LOL – ma in realtà quoto in pieno la lista di desideri per il prossimo Tarantino: quel vecchio bastardo sta ingrassando e arricchendosi un sacco, se non mangia troppi king burgers ha a disposizione ancora molti decenni per farci di nuovo godere come dei cinghiali. So benissimo che ne ha ancora tutte le carte, lungi da me sancire che oramai si è prosciugato.
Riguardo 'sto caro
topos della vendetta, devo considerare l'ipotesi che
Django mi sia rimasto più distante anche per motivi personali: sono estremamente contraria alla meccanica della vendetta e me ne convinco sempre di più. Ero più flessibile ai tempi in cui vidi
Kill Bill e
Inglorious Basterds, ma immagino che anche rivedendoli ora mi coinvolgerebbero egualmente, nel loro complesso e poi perché, sì, morale a parte, la vendetta, si sa, è narrativamente "comoda", essendo un'umana non ne resto indifferente – il che mi fa pensare che quello che mi è mancato in
Django non abbia a che fare con la mia posizione. Un'imperiale vendetta narratologicamente ben gestita ha questo potere incredibile di unificare tutti gli spettatori in nome di un
es muss sein trasversale e più importante delle differenze individuali. Empatia assicurata, virtualmente: pur criticando la meccanica della vendetta, non posso che almeno immedesimarmi di fronte alla causa di Beatrix Kiddo, che è animata da una rabbia che, archetipicamente, chiama a sè ogni ragione. Certo, nemmeno a Django mancano ragioni, dannazione, eppure qualcosa
manca comunque. Dopo
Kill Bill e
Inglorious Basterds e le locandine e i trailer con cui
Django Unchained si presentava, ti siedi al cinema sapendo troppo bene che c'è sangue da vendicare – e Tarantino pure sa che lo sai, proprio lui che così tanto ama fare lo slalom dentro e fuori lo spazio metacinematografico. Ti siedi al cinema sapendo questo e, presumibilmente, con un'aspettativa mostruosa: ok, Quentin, so già che mi vuoi tenere appeso allo schermo tramite un grande dolore da vendicare, quindi ora dovrai aggiungere molto di più a questa storia, ora che davanti allo schermo ci sono davvero. Invece io dal personaggio di Django non ho sentito abbastanza. Muta è la D e piuttosto muto, per me, è anche lui. La sua impostazione silenziosa contribuisce davvero a un personaggio "epico", e questo mi garba, mi garba tantissimo che lui debba domare la sua rabbia, che debba contenersi dal tirare fuori l'arma quando gli verrebbe spontaneo, ma infilo la mano dentro le sue budella e non ci trovo abbastanza. Le visioni che lui ha ogni tanto, per esempio, mi sembrano
il minimo indispensabile per dare spessore a un personaggio che si vorrebbe così risuonante. Mi sembra davvero che, alla fine, il riassunto di
Django sia:
Q, le tue osservazioni sono sacrosante, ma "il dopocena" a me non sembra sufficientemente una svolta agli eventi, non aggiunge abbastanza spessore. Non so, sta di fatto che nè prima nè dopo io raggiungo l'
es muss sein (a proposito di Beethoven) che invece faceva strada negli altri film della vendetta. E che non c'è nel resto della filmografia di Tarantino, che gioca molto di più in un godere fine a sè, ma, appunto, cerca altro e trova altro e va fottutamente bene così. Ma qui quella profondità seria serviva e a me, non so, non è affatto arrivata. Problema mio, forse, non so. Magari me lo rivedrò.
Forse dissento da Pelleschi riguardo
Death Proof, che secondo me è cosa a parte. C'è la vendetta, sì, però secondo me
Grindhouse è stato un gioco che voleva essere disimpegnato, anche registicamente, intendo. Tarantino e Rodriguez che si permettono di fare capricciosamente ciò che vogliono perché tanto ora possono, stop, e se vuoi godere anche tu, sei benvenuto sulla giostra rock (e io ho goduto).
Eppure forse mi pare che comunque
Death Proof, ritmicamente, funzioni meglio. Ma la mia memoria è pessima, non lo vedo da quando uscì al cinema, quindi mi astengo.
Oh, preciso che è ovvio che anche il mio livello di benpresismo è stato alto, comunque, di cose pregevoli ce ne sono (la scena del kkk!), sono qui che mi sento l''immancabile OST, etc, ma da Quantin Tarantino pretendo molto più che un ottimo film. Glielo devo. Per forza.
Infatti, spazio a qualche nota frivola.
Uno degli innumerevoli riferimenti extrafilmici che mi ha preso bene: vi ricordate qual era il nome su questa tomba?
Piccola soddisfazione personale: scoprire che Elisa è stata coinvolta nella colonna sonora originale con Morricone, perché è da anni che mi dispiaccio di come venga inevitabilmente percepita parte della presunta merdamainstreampopitaliana, mentre secondo me è un'artista interessantissima. Che abbia collaborato a questo film, nonostante la mia critica un po' severa a riguardo, resta un bel riconoscimento.