l'Espresso ha scritto:di Peter Gomez e Marco Lillo
Ci voleva un premier come Silvio Berlusconi per mettere in mano al tedoforo, al posto della fiaccola, una bella pistola fumante. Una Beretta calibro nove, per l'esattezza. È accaduto l'8 febbraio, quando nel decreto per le Olimpiadi, approvato dalla maggioranza a colpi di fiducia, è spuntato un articolo che non riguarda le gare di sci, quelle di bob o la sicurezza dei Giochi, ma la compravendita delle armi da guerra. Due righe in tutto con cui il governo permette ai fabbricanti di mitragliatrici e fucili anche "la riparazione delle armi prodotte" e "le attività commerciali connesse". Nove parole dietro le quali si nasconde l'ennesima legge ad personam, anzi ad armam. Una legge che salva le pistole di un caro amico e sostenitore del leader di Forza Italia, Ugo Gussalli Beretta, patron dell'omonima industria di Gardone Val Trompia, e soprattutto tenta di mettere la sordina a uno scandalo con pochi precedenti: la svendita da parte del Viminale di migliaia di pistole della Polizia che oggi sparano in Iraq non solo in mano alle forze dell'ordine locali, ma anche in quelle degli amici di Al Zarqawi.
Molte delle armi sequestrate agli insorti risultano "vendute tra il 1978 e il 1980 dalla Beretta al ministero dell'Interno" italiano. Perché? Bastano poche settimane per svelare l'arcano: tra il febbraio del 2003 e l'aprile del 2004, 44.926 pezzi dichiarati "fuori uso" dal ministero erano stati ceduti alla Beretta nell'ambito di due contratti per una nuova fornitura. La società di Brescia le aveva poi 'rigenerate' e tra il giugno e il luglio del 2004 ne aveva rivendute 20.318 a una società inglese, la Super Vision International Ltd, insieme a 20 mila carrelli di ricambio "per un controvalore di un milione e 398 mila e 826 euro".
Beretta aveva richiesto alla prefettura di Brescia l'autorizzazione all'esportazione. Aveva ricevuto l'ok, ma sui documenti non risultava il nome della ditta acquirente (la sconosciuta Super Vision), ma quello di una seconda azienda con una sede prestigiosa e una storia ventennale: la Heltston Gunsmith.
Grazie all'accordo con il ministero dell'Interno vengono ritirate a un prezzo bassissimo, pare inferiore ai dieci euro, le vecchie pistole (qualificate come 'fuori uso' anche se spesso sono perfettamente funzionanti) e già in questo caso ci si muove con disinvoltura. I quasi 45 mila pezzi arrivano a Brescia senza che il ministero della Difesa (come previsto da una legge del 2000) ne abbia deliberato la dismissione. Da questo punto di vista, secondo i giudici, "la stessa cessione delle armi da parte del ministero (dell'Interno, ndr) appare illegale". Non solo: Beretta non ha più dal 2002 la licenza per riparare le armi. Quindi non può nemmeno rimetterle in funzione per rivenderle. L'azienda non se preoccupa.
A quel punto l'azienda di Brescia si trova di fronte a un mare di guai.
Un eventuale processo e un'eventuale condanna potrebbe portare al ritiro della licenza di fabbricazione. E se la licenza dovesse essere ritirata la Beretta dovrebbe essere venduta a un'altra società in regola. Davanti ai giudici della prima sezione penale del tribunale l'azienda si difende così con le unghie e con i denti. Sostiene che avendo già in mano una licenza che gli permette di fabbricare armi, detenerle e poi venderle, non era necessario richiederne una seconda per ripararle e commercializzarle. Aggiunge che le Beretta 92S non vanno considerate armi da guerra (e quindi soggette a particolari restrizioni). Afferma di "aver notiziato il capo della Polizia della destinazione finale delle pistole". I giudici del riesame le danno però torto su tutta la linea. Anche per loro sono state violate "le norme in materia di acquisto, riparazione ed esportazione". Il sequestro delle pistole è confermato.
Si cominciano così a battere altre strade. Tutte politiche. La Beretta insiste col ministero nel chiedere la semplificazione delle procedure e Pisanu preme sull'apparato. Poi si apre uno spiraglio: il decreto sulle Olimpiadi. All'improvviso il governo cambia la legge: chi fabbrica pistole può anche ripararle e commercializzarle.
che schifo!
e che nessuno mi venga più a dire che chi ferma la fiaccola è nel torto (poi questi vendono le armi e non se ne parla)
che nessuno mi venga a dire che la guerra non è giusta ma necessaria (li combattiamo e gli vendiamo le armi)
merde!