ho capito che ce l'avete quasi tutti con tutte le forze dell'ordine,solo perchè qualcuno erra ,non significa che sia giusto avercela a morte con tutti loro...
poi se capiterà qualcosa tipo vi rubano in casa,la macchina,vi aggrediscono ecc sbrogliatevela da soli e non chiamate il 112 o il 113.Grazie
Dall'omicidio alla guerriglia
Moderatore: .ferro
guardate sul forum di Grillo.
non posto la pagina perché McA mi ha diffidato a linkare ancora, ma c'é un articolo interessante su Ultrà e tentato colpo di stato.
detta così pensavo fosse un richiamo al filo nero che si svolge dalle meni dei movimenti autonomi di estrema destra fino ad arrivare ai capi ultras delle maggiori tifoserie (tutte, o quasi, derivanti con emblemi, organizzazione e proclami verso lidi neofascisti), un filo nero che volesse creare le codizioni per una "nuova marcia su Roma" per altro invocata da alcuni utenti di utube nei quali mi sono imbattuto (evidentemente dei pazzi al di fuori della storia e della logica); ed invece Grillo ha un'altra teoria sul peché si vanno intensificando gli scontri e soprattutto perché l'odio e la violenza si indirizzino principalemtne verso le forze dell'ordine, andatevelo a vedere...
non posto la pagina perché McA mi ha diffidato a linkare ancora, ma c'é un articolo interessante su Ultrà e tentato colpo di stato.
detta così pensavo fosse un richiamo al filo nero che si svolge dalle meni dei movimenti autonomi di estrema destra fino ad arrivare ai capi ultras delle maggiori tifoserie (tutte, o quasi, derivanti con emblemi, organizzazione e proclami verso lidi neofascisti), un filo nero che volesse creare le codizioni per una "nuova marcia su Roma" per altro invocata da alcuni utenti di utube nei quali mi sono imbattuto (evidentemente dei pazzi al di fuori della storia e della logica); ed invece Grillo ha un'altra teoria sul peché si vanno intensificando gli scontri e soprattutto perché l'odio e la violenza si indirizzino principalemtne verso le forze dell'ordine, andatevelo a vedere...
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Allora uno sbirro toglie la vita ad una persona e i benpensanti del c@xxo dicono "e' solo un errore, gli sbirri sono tutti buoni anche se ci sono le eccezioni". Degli ultras causano dei danni fisici all'arredo urbano e l'altra folla, massa italiana silenziosa, invoca "morte, violenza e 15 anni di carcere ai responsabili!". Oggi la persona umana non e' piu' presa in considerazione, gli industriali evadono miliardi pero' se un marocchino ci importuna siamo disposti ad ucciderlo e a bruciarlo. Mah.John Felice DiLuglio ha scritto: Prezza toglimi una curiosita, per caso hai cercato di entrare in polizia e ti hanno scartato? Non capisco questo tuo odio incredibile nei confronti della polizia. Solo perchè sei stato al G8 ( leggendo i tuoi post l'avrai citato 10000 volte, complimenti) è giusto odiarli?
Per quanto mi riguarda i c°§li°ni esistono ovunque in qualunque lavoro.
è sbagliato colpevolizzare l'intero corpo di polizia per degli esaltati che non sanno fare il loro mestiere.
Detto questo credo che i fatti successi dopo l'incidente non hanno nulla a che vedere con il calcio.Fosse stato per me avrei usato del fosforo bianco contro la folla. Sono diventato molto intollerante nei confronti degli ultrà (quelli cattivi si intende). Bisognerebbe sbatterli in carcere per 15 anni, altro che denuncia a piede libero. In questi casi si dovrebbe utilizzare l'esercito. Sono una reale minaccia per la società.
Oppure manganellate a non finire fino a fargli cambiare sesso.
Sì, la vedo proprio così!
Divide et impera e tutti ci cascano ovviamente come delle triglie in salsa d'aneto.
Ultima modifica di Anonymous il 17/11/2007, 11:00, modificato 1 volta in totale.
Oh Bucaiola! Tu mi tradisci! Tu dici "VENGO!" e invece tu pisci!
