esemplificando fosse molto più efficace di raccontare documentando.

Se devo riferirmi alla mia esperienza personale, dico: fiction!
Quando ho provato a fare un mezzo documentario con dei compagni d'università, è venuto fuori un coso che non si capiva.
I corti con Il Pretzel Tra I Salici, invece, spaccano.

Fiction!
Ciao da McA e da Francesco Caravagli, responsabile relazioni esterne Radio Fujiko.
.Eta.

Uh, forse mi sono spiegata male... Ovviamente l'esperienza personale "attiva" mi interessa moltissimo. Ma precisamente mi riferisco all'utenza.
Cosa vi arriva di più, personalmente, come fruitori...?

D'altronde, i pareri degli addetti ai lavori sono, sì, assolutamente interessanti, ma a volte dal dentro si perde un po' il punto di vista sano delle cose (al di là dell'audiovisivo, ovviamente). A volte ci si dimentica che si sta comunicando, quindi l'obbiettivo principale resta l'arrivo del messaggio...
(E proprio per questo forse ha ragione Truffaut, sì. Ma ancora io sono in crisi.)
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baol
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a me arriva di più il documentario.

ma credo sia davvero soggettivo.
dipende da destinatario.
dalla sua cultura
dalle sue aspettative

in generale credo che possa esistere un giusto mezzo.
non il documentario alla quark
non la fiction pura.

diciamo un documentario con personaggi identificabili e una semi-trama.
videocracy è un buon esempio.
...it's only your mind, you know...

L'uomo capisce tutto.
Tranne le cose perfettamente semplici.

errare è umano, correggere lecito, cliccare invia prima d’aver ricontrollato è ma porca tr°i@ che figura di m.rd@.
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chiarezza
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Secondo me documentario, anche se credo  che la scelta del "mezzo" sia spesso vincolata anche all'argomento da trattare/trasmettere.
Se si tratta di attualità, documentario tutta la vita.
Se si racconta un fatto storico, evidentemente, la fiction è spesso una scelta obbligata, l'unico strumento possibile...

Ma, in generale, le immagini vere, le facce vere, le atmosfere vere...mi colpiscono sempre di più.
Mi capita spessissimo di vedere i documentari che passano su Current (canale meraviglioso!)...e che devo dire...parlare della crisi in Argentina vedendo come vivono certi argentini nella realtà e sentendo parlare la fidanzata dell'attivista a cui la polizia ha sparato durante una manifestazione...o vedere la città più inquinata del mondo...o come vivono i palestinesi a Gaza...il messaggio ti "arriva" con una forza, una prepotenza a volte addirittura eccessivi, per argomenti simili la fiction mi sembra assolutamente inadeguata e fuori luogo.

Un mix dei due strumenti, come dice baol, credo sia spesso una valida soluzione...e penso alla recente puntata di Lucarelli sul caso Alpi.
il belloso
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concordo con baol,
dipende con chi vuoi parlare,
ma aggiungo che forse dipende anche di cosa vuoi parlare,
dall'importanza che vuoi dare al messaggio.

Chi guarda un documentario si aspetta di ricevere qualcosa,
chi guarda una fiction no, non per forza.

allo stesso tempo dipende da cosa vuoi trasmettere,
se si parla di divulgazione scientifica riesco poco ad immaginarla in una fiction,
mentre l'attivismo sociale mi sembra più facile,
forse la fiction riesce a parlare di più alla pancia e il documentario al cervello?

qualche esempio: quando guardo "The Big Bang Theory" lo guardo perché fa ridere,
e forse qualche battuta la capisco grazie alla mia base scientifica, ma dubito di aver mai imparato qualcosa di scientifico dai suoi episodi,
mentre mi è capitato più volte di guardarmi dei documentari scientifici per avvicinarmi ad un tema che non conoscevo troppo.

