Io no. Sono eterno.Vitellozzo ha scritto: Moriremo tutti.
Psicosi sicurezza
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Oh Bucaiola! Tu mi tradisci! Tu dici "VENGO!" e invece tu pisci!
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Ciao, giro questa mail che mi è arrivata
Cari amici, qualche pensiero, fuori luogo e fuori tema, strettamente personale.
In questi giorni Padre Alex Zanotelli ritorna in Brianza (venerdì sera ore 21 al Cinema Villoresi di Monza; sabato pomeriggio, per i ragazzi, alle ore 17 all'oratorio di Cavenago ed alle 21, per tutti, stesso luogo).
Padre Alex è una figura molto importante per ciò che stiamo facendo (il consumo critico, la solidarietà, l'economia solidale) in Brianza. E' all'ombra delle sue conferenze di fine millennio (quando era missionario nei "sotterranei della storia" a Coroghocho, in Africa) che sono nati i dubbi di molti di noi circa i nostri stili di vita, che sono nate una dopo l'altra le nostre associazioni (la Mondolfiera, Arancia Blu, il primo GIT di Banca Etica,.....). Il suo messaggio era semplice: i problemi del mondo risiedono nelle nostre vite opulente, abbiamo la responsabilità di cambiare il mondo a partire dalle nostre abitudini, dal modo in cui usiamo il tempo, il denaro ed il voto. E poi ancora: "state facendo delle cose bellissime ma disperse ed invisibili, bisogna tessere una rete fatta di piccoli fili per imprigionare Gulliver, per imprigionare l'Impero....."
E' per questo che invitiamo tutti ad incontrarlo, per capire come ci vede oggi. Perchè oggi lo specchio potrebbe rimandarci una figura inconsueta di noi stessi. A noi che spesso siamo chiamati a testimoniare pubblicamente i valori, le esperienze ed i progetti che insieme stiamo provando a realizzare nella Retina e nel DES, comincia a crescere una confusione su quale mondo siamo chiamati a rappresentare.
Nei giorni scorsi a Ponticelli i cittadini sono andati ad incendiare un campo rom. Genete normale, come noi, che una mattina si sveglia ed attua un pogrom vero e proprio. Di fronte a questo la politica locale di opposizione (centro-destra) grida alla vergogna ed invita l'amministrazione a dimettersi per non aver tenuto il controllo dellla situazione. Il più grande partito dell'amministrazione locale (centro sinistra, Partito Democratico) risponde con un manifesto sul quale sta scritto "Fuori i ROM da Ponticelli". Il sabato successivo viene indetta da alcuni studenti delle scuole superiori una manifestazione di solidarietà verso i rom. Lo striscione che la apre reca scritto "La dignità non si brucia!". Dietro di esso sfilano una quarantina di studenti (!!!!!!!!!), decisamente preoccupati di essere derisi, insultati e malmenati dai propri concittatini.
Dove stà il bene? E dove il male? E, per dirla con Giorgio Gaber, "che cos'è la destra? cosa la sinistra?". Noi, cinquecento famiglie gasiste ed altri volenterosi volontari di economia solidale, saremmo capaci di ascoltare l'appello di Don Milani e schierarci? E per chi?
A Padre Alex vorremmo proprio chiedere chi siamo oggi noi stessi: se abbiamo coltivato e raccolto fiducia e speranza, o non ci ritroviamo nella paura, il sospetto e fin'anche un indicibile, inconfessabile e sottile razzismo.
Anche molte grandi associazioni storiche tacciono o al più balbettano.....
Facciamo nostre le parole che vi offriamo, di un altro "prete di strada".
Un grande saluto!
Sergio Venezia
Coordinatore Comitato verso DES Brianza
Giuseppe Vergani
Coordinatore della Retina dei GAS della Brianza
*********************************************************************************************************
Io chiedo scusa
di Don Luigi Ciotti
Cara signora, ho visto questa mattina, sulle prime pagine di molti quotidiani, una foto che La ritrae. Accovacciata su un furgoncino aperto, scassato, uno scialle attorno alla testa. Dietro di Lei si intravedono due
bambine, una più grande, con gli occhi sbarrati, spaventati, e l'altra, piccola, che ha invece gli occhi chiusi: immagino le sue due figlie. Accanto a Lei la figura di un uomo, di spalle: suo marito, presumo. Nel suo volto, signora, si legge un'espressione di imbarazzo misto a rassegnazione. Vi stanno portando via da Ponticelli, zona orientale di Napoli, dove il campo in cui abitavate è stato incendiato. Sul retro di quel furgoncino male in arnese - reti da materasso a fare da sponda - una scritta: "ferrovecchi".