Nessuno ce l'ha con nessuno. Se qualcuno erra, come dici tu, non è giusto avercela a morte con tutti, come non è giusto che ogni volta che qualcuno erra, un sistema di forza omertoso e disposto alla falsificazione rimaneggi i fatti in funzione della propria assoluzione. Genova, Aldrovandi e altri fatti noti o sconosciuti ai più non sono una questione di "W la polizia/Abbasso la polizia": sono capitoli che la dicono lunga sul rapporto che Italia esiste tra stato, cittadino e stato di diritto.bonvo ha scritto: ho capito che ce l'avete quasi tutti con tutte le forze dell'ordine,solo perchè qualcuno erra ,non significa che sia giusto avercela a morte con tutti loro...
poi se capiterà qualcosa tipo vi rubano in casa,la macchina,vi aggrediscono ecc sbrogliatevela da soli e non chiamate il 112 o il 113.Grazie
Pregobonvo ha scritto: Grazie
Sono daccordo,sul fatto che lo stato predilige tutelare piu o meno certe categorie e far finta di niente e omertare considerevolmente le cazzate fatte .Hai ragione,sono daccordo.Non è giusto però prendersela con tutta la categoria,perchè molti di loro sono morti nel compiere il loro dovere per tutelare la tranquillità del cittadino,vi prego,non dimentichiamo chi perde la vita in queste circostanze.Onore alla Polizia di Stato e ai Carabinieri....le mele marce sono ovunque.
Ultima modifica di bonvo il 17/11/2007, 13:32, modificato 1 volta in totale.
no... non era, e non è il mio scopo...John Felice DiLuglio ha scritto: Prezza toglimi una curiosita, per caso hai cercato di entrare in polizia e ti hanno scartato? Non capisco questo tuo odio incredibile nei confronti della polizia.
io odio la polizia? no john... odio come sfruttano il loro potere... ho amici nella polizia che guarda caso la pensano come me...
se una persona fa bene il suo lavoro (ad. esempio quelli che sono nella DIA!!) ha tutto il mio rispetto...
quello che odio è che i casi come quelli di Giuliani, di Aldrovandi... rimangano impuniti...
odio il fatto che quando c'è un casino e c'è di mezzo la polizia, tutto verrà insabbiato...
ho mai detto di essere stato al G8?John Felice DiLuglio ha scritto: Solo perchè sei stato al G8 ( leggendo i tuoi post l'avrai citato 10000 volte, complimenti) è giusto odiarli?
mi sono informato su quello che è successo... e mi sono fatto una mia idea!
la vostra ipocrisia mi lascia di stucco... se a morire è un compagno allora si scrivono paroloni che lasciano a bocca aperta... mentre alla fine qua è morto un ultras (per di più fascista... e qualcuno l'ha fatto notare)... quindi chissenefrega...
spero tanto che una cosa del genere non capiti ha un vostro amico... e provare così un certo senso di ingiustizia...
e credo che una cosa sia chiara... NON E' STATO UN'ERRORE!!!
almeno che uno non corra con le braccia tese, prendendo la mira e colpendo una macchina, in movimento, a 100 mt di distanza con in mezzo un po' di guard rail...
ma chi giustifica qualcosa??John Felice DiLuglio ha scritto: Quello che non capisco è come si possa giustificare l'atto compiuto dagli ultrà-cattivi. Non venitemi a dire che lo fanno perchè sono stufi delle ingiustizie nel mondo, della guerra, della violenza contro le donne, degli abusi della polizia. Secondo me è una cagata pazzesca.
john rilleggiti i miei post...
quello che è successo domenica scorsa non riguarda solo lo sport...
un ragazzo è stato ucciso, un tifoso... altri tifosi di altre squadre hanno "chiesto", per me giustamente, di non far giocare le partite, per rispetto di una persona morta (come era stato fatto per raciti!!)... poi i modi con cui l'hanno chiesto non sono dei più civili e non li condivido...
ma tra tante persone credo che le uniche che hanno ragionato un po' col cervello erano proprio loro...
Bel camerata del c@xxo che sei diventato.(A)narchiste ha scritto: Allora uno sbirro toglie la vita ad una persona e i benpensanti del c@xxo dicono "e' solo un errore, gli sbirri sono tutti buoni anche se ci sono le eccezioni". Degli ultras causano dei danni fisici all'arredo urbano e l'altra folla, massa italiana silenziosa, invoca "morte, violenza e 15 anni di carcere ai responsabili!". Oggi la persona umana non e' piu' presa in considerazione, gli industriali evadono miliardi pero' se un marocchino ci importuna siamo disposti ad ucciderlo e a bruciarlo. Mah.
Divide et impera e tutti ci cascano ovviamente come delle triglie in salsa d'aneto.
Allora in prorporzione fanno più morti i magrebini spacciando m.rd@ tagliata male, i rumeni stuprando donne, gli albanesi rapinando le persoone, gli zingari rapendo bambini, gli ultra accoltellando persone etc.