Alcuni film e fiction invece mi hanno passato molto materiale di riflessione su temi sociali, per i quali forse non avrei guardato un documentario, forse l'ho fatto in un secondo momento dopo che l'incipit mi era arrivato dalla fiction.
"I fatti?" proferì nuovamente. "Signor Franklin, prenda ancora un sorso di groge si riprenderà dalla debolezza di credere ai fatti! Gioco sleale, signore!"
(Wilkie Collins, La pietra di luna)

Pre-sabbatical time post:
il belloso ha scritto: 26/04/2013, 10:59
jami ha scritto: spegni il computer e riaccendilo
amo jami
20130909-20180919 sabbatical time
.Eta.

Bene bene, queste risposte mi stanno mettendo in movimento il cervello...  :)

In effetti l'idea del mix tra le due cose ha delle potenzialità notevoli.
Purtroppo di Videocracy ho visto solo qualche sequenza, quindi non mi sbilancio, ma mi viene in mente un altro documentario che credo calzi. Si chiama Come un uomo sulla terra, di Riccardo Biadene, Andrea Segre e Dagmawi Yimer.
Dagmawi Yimer, appunto, è tra gli autori, ma è anche spesso in campo, fa interviste e si racconta. Il tutto montato con tremendi spezzoni di tg nostrani o notizie politiche di qualche anno fa.
Il film che racconta agli Italiani cosa si nasconde dietro gli accordi con la Libia. Il film che dà voce alla dignità e al coraggio dei migranti africani.
Sin dall'inizio del documentario, se non mi sbaglio, noi capiamo che Dagmawi Yimer ha vissuto anche in prima persona l'odissea della migrazione Africa-Italia, ma l'infarto ci arriva quando vediamo un tg di qualche anno fa in cui si vedono "gli immigrati che arrivano a Lampedusa" e... c'è addirittura uno zoom sul nostro Dagmawi Yimer. Lo vediamo e lo riconosciamo, però da un vecchio tg. E allora scatta uno strano cortocircuito. Almeno, in me è stato così. Si sono d'improvviso sovrapposti i livelli di realtà.
Se qualcuno è incuriosito, qui c'è il blog e il film è tutto su YouTube spezzato in 8 parti.



A dire il vero è soprattutto da quando ho visto questo documentario che sono tornata a rimuginare sulla questione che propongo in questo post.
Negli ultimi tempi ero, citando McA, dalla parte di Truffaut.
Però, come diceva chiarezza, per esempio, vedere la "realtà" (quella che diamo per tale, insomma), ha il suo effetto.
E poi il documentario forse, sì, come diceva il belloso, parla al cervello, in qualche modo.

Grazie a questi post mi sto spostando sempre di più verso una posizione ibrida. Bilanciare entrambi i sistemi nel modo giusto. (Che non è affatto facile, però...).

Ah, dato che giustamente si è parlato di destinatario.
Be', ovviamente varia da caso a caso. Io, in questo momento, sto nettamente pensando al destinatario più trasversale possibile.
Diciamo anche che mi sto riferendo di più all'attivismo, ecco.
Se, ad esempio, io volessi denunciare il comportamento di alcune multinazionali, indubbiamente vorrei riuscire a comunicare con "tutti". Anzi, soprattutto con coloro che non hanno già una propria sensibilizzazione. Perchè questi ultimi, probabilmente, si fanno già per proprio conto i dovuti aggiornamenti di controinformazione, per esempio...
Ultima modifica di .Eta. il 29/10/2009, 19:13, modificato 1 volta in totale.
.Eta.

Piccolo OT in un topic impolverato, ma dato che qui avevo citato Come un uomo sulla terra, qui volevo segnalare Morire nel deserto, dato che parla dello stesso problema. Si tratta, però, "solo" di un breve filmato su YouTube raccolto da L'Espresso.