Le scrivo, cara signora, per chiederLe scusa. Conosco il suo popolo, le sue storie. Proprio di recente, nei dintorni di Torino, ho incontrato una vostra comunità: quanta sofferenza, ma anche quanta umanità e dignità in quei volti. Nel nostro Paese si parla tanto, da anni ormai, di sicurezza. È un'esigenza sacrosanta, la sicurezza. Il bisogno di sicurezza ce lo abbiamo tutti, è trasversale, appartiene a ogni essere umano, a ogni comunità, a ogni popolo. È il bisogno di sentirci rispettati, protetti, amati. Il bisogno di vivere in pace, di incontrare disponibilità e collaborazione nel nostro prossimo. Per tutelare questo bisogno ogni comunità, anche la vostra, ha deciso di dotarsi di una serie di regole. Ha stabilito dei patti di convivenza, deciso quello che era lecito fare e quello che non era lecito, perché danneggiava questo bene comune nel quale ognuno poteva riconoscersi. Chi trasgrediva la regola veniva punito, a volte con la perdita della libertà. Ma anche quella punizione, la peggiore per un uomo - essendo la libertà il bene più prezioso, e voi da popolo nomade lo sapete bene - doveva servire per reintegrare nella comunità, per riaccogliere. Il segno della civiltà è anche quello di una giustizia che punisce il trasgressore non per vendicarsi ma per accompagnarlo, attraverso la pena ad un cambiamento, a una crescita, a una presa di coscienza. Da molto tempo questa concezione della sicurezza sta franando. Sta franando di fronte alle paure della gente. Paure provocate dall'insicurezza economica - che riguarda un numero sempre maggiore di persone - e dalla presenza nelle nostre città di volti e storie che l'insicurezza economica la vivono già tragicamente
come povertà e sradicamento, e che hanno dovuto lasciare i loro paesi proprio nella speranza di una vita migliore. Cercherò, cara signora, di spiegarmi con un'immagine. È come se ci sentissimo tutti su una nave in balia delle onde, e sapendo che il numero delle scialuppe è limitato, il rischio di affondare ci fa percepire il nostro prossimo come un concorrente, uno che potrebbe salvarsi al nostro posto. La reazione è allora di scacciare dalla nave quelli considerati "di troppo", e pazienza se sono quasi sempre i più vulnerabili. La logica del capro espiatorio - alimentata anche da un uso irresponsabile di parole e immagini, da un'informazione a volte pronta a fomentare odi e paure - funziona così. Ci si accanisce su chi sta sotto di noi, su chi è più indifeso, senza capire che questa è una logica suicida che potrebbe trasformare noi stessi un giorno in vittime. Vivo con grande preoccupazione questo stato di cose. La storia ci ha insegnato che dalla legittima persecuzione del reato si può facilmente passare, se viene meno la giustizia e la razionalità, alla criminalizzazione del popolo, della condizione esistenziale, dell'idea: ebrei, omosessuali, nomadi, dissidenti politici l'hanno provato sulla loro pelle. Lo ripeto, non si tratta di "giustificare" il crimine, ma di avere il coraggio di riconoscere che chi vive ai margini, senza opportunità, è più incline a commettere reati rispetto a chi invece è integrato. E di non dimenticare quelle forme molto diffuse d'illegalità che non suscitano uguale allarme sociale perché "depenalizzate" nelle coscienze di chi le pratica, frutto di un individualismo insofferente ormai a regole e limiti di sorta.
Infine di fare attenzione a tutti gli interessi in gioco: la lotta al crimine, quando scivola nella demagogia e nella semplificazione, in certi territori può trovare sostenitori perfino in esponenti della criminalità
organizzata, che distolgono così l'attenzione delle forze dell'ordine e continuano più indisturbati nei loro affari. Vorrei però anche darLe un segno di speranza. Mi creda, sono tante le persone che ogni giorno, nel
"sociale", nella politica, nella amministrazione delle città, si sporcano le mani. Tanti i gruppi e le associazioni che con fatica e determinazione cercano di dimostrare che un'altra sicurezza è possibile. Che dove si
costruisce accoglienza, dove le persone si sentono riconosciute, per ciò stesso vogliono assumersi doveri e responsabilità, vogliono partecipare da cittadini alla vita comune. La legalità, che è necessaria, deve fondarsi sulla prossimità e sulla giustizia sociale.