Vorresti dire che è lecito trattenere gli stranieri nei CPT? Bruciare le baracche dei rom?
Secondo me l'antagonismo è leggermente più complicato dell'equazioncina compagni vs sbirri, democrazia vs manganelli e il mondo bianco e nero che dipingi.
I vostri post mi sembrano tutti scritti con un grande coinvolgimento emotivo che forse vi porta a mettere in risalto solo parzialmente ciò che viene scritto da altri utenti. Però mi piace vedere che su queste cose ci si discute con sentimento. Io mi esprimerò da persona credo meno coinvolta di voi, visto che non sono neanche una grande tifosa:
se vedo il fatto tralasciando il tifo, la sinistra, la destra, il calcio ecc.... vedo un ragazzo ucciso da un colpo di pistola sparato da un poliziotto e gruppi di violenti che devastano città intere usandolo come pretesto.
Quello che è grave è che chi ha una pistola in mano per difenderci la usa a sproposito e non è la prima volta.
Quello che è grave è che invece di inorridire di fronte ad una morte così assurda, la si utilizzi per dar sfogo al proprio istinto violento.
Quello che è grave è che si danno colpe o meriti in base a opinioni, colore di pelle, di bandiera o di squadra e non in base ai fatti.
Quello che è grave è che questi fatti vengano nascosti o "inquinati" per fare sì che non ci sia giustizia.
E poi mi domando una cosa che forse è fuori tema: ci riempiono la testa ogni giorno di quanto è pericoloso oggi vivere con immigrati, clandestini ecc... ma se a difenderci poi ci sono persone impreparate, di chi devo avere davvero paura?
se vedo il fatto tralasciando il tifo, la sinistra, la destra, il calcio ecc.... vedo un ragazzo ucciso da un colpo di pistola sparato da un poliziotto e gruppi di violenti che devastano città intere usandolo come pretesto.
Quello che è grave è che chi ha una pistola in mano per difenderci la usa a sproposito e non è la prima volta.
Quello che è grave è che invece di inorridire di fronte ad una morte così assurda, la si utilizzi per dar sfogo al proprio istinto violento.
Quello che è grave è che si danno colpe o meriti in base a opinioni, colore di pelle, di bandiera o di squadra e non in base ai fatti.
Quello che è grave è che questi fatti vengano nascosti o "inquinati" per fare sì che non ci sia giustizia.
E poi mi domando una cosa che forse è fuori tema: ci riempiono la testa ogni giorno di quanto è pericoloso oggi vivere con immigrati, clandestini ecc... ma se a difenderci poi ci sono persone impreparate, di chi devo avere davvero paura?
...and if your doorbell rings and nobody's there,that was no Martian....it's Halloween.
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'A Betulla, stai a caca' fuori dar vaso.Sgt.Pepper ha scritto: Bel camerata del c@xxo che sei diventato.
Allora in prorporzione fanno più morti i magrebini spacciando m.rd@ tagliata male, i rumeni stuprando donne, gli albanesi rapinando le persoone, gli zingari rapendo bambini, gli ultra accoltellando persone etc.
Vorresti dire che è lecito trattenere gli stranieri nei CPT? Bruciare le baracche dei rom?
Secondo me l'antagonismo è leggermente più complicato dell'equazioncina compagni vs sbirri, democrazia vs manganelli e il mondo bianco e nero che dipingi.
Ultima modifica di Anonymous il 18/11/2007, 21:02, modificato 1 volta in totale.
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"Vi spiego il dio di noi ultrà"
viaggio tra i violenti del calcio
di PAOLO BERIZZI
"LO SCONTRO è la nostra droga. Tutti gli ultrà cercano lo scontro. È una cosa che hai dentro, che ti sale su mano a mano che si avvicina la partita. Quando devi farti rispettare in una città che non è la tua. Oppure quando arrivano gli avversari in trasferta, ché alle dieci sei già lì, sul piazzale dello stadio. È la difesa del tuo territorio. La voglia di picchiarsi col nemico. Fargli capire che qui comandi tu. Ma - dice "Bocia", il capo, uno dei sacerdoti del nuovo rito curvaiolo - lo scontro non nasce dalla delinquenza; nasce dalla passione, dal cuore. E deve essere leale, non un'infamata. Se non sei un ultrà questa cosa non la capirai mai. Anzi, ti fa schifo. Noi invece cerchiamo di tramandarla, assieme ai nostri valori, condivisibili o no. Questa è la vita che abbiamo scelto. Così vivremo finché esisteremo".