Molto molto duro, ma credo vada divulgato.
Oppure leggete anche solo i commenti. Non so voi, ma io e il mio stupido inguaribile ottimismo tendiamo molto spesso a dimenticarci di quanta gente assurda ci sia in giro. Davvero non concepisco la violenza con cui ci si può porre verso altri esseri umani (o altri essere in genere, per quanto mi riguarda, ma tralasciamo). Non lo capisco, è fuori dalla mia portata, semplicemente. Vorrei pensare che tutti a loro modo abbiano le loro motivazioni, i loro psicopercorsi che possano spiegarli, ma ogni tanto resto di sasso, invece, (ri)scopro eccessi che non avrei mai contemplato.
...Scusate lo sfogo...
Buongiorno Eta, scendi dall'elefantino rosa, lo so... :'(
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chiarezza
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...agghiacciante.
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immagini terribili

metto il link alla pagina de l'espresso con la spiegazione del filmato

27/01/2010 giornata della memoria
“Condividere saperi, senza fondare poteri”

Primo Moroni
.Eta.

Bravo Q.

Giornata della Memoria, sì... Infatti ho trovato il video perché lo segnalava nel suo blog la rivista ANIMAls, proprio per via del 27 gennaio.

Dalla pagina linkata da Q de L'Espresso, cito l'ultimo paragrafo.
Palazzo Chigi sa ufficialmente dal 3 marzo 2004 che gli immigrati bloccati in Libia subiscono maltrattamenti. È la data stampata su un rapporto riservato della presidenza del Consiglio che 'L'espresso' ha potuto leggere. La relazione viene consegnata allo staff di Berlusconi, dopo la visita nel Sahara della delegazione della Protezione civile che deve progettare la costruzione dei centri di detenzione libici: "Si ritiene di dover scegliere, per motivi di opportunità e per una fluidità delle operazioni, la via che impegna il governo italiano in misura ridotta", dice il rapporto: "Tale soluzione ci farebbe calare meno nella configurazione dei centri, in considerazione anche del trattamento che riservano i libici ai cittadini extracomunitari trattenuti nei loro centri, di cui si allega documentazione fotografica". Il governo invece si cala, eccome. Fino a chiedere a Gheddafi di proteggere i nostri confini meridionali. Costi quel che costi. Incuranti che in Italia esiste ancora l'articolo 40 del codice penale. Dice così: "Non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo".
...Ipotizzare che l'Italia non ne sappia nulla, oppure che non sia in dovere di farci qualcosa, sarebbe un'affermazione totalmente fuori luogo. >:(
Ultima modifica di .Eta. il 27/01/2010, 15:38, modificato 1 volta in totale.
filodargento
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Ciao.
Incappato quasi per caso nel forum mi permetto di dare un mio modesto contributo.

Credo che la domanda di partenza sia posta in maniera fuorviante.
Cosa é piu efficace? L'efficacità é una parola vuota (secondo me). Cosa misura l'efficacità? Certo in uno spot pubblcitario o in un film istituzionale, l'effiacità é condizione necessaria. Almeno per il cliente (colui che paga). Ma in un opera artistica (che sia ficiton o documentari) l'efficacità é solo uno dei parametri che entrano in gioco quando ti poni il probelma dell'invio di un messaggio (diretto o indiretto).
Credo che la domanda che tu ti debba fare é?
Voglio io raccontare una storia (perché di questo si tratta, in entrambi i casi) con un linguaggio e una struttura prettamente fizionale oppure voglio utilizzare la grammatica documentaria? E non ti devi porre questa domanda per capire cosa funzioni meglio per un pubblico, auditel, share, o x persone che guarderanno il tuo film. Te la devi porre perché il desiderio nasce dentro di te. Quando ti immagini la storia ad occhi aperti, tu come te la immagini? Te la immagini con dei dialoghi? Te la immagini con degli attori? Oppure hai voglia di cercare dei personaggi che facciano parte della vita vera?

Credo che tutti i tipi di storie  possano essere raccontate in tutti modi. Fiction, documentario, docufiction, web documentary, disegno, pittura, scrittura, fumetto ecc. ecc.
L'importante é avere qualcosa da raccontare (una storia appunto) e far uscire dentro di te il modo che senti più tuo, che più ti appartiene.