Chiedere agli altri di rispettare una legge senza averli messi prima in condizione di diventare cittadini, è prendere in giro gli altri e noi stessi. E il ventilato proposito di istituire un "reato d'immigrazione
clandestina" nasce proprio da questo mix di cinismo e ipocrisia: invece di limitare la clandestinità la aumenterà, aumentando di conseguenza sofferenza, tendenza a delinquere, paure. Un'ultima cosa vorrei dirLe, cara signora. Mi auguro che questa foto che La ritrae insieme ai Suoi cari possa scuotere almeno un po' le nostre coscienze. Servire a guardarci dentro e chiederci se davvero questa è la direzione in cui vogliamo andare. Stimolare quei sentimenti di attenzione, sollecitudine, immedesimazione, che molti italiani, mi creda - anche per essere stati figli e nipoti di migranti - continuano a nutrire. La abbraccio, dovunque Lei sia in questo momento, con Suo marito e le Sue bambine. E mi permetto di dirLe che lo faccio anche a nome dei tanti che credono e s'impegnano per un mondo più giusto e più umano.
Luigi Ciotti
Cari amici, qualche pensiero, fuori luogo e fuori tema, strettamente personale.
In questi giorni Padre Alex Zanotelli ritorna in Brianza (venerdì sera ore 21 al Cinema Villoresi di Monza; sabato pomeriggio, per i ragazzi, alle ore 17 all'oratorio di Cavenago ed alle 21, per tutti, stesso luogo).
Padre Alex è una figura molto importante per ciò che stiamo facendo (il consumo critico, la solidarietà, l'economia solidale) in Brianza. E' all'ombra delle sue conferenze di fine millennio (quando era missionario nei "sotterranei della storia" a Coroghocho, in Africa) che sono nati i dubbi di molti di noi circa i nostri stili di vita, che sono nate una dopo l'altra le nostre associazioni (la Mondolfiera, Arancia Blu, il primo GIT di Banca Etica,.....). Il suo messaggio era semplice: i problemi del mondo risiedono nelle nostre vite opulente, abbiamo la responsabilità di cambiare il mondo a partire dalle nostre abitudini, dal modo in cui usiamo il tempo, il denaro ed il voto. E poi ancora: "state facendo delle cose bellissime ma disperse ed invisibili, bisogna tessere una rete fatta di piccoli fili per imprigionare Gulliver, per imprigionare l'Impero....."
E' per questo che invitiamo tutti ad incontrarlo, per capire come ci vede oggi. Perchè oggi lo specchio potrebbe rimandarci una figura inconsueta di noi stessi. A noi che spesso siamo chiamati a testimoniare pubblicamente i valori, le esperienze ed i progetti che insieme stiamo provando a realizzare nella Retina e nel DES, comincia a crescere una confusione su quale mondo siamo chiamati a rappresentare.
Nei giorni scorsi a Ponticelli i cittadini sono andati ad incendiare un campo rom. Genete normale, come noi, che una mattina si sveglia ed attua un pogrom vero e proprio. Di fronte a questo la politica locale di opposizione (centro-destra) grida alla vergogna ed invita l'amministrazione a dimettersi per non aver tenuto il controllo dellla situazione. Il più grande partito dell'amministrazione locale (centro sinistra, Partito Democratico) risponde con un manifesto sul quale sta scritto "Fuori i ROM da Ponticelli". Il sabato successivo viene indetta da alcuni studenti delle scuole superiori una manifestazione di solidarietà verso i rom. Lo striscione che la apre reca scritto "La dignità non si brucia!". Dietro di esso sfilano una quarantina di studenti (!!!!!!!!!), decisamente preoccupati di essere derisi, insultati e malmenati dai propri concittatini.
Dove stà il bene? E dove il male? E, per dirla con Giorgio Gaber, "che cos'è la destra? cosa la sinistra?". Noi, cinquecento famiglie gasiste ed altri volenterosi volontari di economia solidale, saremmo capaci di ascoltare l'appello di Don Milani e schierarci? E per chi?
A Padre Alex vorremmo proprio chiedere chi siamo oggi noi stessi: se abbiamo coltivato e raccolto fiducia e speranza, o non ci ritroviamo nella paura, il sospetto e fin'anche un indicibile, inconfessabile e sottile razzismo.
Anche molte grandi associazioni storiche tacciono o al più balbettano.....
Facciamo nostre le parole che vi offriamo, di un altro "prete di strada".