Per entrare al "Covo", come lo chiamano loro, i monoteisti del tifo, devi salire una scala di ferro arrampicata sulla parete laterale di una concessionaria di automobili. Superi una porta di vetro tappezzata di adesivi nerazzurri e ecco un muro umano, una massa compatta di ragazzi in jeans e giubbotto radunati come militari in uno stanzone arredato con murales e bandiere e sciarpe e grandi foto che raccontano la storia del tifo organizzato atalantino. Di colpo sei inghiottito da un silenzio irreale.
Un silenzio rotto solo dalle parole del capo. Il "Bocia", al secolo Claudio Galimberti, 35 anni, faccia e modi da Braveheart di provincia, giardiniere, leader della Curva Nord dell'Atalanta. Al "Covo", una specie di tempio pagano, il pasdaran da stadio è indottrinato sui temi portanti della sua fede, della sua esistenza al limite. Si parla di "presenza" da fare, di orari di treni e pullman, di collette, di striscioni, di processi penali e mediatici, di droghe "buone" e droghe "non buone", di tifo organizzato, di "odiosa repressione", di "giornalisti infami". Tutti ascoltano muti. Odore denso di fumo. Operai. Universitari figli di papà. Impiegati. Insospettabili professionisti. Disoccupati e gente che sgobba 15 ore al giorno, e se c'è da seguire la squadra a Palermo, il lunedì si torna in fabbrica dopo avere attraversato l'Italia.
C'è anche qualche donna, una porta capelli viola fino alle spalle. Bocia sta seduto al centro. Intorno, il direttivo: una decina di persone, i luogotenenti. Tutte le curve hanno un capo e un direttivo. Eletti senza primarie. E migliaia di soldati semplici. Divisi in sezioni ognuna con un compito da portare avanti: coreografie, scontri, organizzazione dei viaggi, rapporti (solitamente complicati) con Digos e questura. Un sistema gerarchico, chiuso a riccio, impermeabile all'esterno. "Allora, adesso sotto con la trasferta...": Bocia istruisce decine di ragazzi su come affrontare un esodo "caldo". Quando l'Atalanta gioca fuori casa i suoi ultrà vengono quasi sempre accolti in modo non esattamente ospitale; loro sanno che è così, in fondo, spesso, non chiedono di meglio. "Occhi aperti e niente cazzate", sono i consigli per l'uso. "Perché quando ti scontri devi avere la mentalità giusta. Se un avversario cade a terra non devi infierire. Devi rispettarlo. E niente coltelli né bombe. Il problema è che oggi la violenza ha raggiunto livelli altissimi. Non sai mai chi incontri. Cosa ti può capitare. Ci sono gruppi che girano con la pistola in tasca... ".
Già, la pistola. E Gabriele Sandri, e l'autogrill, e il poliziotto, e la rivolta delle banlieue da stadio: parli con gli adepti del tifo e davanti ti scorrono le immagini dell'ultima domenica bestiale. Gli ultrà bergamaschi che assieme ai colleghi milanisti assaltano la polizia fuori dallo stadio (a Bergamo si giocava Atalanta-Milan); che esercitano il loro potere esecutivo imponendo lo stop alla partita. Il come si sa: sfondando con un tombino la vetrata che separa la curva dal terreno di gioco. "C'era tanta confusione. Forse il tombino è stato un errore - ammette Bocia - ma bloccare tutto era un dovere morale: e noi l'abbiamo fatto, anche se con modi discutibili. Il calcio doveva fermarsi per Sandri, come si è fermato per Raciti".
È un mondo aspro e selvaggio quello degli ultrà. Per conoscerlo da dentro, per comprenderne le logiche informi, l'anarchia, le derive incendiarie, bisogna andare a vedere da vicino: non farsi impressionare dalla ruvidità di certe facce, di certe scene. E poi i toni, le abitudini cameratesche e carbonaresche che scandiscono la preparazione della "partita". Quello che a loro pare normale, a te sembra "fuori". È possibile impacchettare dentro la stessa bandiera le sassaiola contro un treno e le collette per le scuole del Ruanda? Le sprangate per strada e la raccolta fondi per la distrofia muscolare? E viaggiare per quindici ore su un treno tipo carro bestiame, presi in consegna da una teoria di poliziotti armati, scortati in mezzo a una città a bordo di pullman coi finestrini sbarrati con reti di ferro e infine, se va bene, tenuti dentro lo stadio per due ore finita la partita e rispediti a casa magari dopo aver preso una pietra in testa o una messe di manganellate? Saranno 500 o 600 qui al "Covo". Due o tre riunioni la settimana. Un mini esercito in servizio permanente sui gradoni di una curva infuocata, temuta, oltranzista, rispettata. Colpita come molte altre da una pioggia di "Daspo", il provvedimento che vieta ai supporter violenti beccati in flagrante di assistere a manifestazioni sportive per un periodo che va da 1 a 3 anni.