Scusate per la lunghezza del post. Ma vsto che non scrivo mai. ;)
a presto
ciao
.Eta.

Per non far marcire in partenza il topic saturandolo con i miei mille ridondanti trip, in effetti ho preferito restare sul vago, nel primo post, e può darsi sia stata quindi anche fuorviante. Comunque sia, per efficacia, credimi, non avevo in testa discorsi commerciali (share, etc). Affatto. Anzi, quando qualcuno mi parla di 'ste cose devo trattenere la nausea, io. Ma questo è un altro discorso.

Quello che dici è interessante, ma per me non è una risposta.

In verità non sono d'accordo per nulla su un punto: non credo che qualsiasi storia/idea possa essere raccontata con ogni mezzo. Al contrario, sono convinta che il mezzo faccia parte dell'idea in sé. Se uno stesso soggetto funziona con mezzi diversi, infatti, nel momento in cui viene trasposto da, per esempio, un libro a un film, ecco, in quel momento il soggetto cambia, in qualche misura. L'idea stessa cambia. Il libro è un'idea, il film sarà un'altra idea. Quindi, quando si ha un'idea, bisognerebbe decidere attentamente il mezzo che si sceglie. Ci sono degli elementi che sono intrinsechi nel mezzo e influiscono sull'idea stessa.
Ho detto "idea" 67 volte in 2 righe, ma va be'. Ideaideaideaidea!!!!!  :D

Tornando all'efficacia e al discorso della diffusibilità di un'opera, come dicevo, non mi riferisco all'aspetto commerciale.
Il punto è un altro e riguarda in modo piuttosto specifico un certo tipo di lavori "divulgativi".
Esempio. Ho un trip tutto da incubo? Bon, probabilmente non ho l'esigenza di convincere tutti che, come me, devono avere una paura compulsiva dei canguri blu, no? (Perdonate il ragionamento grezzo). Quindi posso privilegiare l'idea in sé, un po' come dicevi tu. Chissenefrega se non comunico a tutti, comunicherò a chi ha quel tipo di sensibilità lì.
Altro esempio. Vengo a sapere di una gravissima situazione sociale nella periferia della mia città, mi rendo conto che nessuno ne sa niente e voglio assolutamente far aprire gli occhi su questa faccenda. Qui la priorità non è più la mia idea in senso stretto, qui il punto è che vuoi far sapere a tutti cosa sta succedendo. Quindi ecco documentari come quelli di Micheal Moore, così sensazionalistici...

Specifica: mica è detto che un documentario debba sempre avere quegli obiettivi lì, non tutti devono essere divulgativi, ovvio. Ora però parlavo di quelli.


...Coincidenza vuole che anche io ero tentata di ritornare su questo topic, perché ieri ho visto un documentario che mi è piaciuto molto, anche dal punto di vista della problematica di questo topic.
Guarda caso, si tratta di un documentario che ha la struttura di un film: come un film ci fa seguire la storia (anzi, le tre storie) di cui parla.

Si chiama Divine, è di Chiara Brambilla, una regista di ventott'anni.
Ha seguito tre bambine che fanno le modelle, quindi casting su casting, selezioni per le sfliate, rapporto coi genitori, coi compagni di classe. C'è dentro la Vera Italia® (come direbbe McA), ma, ancora per un pochino, anche lo sguardo non dico innocente, ma non filtrato e autocensurato di tre ragazzine di dieci anni. Si è mantenuta un po' di poesia e bellezza, perché hanno usato il punto di vista delle bambine. O ci hanno provato.
Domani lo danno sul canale satellitare Cult.
A rischio di generalizzare, aggiungo: donne, appuntatevelo, vi piacerà/vi interesserà.  ;) Chissà che non abbiate nipotine a cui mostrarlo. Forse ci sono concetti che possono arrivare anche a loro. (Ecco cosa intendo per efficacia...)
Ultima modifica di .Eta. il 29/04/2010, 11:03, modificato 1 volta in totale.
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