Un grande saluto!
Sergio Venezia
Coordinatore Comitato verso DES Brianza
Giuseppe Vergani
Coordinatore della Retina dei GAS della Brianza
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Io chiedo scusa
di Don Luigi Ciotti
Cara signora, ho visto questa mattina, sulle prime pagine di molti quotidiani, una foto che La ritrae. Accovacciata su un furgoncino aperto, scassato, uno scialle attorno alla testa. Dietro di Lei si intravedono due
bambine, una più grande, con gli occhi sbarrati, spaventati, e l'altra, piccola, che ha invece gli occhi chiusi: immagino le sue due figlie. Accanto a Lei la figura di un uomo, di spalle: suo marito, presumo. Nel suo volto, signora, si legge un'espressione di imbarazzo misto a rassegnazione. Vi stanno portando via da Ponticelli, zona orientale di Napoli, dove il campo in cui abitavate è stato incendiato. Sul retro di quel furgoncino male in arnese - reti da materasso a fare da sponda - una scritta: "ferrovecchi".
Le scrivo, cara signora, per chiederLe scusa. Conosco il suo popolo, le sue storie. Proprio di recente, nei dintorni di Torino, ho incontrato una vostra comunità: quanta sofferenza, ma anche quanta umanità e dignità in quei volti. Nel nostro Paese si parla tanto, da anni ormai, di sicurezza. È un'esigenza sacrosanta, la sicurezza. Il bisogno di sicurezza ce lo abbiamo tutti, è trasversale, appartiene a ogni essere umano, a ogni comunità, a ogni popolo. È il bisogno di sentirci rispettati, protetti, amati. Il bisogno di vivere in pace, di incontrare disponibilità e collaborazione nel nostro prossimo. Per tutelare questo bisogno ogni comunità, anche la vostra, ha deciso di dotarsi di una serie di regole. Ha stabilito dei patti di convivenza, deciso quello che era lecito fare e quello che non era lecito, perché danneggiava questo bene comune nel quale ognuno poteva riconoscersi. Chi trasgrediva la regola veniva punito, a volte con la perdita della libertà. Ma anche quella punizione, la peggiore per un uomo - essendo la libertà il bene più prezioso, e voi da popolo nomade lo sapete bene - doveva servire per reintegrare nella comunità, per riaccogliere. Il segno della civiltà è anche quello di una giustizia che punisce il trasgressore non per vendicarsi ma per accompagnarlo, attraverso la pena ad un cambiamento, a una crescita, a una presa di coscienza. Da molto tempo questa concezione della sicurezza sta franando. Sta franando di fronte alle paure della gente. Paure provocate dall'insicurezza economica - che riguarda un numero sempre maggiore di persone - e dalla presenza nelle nostre città di volti e storie che l'insicurezza economica la vivono già tragicamente
come povertà e sradicamento, e che hanno dovuto lasciare i loro paesi proprio nella speranza di una vita migliore. Cercherò, cara signora, di spiegarmi con un'immagine. È come se ci sentissimo tutti su una nave in balia delle onde, e sapendo che il numero delle scialuppe è limitato, il rischio di affondare ci fa percepire il nostro prossimo come un concorrente, uno che potrebbe salvarsi al nostro posto. La reazione è allora di scacciare dalla nave quelli considerati "di troppo", e pazienza se sono quasi sempre i più vulnerabili. La logica del capro espiatorio - alimentata anche da un uso irresponsabile di parole e immagini, da un'informazione a volte pronta a fomentare odi e paure - funziona così. Ci si accanisce su chi sta sotto di noi, su chi è più indifeso, senza capire che questa è una logica suicida che potrebbe trasformare noi stessi un giorno in vittime. Vivo con grande preoccupazione questo stato di cose. La storia ci ha insegnato che dalla legittima persecuzione del reato si può facilmente passare, se viene meno la giustizia e la razionalità, alla criminalizzazione del popolo, della condizione esistenziale, dell'idea: ebrei, omosessuali, nomadi, dissidenti politici l'hanno provato sulla loro pelle. Lo ripeto, non si tratta di "giustificare" il crimine, ma di avere il coraggio di riconoscere che chi vive ai margini, senza opportunità, è più incline a commettere reati rispetto a chi invece è integrato. E di non dimenticare quelle forme molto diffuse d'illegalità che non suscitano uguale allarme sociale perché "depenalizzate" nelle coscienze di chi le pratica, frutto di un individualismo insofferente ormai a regole e limiti di sorta.