Per gli incidenti dell'11 novembre sono arrivati sette arresti. Il presidente dell'Atalanta Ivan Ruggeri ha puntato il dito contro la curva: "Sono delinquenti che non voglio più vedere allo stadio". Il comunicato era firmato anche dai giocatori, che però tre giorni dopo, tra qualche imbarazzo, hanno tirato il freno: "Isoliamo i violenti, ma non criminalizziamo la Curva Nord che ci ha dato e ci dà tanto". "Era il minimo che potevano fare...", dice ora un po' sardonico Bocia. "Adesso comunque staremo fermi per un po', dobbiamo fare quadrato, ma la nostra mentalità non cambia". Il clima che si respira piacerebbe a Chuck Palahniuk, l'autore di Fight club e anche all'hooligan-scrittore inglese Cass Pennant, ma qui al Covo, almeno qui, non ci si prende a pugni né a calci. Semmai capita che pugni e calci si programmano o si commentano. "Oltre alla fede per la squadra, la cosa più importante per noi è il rispetto - spiega il leader della Nord - E rispetto vuol dire anche scontrarsi. Anzi, è la base". È la prima volta che un capo ultrà ci mette la faccia e riconosce che "sì, noi i casini ce li cerchiamo anche quando non ci sono. Romanisti, viola, granata, genoani: con tutte queste tifoserie vogliamo picchiarci. È così, non c'è niente da fare". Lui è uno di quelli che allo stadio non può andare. Il prossimo è il suo dodicesimo campionato da diffidato. "A fasi alterne, ovviamente". La domenica gioca a calcio: Bonate Sopra, prima categoria. E anche qui qualche guaio se lo tira addosso. Come il 9 settembre scorso a Cologno Monzese. Un centinaio di ultrà dell'Inter gli preparano un agguato. Sono lì per vendicare un assalto al loro treno diretto a Bergamo, campionato 2006-2007. Contro il pullman del Bonate partono sassi e bottiglie. A bordo ci sono anche donne e bambini. Ma soprattutto c'è lui, Galimberti. "Il nostro mondo è fatto anche di queste cose. Certe volte dimostri la tua superiorità cantando più forte degli altri. O presentandoti in gran numero in una trasferta. Se facciamo mille chilometri e andiamo a Napoli in 500 magari ci tirano addosso le bombe carta, però come nemici sanno che siamo rispettati".
Segue...
viaggio tra i violenti del calcio
di PAOLO BERIZZI
"LO SCONTRO è la nostra droga. Tutti gli ultrà cercano lo scontro. È una cosa che hai dentro, che ti sale su mano a mano che si avvicina la partita. Quando devi farti rispettare in una città che non è la tua. Oppure quando arrivano gli avversari in trasferta, ché alle dieci sei già lì, sul piazzale dello stadio. È la difesa del tuo territorio. La voglia di picchiarsi col nemico. Fargli capire che qui comandi tu. Ma - dice "Bocia", il capo, uno dei sacerdoti del nuovo rito curvaiolo - lo scontro non nasce dalla delinquenza; nasce dalla passione, dal cuore. E deve essere leale, non un'infamata. Se non sei un ultrà questa cosa non la capirai mai. Anzi, ti fa schifo. Noi invece cerchiamo di tramandarla, assieme ai nostri valori, condivisibili o no. Questa è la vita che abbiamo scelto. Così vivremo finché esisteremo".
Per entrare al "Covo", come lo chiamano loro, i monoteisti del tifo, devi salire una scala di ferro arrampicata sulla parete laterale di una concessionaria di automobili. Superi una porta di vetro tappezzata di adesivi nerazzurri e ecco un muro umano, una massa compatta di ragazzi in jeans e giubbotto radunati come militari in uno stanzone arredato con murales e bandiere e sciarpe e grandi foto che raccontano la storia del tifo organizzato atalantino. Di colpo sei inghiottito da un silenzio irreale.
