Un po' hai ragione...caber ha scritto: sarà... ma non vedo tutta questa movimentazione popolare francamente...
nulla di lontanamente paragonabile anche alle sole bandiere arcobaleno per la guerra in iraq... alcune ancora fuori ad anni di distanza...
ma forse la pace ha un colore...
c'è pace di serie A e di serie B
personalmente l'ho sempre creduto
dai tibetati, un giorno verrete promossi anche voi...
Contro la guerra in Iraq, l'opposizione nei paesi occidentali è stata maggiore di quella verso molti altri "soprusi" (usiamo una parola che semplifica) per 2 motivi, quasi opposti tra loro.
Un po' perchè la nostra sinistra antagonista ha una certa avversione nei confronti degli U.S.A. (sia per questioni di politica internazionale che di politica economica - si vedano i modelli di welfare), quello che nei casi più beceri vien detto "antiamericanismo"; è un primo motivo per cui non scenderà a Roma un milione di persone in piazza per il Tibet. E qui hai ragione.
Poi, c'è un'altra questione, che non potrai non condividere. Manifestare contro una decisione degli U.S.A. ha senso anche perchè è si tratta di un paese le cui scelte e sorti sono legate alle nostre più di quelle di altri, oltre ad avere una cultura politica e costumi che sono in buona parte i nostri; criticare gli U.S.A. in quest'ottica è un po' (direttamente o indirettamente) criticare i nostri valori e i nostri politici, o comunque criticare scelte e valori "di chi ci è vicino", all'interno di un bacino di opinioni pubbliche che comunicano tra loro.
Criticare gli U.S.A. è "criticare i nostri", e cioè esercitare quella forma fondamentale di illuminismo che consiste nella critica al potere, al potere che ci governa. In quest'ottica, è più immediato manifestare contro i "nostri potenti", che contro quelli altrui. Pannella che voleva fare lo sciopero della fame contro Saddam proponeva una cosa che non ha senso. Avrebbe manifestato contro qualcuno che non era tenuto a temerlo nè ad ascoltarlo.
Poi, si può aprire un altro discorso: forse, dati i mutamenti degli ultimi anni, dovremmo iniziare a considerare la Cina "tra i nostri", nel senso critico di cui sopra, ma temo che qui le sinistre di piazza saranno meno attente (non per cattiveria o malafede, ma per limiti culturali -vedo più probabile che critichino le connivenze tra U.S.A./U.E. e Cina, piuttosto che la Cina in quanto tale).
Ha senso?