Infine di fare attenzione a tutti gli interessi in gioco: la lotta al crimine, quando scivola nella demagogia e nella semplificazione, in certi territori può trovare sostenitori perfino in esponenti della criminalità
organizzata, che distolgono così l'attenzione delle forze dell'ordine e continuano più indisturbati nei loro affari. Vorrei però anche darLe un segno di speranza. Mi creda, sono tante le persone che ogni giorno, nel
"sociale", nella politica, nella amministrazione delle città, si sporcano le mani. Tanti i gruppi e le associazioni che con fatica e determinazione cercano di dimostrare che un'altra sicurezza è possibile. Che dove si
costruisce accoglienza, dove le persone si sentono riconosciute, per ciò stesso vogliono assumersi doveri e responsabilità, vogliono partecipare da cittadini alla vita comune. La legalità, che è necessaria, deve fondarsi sulla prossimità e sulla giustizia sociale.
Chiedere agli altri di rispettare una legge senza averli messi prima in condizione di diventare cittadini, è prendere in giro gli altri e noi stessi. E il ventilato proposito di istituire un "reato d'immigrazione
clandestina" nasce proprio da questo mix di cinismo e ipocrisia: invece di limitare la clandestinità la aumenterà, aumentando di conseguenza sofferenza, tendenza a delinquere, paure. Un'ultima cosa vorrei dirLe, cara signora. Mi auguro che questa foto che La ritrae insieme ai Suoi cari possa scuotere almeno un po' le nostre coscienze. Servire a guardarci dentro e chiederci se davvero questa è la direzione in cui vogliamo andare. Stimolare quei sentimenti di attenzione, sollecitudine, immedesimazione, che molti italiani, mi creda - anche per essere stati figli e nipoti di migranti - continuano a nutrire. La abbraccio, dovunque Lei sia in questo momento, con Suo marito e le Sue bambine. E mi permetto di dirLe che lo faccio anche a nome dei tanti che credono e s'impegnano per un mondo più giusto e più umano.
Luigi Ciotti
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- Iscritto il: 10/08/2006, 11:22
- Località: cremona
ricordate che il 25 dicembre festeggiate il compleanno di un extracee.
T.V.Andy B. - Godi baby,godi. non c'è più ma lo amo lo stesso
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- Iscritto il: 06/02/2008, 15:30
andy b ha scritto: ricordate che il 25 dicembre festeggiate il compleanno di un extracee.





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- Iscritto il: 16/04/2006, 18:11
- Località: Cremona
- Ha ringraziato: 2 volte
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più LI arresti, ma fi§@!janfree ha scritto: più gli arresti e più ti rubano.
ebreo per di piùandy b ha scritto: ricordate che il 25 dicembre festeggiate il compleanno di un extracee.
“Condividere saperi, senza fondare poteri”
Primo Moroni
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- Iscritto il: 10/08/2006, 11:22
- Località: cremona
magari anche comunista...
T.V.Andy B. - Godi baby,godi. non c'è più ma lo amo lo stesso
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- Iscritto il: 10/04/2008, 18:15
quindi si deduce che sia tutta colpa di janfreeeee


C'E' PUZZA D'AGLIO!
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- Iscritto il: 06/02/2008, 15:30
...si...ancora una volta lui...Vanta ha scritto: quindi si deduce che sia tutta colpa di janfreeeee
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- Località: cremona
la soluzione è sempre stata li,sotto i nostri nasi.
avete mai provato a prendere le misure del cranio di janfree?
rimarrete piacevolmente sorpresi...
avete mai provato a prendere le misure del cranio di janfree?
rimarrete piacevolmente sorpresi...
T.V.Andy B. - Godi baby,godi. non c'è più ma lo amo lo stesso
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sarei ingiusto se facessi notare solo al durden che vende per sue battute altrui senza citarle.andy b ha scritto: ricordate che il 25 dicembre festeggiate il compleanno di un extracee.
"ma ti voglio ricordare, quando sei a natale, che tu festeggi la nascita dell'extracomunitario gesù"
Paolino Paperino Band - extracomunitario
caduta di stile andy... rubare citazioni...

...continuate pure a ridere di me, comunisti...

Ultima modifica di janfree il 22/09/2010, 15:21, modificato 1 volta in totale.
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- Località: cremona
c@xxo mi hai beccato...maledetto frocio-comunista-ebreo!(volendo anche negro)
T.V.Andy B. - Godi baby,godi. non c'è più ma lo amo lo stesso