Un silenzio rotto solo dalle parole del capo. Il "Bocia", al secolo Claudio Galimberti, 35 anni, faccia e modi da Braveheart di provincia, giardiniere, leader della Curva Nord dell'Atalanta. Al "Covo", una specie di tempio pagano, il pasdaran da stadio è indottrinato sui temi portanti della sua fede, della sua esistenza al limite. Si parla di "presenza" da fare, di orari di treni e pullman, di collette, di striscioni, di processi penali e mediatici, di droghe "buone" e droghe "non buone", di tifo organizzato, di "odiosa repressione", di "giornalisti infami". Tutti ascoltano muti. Odore denso di fumo. Operai. Universitari figli di papà. Impiegati. Insospettabili professionisti. Disoccupati e gente che sgobba 15 ore al giorno, e se c'è da seguire la squadra a Palermo, il lunedì si torna in fabbrica dopo avere attraversato l'Italia.
C'è anche qualche donna, una porta capelli viola fino alle spalle. Bocia sta seduto al centro. Intorno, il direttivo: una decina di persone, i luogotenenti. Tutte le curve hanno un capo e un direttivo. Eletti senza primarie. E migliaia di soldati semplici. Divisi in sezioni ognuna con un compito da portare avanti: coreografie, scontri, organizzazione dei viaggi, rapporti (solitamente complicati) con Digos e questura. Un sistema gerarchico, chiuso a riccio, impermeabile all'esterno. "Allora, adesso sotto con la trasferta...": Bocia istruisce decine di ragazzi su come affrontare un esodo "caldo". Quando l'Atalanta gioca fuori casa i suoi ultrà vengono quasi sempre accolti in modo non esattamente ospitale; loro sanno che è così, in fondo, spesso, non chiedono di meglio. "Occhi aperti e niente cazzate", sono i consigli per l'uso. "Perché quando ti scontri devi avere la mentalità giusta. Se un avversario cade a terra non devi infierire. Devi rispettarlo. E niente coltelli né bombe. Il problema è che oggi la violenza ha raggiunto livelli altissimi. Non sai mai chi incontri. Cosa ti può capitare. Ci sono gruppi che girano con la pistola in tasca... ".
Già, la pistola. E Gabriele Sandri, e l'autogrill, e il poliziotto, e la rivolta delle banlieue da stadio: parli con gli adepti del tifo e davanti ti scorrono le immagini dell'ultima domenica bestiale. Gli ultrà bergamaschi che assieme ai colleghi milanisti assaltano la polizia fuori dallo stadio (a Bergamo si giocava Atalanta-Milan); che esercitano il loro potere esecutivo imponendo lo stop alla partita. Il come si sa: sfondando con un tombino la vetrata che separa la curva dal terreno di gioco. "C'era tanta confusione. Forse il tombino è stato un errore - ammette Bocia - ma bloccare tutto era un dovere morale: e noi l'abbiamo fatto, anche se con modi discutibili. Il calcio doveva fermarsi per Sandri, come si è fermato per Raciti".
È un mondo aspro e selvaggio quello degli ultrà. Per conoscerlo da dentro, per comprenderne le logiche informi, l'anarchia, le derive incendiarie, bisogna andare a vedere da vicino: non farsi impressionare dalla ruvidità di certe facce, di certe scene. E poi i toni, le abitudini cameratesche e carbonaresche che scandiscono la preparazione della "partita". Quello che a loro pare normale, a te sembra "fuori". È possibile impacchettare dentro la stessa bandiera le sassaiola contro un treno e le collette per le scuole del Ruanda? Le sprangate per strada e la raccolta fondi per la distrofia muscolare? E viaggiare per quindici ore su un treno tipo carro bestiame, presi in consegna da una teoria di poliziotti armati, scortati in mezzo a una città a bordo di pullman coi finestrini sbarrati con reti di ferro e infine, se va bene, tenuti dentro lo stadio per due ore finita la partita e rispediti a casa magari dopo aver preso una pietra in testa o una messe di manganellate? Saranno 500 o 600 qui al "Covo". Due o tre riunioni la settimana. Un mini esercito in servizio permanente sui gradoni di una curva infuocata, temuta, oltranzista, rispettata. Colpita come molte altre da una pioggia di "Daspo", il provvedimento che vieta ai supporter violenti beccati in flagrante di assistere a manifestazioni sportive per un periodo che va da 1 a 3 anni.
Per gli incidenti dell'11 novembre sono arrivati sette arresti. Il presidente dell'Atalanta Ivan Ruggeri ha puntato il dito contro la curva: "Sono delinquenti che non voglio più vedere allo stadio". Il comunicato era firmato anche dai giocatori, che però tre giorni dopo, tra qualche imbarazzo, hanno tirato il freno: "Isoliamo i violenti, ma non criminalizziamo la Curva Nord che ci ha dato e ci dà tanto". "Era il minimo che potevano fare...", dice ora un po' sardonico Bocia. "Adesso comunque staremo fermi per un po', dobbiamo fare quadrato, ma la nostra mentalità non cambia". Il clima che si respira piacerebbe a Chuck Palahniuk, l'autore di Fight club e anche all'hooligan-scrittore inglese Cass Pennant, ma qui al Covo, almeno qui, non ci si prende a pugni né a calci. Semmai capita che pugni e calci si programmano o si commentano. "Oltre alla fede per la squadra, la cosa più importante per noi è il rispetto - spiega il leader della Nord - E rispetto vuol dire anche scontrarsi. Anzi, è la base". È la prima volta che un capo ultrà ci mette la faccia e riconosce che "sì, noi i casini ce li cerchiamo anche quando non ci sono. Romanisti, viola, granata, genoani: con tutte queste tifoserie vogliamo picchiarci. È così, non c'è niente da fare". Lui è uno di quelli che allo stadio non può andare. Il prossimo è il suo dodicesimo campionato da diffidato. "A fasi alterne, ovviamente". La domenica gioca a calcio: Bonate Sopra, prima categoria. E anche qui qualche guaio se lo tira addosso. Come il 9 settembre scorso a Cologno Monzese. Un centinaio di ultrà dell'Inter gli preparano un agguato. Sono lì per vendicare un assalto al loro treno diretto a Bergamo, campionato 2006-2007. Contro il pullman del Bonate partono sassi e bottiglie. A bordo ci sono anche donne e bambini. Ma soprattutto c'è lui, Galimberti. "Il nostro mondo è fatto anche di queste cose. Certe volte dimostri la tua superiorità cantando più forte degli altri. O presentandoti in gran numero in una trasferta. Se facciamo mille chilometri e andiamo a Napoli in 500 magari ci tirano addosso le bombe carta, però come nemici sanno che siamo rispettati".
Segue...
Ultima modifica di RED GREY ARMY il 19/11/2007, 11:46, modificato 1 volta in totale.
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...segue
La curva atalantina un tempo era "rossa". Negli anni '80 è stata filoleghista. Oggi è rigorosamente "apolitica". Seimila ultrà. Mille lo zoccolo duro, quello che c'è ovunque e comunque. Che vive per la squadra, per il tifo. Come Danilo, 41 anni, operaio. Uno dei colonnelli. "La "mentalità ultras" sta scomparendo - dice - Ci sono curve che hanno fatto la storia di questo movimento che non hanno più codici di comportamento. Si sono sputtanate per gli affari commerciali, si sparano per un pugno di biglietti omaggio, mandano avanti i ragazzini coi coltelli. Questo è vergognoso".
I seguaci della Dea (la dea Atalanta), come amano definirsi, hanno pochi rapporti di amicizia (Ternana, Cosenza, Eintracht Francoforte, Cavese) e moltissime rivalità. Praticamente con tutte le tifoserie. Il momento sociale per eccellenza è la Festa della Dea, l'omaggio al "totem" Atalanta. "Ogni estate facciamo 10 mila persone a sera. Vengono i giocatori, quelli di oggi e quelli di ieri. Si beve birra, si canta in piedi sui tavoli", spiega Daniele Belotti, 39 anni di cui 33 in curva, consigliere comunale e regionale leghista ("ma la politica non c'entra"). Ha scritto un libro, Belotti, "Atalanta folle amore nostro", che ripercorre 35 anni di tifo. "La Nord un tempo era considerata un covo di violenti e emarginati. Oggi coinvolge nelle sue iniziative decine di migliaia di bergamaschi. Gente che prima ci guardava con distacco e un certo timore".
"Bocia" Galimberti ascolta, annuisce, si tormenta la barba. Poi stappa una birra. Dice che in testa ha un pensiero fisso: i napoletani. "Se il Viminale non vieta la trasferta, li aspetto a Bergamo. Noi da loro andremo, sicuro, sempre che lo Stato ce lo permetta". Lui non potrà esserci, ma saprà tutto dal primo all'ultimo minuto. Perché la curva ha tante radio. Che messe assieme formano una specie di grande ugola indisciplinata. Bocia si alza in piedi, porge la Ceres a Daniele e, scandendo il ritmo con le mani aperte a tamburo, lancia un coro che fa rimbombare il Covo: "A-ta-lan-ta olè... ". Subito dopo, a mo' di litania liturgica, parte un fragoroso "Bergamo, Bergamo...". Una città da difendere, cento città dove "farsi rispettare".
(Repubblica 19 novembre 2007)
La curva atalantina un tempo era "rossa". Negli anni '80 è stata filoleghista. Oggi è rigorosamente "apolitica". Seimila ultrà. Mille lo zoccolo duro, quello che c'è ovunque e comunque. Che vive per la squadra, per il tifo. Come Danilo, 41 anni, operaio. Uno dei colonnelli. "La "mentalità ultras" sta scomparendo - dice - Ci sono curve che hanno fatto la storia di questo movimento che non hanno più codici di comportamento. Si sono sputtanate per gli affari commerciali, si sparano per un pugno di biglietti omaggio, mandano avanti i ragazzini coi coltelli. Questo è vergognoso".
I seguaci della Dea (la dea Atalanta), come amano definirsi, hanno pochi rapporti di amicizia (Ternana, Cosenza, Eintracht Francoforte, Cavese) e moltissime rivalità. Praticamente con tutte le tifoserie. Il momento sociale per eccellenza è la Festa della Dea, l'omaggio al "totem" Atalanta. "Ogni estate facciamo 10 mila persone a sera. Vengono i giocatori, quelli di oggi e quelli di ieri. Si beve birra, si canta in piedi sui tavoli", spiega Daniele Belotti, 39 anni di cui 33 in curva, consigliere comunale e regionale leghista ("ma la politica non c'entra"). Ha scritto un libro, Belotti, "Atalanta folle amore nostro", che ripercorre 35 anni di tifo. "La Nord un tempo era considerata un covo di violenti e emarginati. Oggi coinvolge nelle sue iniziative decine di migliaia di bergamaschi. Gente che prima ci guardava con distacco e un certo timore".
"Bocia" Galimberti ascolta, annuisce, si tormenta la barba. Poi stappa una birra. Dice che in testa ha un pensiero fisso: i napoletani. "Se il Viminale non vieta la trasferta, li aspetto a Bergamo. Noi da loro andremo, sicuro, sempre che lo Stato ce lo permetta". Lui non potrà esserci, ma saprà tutto dal primo all'ultimo minuto. Perché la curva ha tante radio. Che messe assieme formano una specie di grande ugola indisciplinata. Bocia si alza in piedi, porge la Ceres a Daniele e, scandendo il ritmo con le mani aperte a tamburo, lancia un coro che fa rimbombare il Covo: "A-ta-lan-ta olè... ". Subito dopo, a mo' di litania liturgica, parte un fragoroso "Bergamo, Bergamo...". Una città da difendere, cento città dove "farsi rispettare".
(Repubblica 19 novembre 2007)
Ultima modifica di RED GREY ARMY il 19/11/2007, 11:46, modificato 1 volta in totale.
ma fi§@!
“Condividere saperi, senza fondare poteri”
Primo Moroni
Primo Moroni
per ciò che ha scritto red grey army,direi che una bella irruzione dell'esercito nel cosidetto"covo",non ci starebbe male,e magari ammazzarli tutti sti c°§li°ni
Ultima modifica di bonvo il 19/11/2007, 19:16, modificato 1 volta in totale.
mmm mi sembra lo stesso discorso che sento quando la gente parla di G8 e no global... "... i noglobal hanno messo a ferro e fuoco Genova"... ma chi?? quali no global?? i black bloc o quelli di emergency oppure le tute bianche??John Felice DiLuglio ha scritto: A mio parere gli ultrà hanno utilizzato la morte del ragazzo solo per fare l'unica cosa che sanno fare, spaccare tutto.
fatemi passare l'ennesimo paragone con i fatti di genova
quali ultrà, come dite voi, si macchiano di questo reato??
io vado allo stadio... canto e incito la mia squadra... faccio trasferte...
uno che non mi conosce potrebbe definirmi ultrà... va bene...
però non mi sono mai scontrato con nessuno e mai lo farò... dato che con la violenza non ho niente a che fare...
per uno che non mi conosce potrebbe considerarmi un violento...
per di più no global...
per molte persone potrei risultare un mix di cattivveria e repressione...
generallizzare,in questi casi, mi sembra eccessivo...
forse ti sei dimenticato che si sono scontrati persone con al collo le sciarpette delle loro rispettive squadre... che le stavano, per l'appunto, andandi a vedere in traferta... probabilmente senza quelle rispettive sciarpette non sarebbero mai arrivati al contatto... il contesto calcistico è questoJohn Felice DiLuglio ha scritto: Il ragazzo è morto fuori dal contesto calcistico. è morto in autostrada alle 9 del mattino. Perchè interrompere le partite?
il contesto sociale invece è che un poliziotto di servizio, ma non in uno stadio, su un tratto di autostrada abbia cercato di sedare un rissa sparando...
credo che bisogna distinguerle le due cose...